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il 20 Dic 2017

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I rimpianti di Sam Trickett per il One Drop sfiorato: “Avrei dovuto fare un deal ma ero convinto di vincere”

I rimpianti di Sam Trickett per il One Drop sfiorato: “Avrei dovuto fare un deal ma ero convinto di vincere”

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Dopo cinque anni Sam Trickett ripensa ancora a quel secondo posto ottenuto nel Big One for One Drop

Era il 2012 quando si arrese solo ad Antonio Esfandiari nell’indimenticabile evento da 1.000.000$ di buy-in delle WSOP di Las Vegas.

In 48 si presentarono a quei tavoli e in 9 si piazzarono ITM. La prima moneta valeva oltre 18 milioni di dollari mentre al runner-up spettavano 10.112.001 dollari.

Trickett, come detto, si piazzò secondo e inevitabilmente gli è rimasto un pizzico di rammarico… Lo ha rivelato in una recente intervista concessa al canale YouTube di Paul Phua.

Trickett dal Montenegro tocca diversi temi interessanti nel video che vi proponiamo in fondo all’articolo.

All’inizio dell’intervista si parla del Dusk till Dawn di Nottingham, in cui una intera sala è intitolata a lui:

È ancora il mio posto preferito per giocare.  Per dieci anni ho conosciuto tutti quelli che sono passati di lì, sono tutti miei amici. Giochiamo ogni venerdì una partita da 50-100 sterline. Io sono l’unico pro ammesso. Qualche volte giochiamo a 200-400£ e altre a 5-10£. Non contano i limiti, è bello giocare una partita locale tra amici“.

Passiamo ai ricordi sul Big One: “Al tavolo finale ero secondo in chips e Antonio era primo. Se non fossi arrivato all’heads up mi sarebbe seccato parecchio. Il tavolo era molto facile e avevo posizione su Antonio. Sinceramente pensavo di vincere. Avevo un buon seat draw e uno stack decente“.

Nelle fasi finali c’erano tantissimi soldi in ballo e differenze paurose nel payout.

Il terzo prendeva 4 milioni di dollari, il secondo 10 e il primo 18 milioni. Trickett prosegue:

Quando ho raggiunto l’heads up ero contento. Volevo il braccialetto. Non abbiamo fatto nessun deal anche perché non ne abbiamo avuto l’occasione. Eravamo di fronte alle telecamere di ESPN. Mi dispiace di non aver fatto nessun accordo, è stato un errore molto costoso per me.

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Antonio ha giocato bene, ha avuto le mani migliori e quindi non potevo far nulla per fermarlo. Ha meritato la vittoria.

Anche io ho runnato bene e sono stato fortunato ad arrivare secondo. Avrebbe potuto benissimo andare molto peggio“.

Spostiamoci in Asia, dove Trickett è un regular:

Tempo fa sono stato spesso protagonista di sessioni da 20 o 30 ore a Macao. Volevo testare il mio gioco. Ora la durata delle mie sessioni dipende da vari fattori. Non  ho problemi comunque a fare ancora lunghe sessioni. Non mi piace alzarmi quando vinco e amo il poker. Se la gente vuole giocare, anche io gioco. Poi mi prendo magari due o tre settimane di pausa totale dal poker“.

Si parla in seguito di Paul Phua:

Gioco con lui da quando ha imparato. Mi ricordo che una volta non l’ho visto per 4/5 mesi e mi sono reso conto di quanto fosse migliorato. Ci sono professionisti che non migliorano per 10 o 15 anni. Paul non è quel tipo di giocatore. Ama il poker e ama migliorarsi sempre. Forse ha più passione degli altri, non è per forza il più intelligente“.

Chiudiamo con i consigli pokeristici di Sam Trickett: “Da giovane avrei dovuto mantenere di più la calma, senza stare troppo a piangere o a pensare alla mia sfortuna.

Ricordatevi che è inutile ripensare a mani imparabili, cooler e brutte mani perse. Non ci puoi fare niente. Fai del tuo meglio e basta. Questa è la vita che ci siamo scelti, le bad beat capitano“.

 

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