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Sammartino a sorpresa: “Giocherò molto meno, ma punto il Big One for One Drop!”
3.301.147$ vinti in tornei live. Il 2017 di Dario Sammartino non è stato esattamente un anno da dimenticare: migliore italiano per distacco, 14° nel Player of the Year (world) e, non meno importante, stima e considerazione sempre più forte da parte dell’elite del poker mondiale.
Eppure, il 30enne partenopeo, reduce dalla sua migliore annata in carriera, sembra intenzionato a tirare un po’ il freno:
“Non ho dubbi: nel 2018 giocherò molto meno rispetto allo scorso anno. Cercherò di concentrarmi esclusivamente sugli High Roller da 50k e 100k. In questo periodo mi sto concentrando in altri ambiti, investendo in cryptovalute, betting e nel settore immobiliare. Campi in cui sono ancora un ‘niubbo’ e ho tanta voglia di crescere e migliorare. Pokeristicamente non dico di essere sazio, ma forse per la prima volta in vita mia non sento più così forti quegli stimoli che mi hanno portato a essere il giocatore che sono oggi. Con ogni probabilità il primo evento a cui prenderò parte quest’anno sarà il Super High Roller da 100.000€ a Montecarlo, a fine aprile.”
E quel giocatore, dati alla mano, è il più forte d’Italia…
“Il poker è fatto di momenti: nel 2017, in un solo anno, ho vinto tanto quanto avevo vinto in carriera, ma i numeri sono fuorvianti. Giocando un ABI così elevato ho chiaramente maggiori possibilità di fare profitti importanti. Ci sono giocatori come Raffo e Gianluca [Sorrentino e Speranza, ndr.] che hanno centrato vincite superlative giocando i 5.000 e 10.000€. Qualche anno fa, quando vinsi il Player Of The Year Italia ero al settimo cielo, ora è diverso. Non mi sento affatto il giocatore più forte d’Italia e al contempo non mi sento meno forte di nessuno.”
Come ci aveva confessato in occasione del Party Poker Millions [Phase a Sanremo, ndr.] Dario non sente più il bisogno di quel trofeo, di quell’acuto, di quel suggello che prima tanto lo assillava. L’obiettivo, prima, era vincere il più possibile. Ora è stare bene con sé stesso:
“Ho fatto una vita da sogno per 6-7 anni, vagabondando senza sosta in giro per il mondo. Credo sia fisiologico sentire il bisogno di fermarsi un po’. Per arrivare dove sono arrivato ho sacrificato la mia vita privata, la famiglia e tanto altro ancora. Tutti possono farcela: un po’ di talento è necessario, ma ciò che fa la differenza è l’abnegazione e la voglia di dare il 100% ogni qualvolta ci si siede al tavolo. Avere Musta accanto è stato fondamentale: in due ci si dà forza a vicenda. Lui e altri ragazzi con cui ho passato questi anni sono diventati la mia famiglia: ho vissuto tante delusioni, ma alcune persone conosciute nel mondo del poker sono diventate importantissime e sono certo mi vogliano bene davvero. Il consiglio che posso dare a chi vuole crescere è fidarsi di poche persone per potersi confrontarsi con loro sia dentro che fuori dal tavolo.”
Nonostante la quieta eco di queste parole, il Sammartino che conosciamo non è affatto scomparso:
“Anche se giocherò solo 12-15 tornei in tutto l’anno – conclude – sono certo che uno lo shipperò: quella ciliegina deve arrivare! Non credo venderò alcuna quota per gli eventi a cui prenderò parte: solitamente swappo un 30-35% con player che ritengo validi quanto me. Il resto, così come accaduto nel 111.1111$ delle WSOP, è tutta roba mia. Di sogno nel mondo del poker ne resta probabilmente uno solo: giocare il Big One for One Drop da 1.000.000$. In quel caso è chiaro che dovrei vendere almeno il 70-80% dell’action. Valuterò con calma, anche perché essendo l’evento conclusivo delle World Series molto dipenderà non tanto dall’andamento dei campionati quanto dalla condizione mentale in cui ci arriverò.”