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il 2 Feb 2018

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Timex a 10 anni dal trionfo all’EPT: “Non ho mai ritrovato quella fame, ma sono orgoglioso del mio percorso”

Timex a 10 anni dal trionfo all’EPT: “Non ho mai ritrovato quella fame, ma sono orgoglioso del mio percorso”

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Ci sono momenti nella storia del poker live che restano impressi nella memoria degli appassionati.

Uno di questi è sicuramente la vittoria del giovanissimo Mike McDonald all’EPT di Dortmund del 2008. Il 18enne Mike in quell’anno shippò 933.600 euro in un tavolo al quale era seduto anche Claudio Rinaldi.

In questi giorni ricorre il decennale di quel torneo e McDonald su Facebook ha voluto scrivere un lungo post per ricostruire tutta la sua carriera, facendo un bilancio personale molto interessante.

McDonald rivela qualche aneddoto curioso, regalando diversi spunti di riflessione ai suoi colleghi. Ecco come inizia il suo scritto:

Volevo postare questo domani, ma la gente ha cominciato a mandarmi messaggi e allora lo posterò con un giorno di anticipo. Lasciatemi premettere che questo non è un post di addio al poker o niente del genere. Il poker è troppo divertente per ritirarsiDieci anni fa ho vinsi l’EPT di Dortmund e voglio riflettere su varie fasi della mia vita”.

Ed ecco quali sono le diverse fasi individuate dal canadese Timex, oggi 28enne:

“Pre-Dortmund

Sono sempre stato e sarò sempre un nerd competitivo. Ero uno dei migliori mathleti in Canada, giocavo a scacchi a livelli decenti e vinsi una competizione provinciale di fisica anche se non ero iscritto a fisica.

Il poker è stata la prima cosa alla quale mi sono dedicato al 100% e la mia scalata nel poker online è stata una delle esperienze più eccitanti della mia vita. Quando la gente mi chiedeva quante ore spendevo nel poker, non sapevo come rispondere. Non facevo sport, non bevevo, non cucinavo, non avevo hobbies, non avevo una ragazza e non parlavo con gente non pokerista. Eppure non ritenevo il poker un lavoro. Prima di Dortmund avevo avuto successo nei tornei online e nel cash.

Dortmund

Questo è stato un momento cruciale della mia carriera pokeristica. Sono diventato non solo il più giovane vincitore di un EPT ma anche il più giovane vincitore di un grande evento live. Il record dura ancora oggi. Non mi ha cambiato la vita ma ha consolidato la mia posizione. Non c’erano circuiti High Roller a quei tempi e quasi non c’erano Side all’EPT. Solo anni dopo avrei giocato in America e avevo già giocato ai massimi livelli online. Insomma, più di così non potevo fare.

Sono una persona introversa, non avrei mai pensato di diventare famoso come è successo nel poker. Ho speso la mia intera carriera schivando il contatto visivo nelle pause, per non parlare troppo con fans, conoscenti o amici. Sono grato per le belle parole che la gente ha speso per me. La fama non è mai stata una motivazione per me, ma mi ha fatto piacere sentirmi dire che ho ispirato tanti giovani pro.

I due anni successivi

Ho perso la fame e un decennio dopo posso dire che non l’ho mai recuperata. Prima spendevo molte più ore giocando e studiando. Ho deciso che potevo fare a meno del cash concentrandomi sui tornei e ciò ha danneggiato sostanzialmente i miei profitti nel lungo termine.

Fama e risultati ottenuti non mi hanno portato la felicità. Ho sempre cercato di raggiungere traguardi per poi pormi obiettivi più difficili. In quel momento invece non avevo nuovi obiettivi. Mangiavo malissimo, ho perso molti amici e non avevo mai baciato una ragazzaHo continuato comunque a viaggiare e giocare a poker.

2010-2011: il ritiro

Nel 2010 ho scritto un lungo post sul blog dove spiegavo che ero indeciso sul come procedere nella mia carriera. I media del poker dicevano che mi stavo ritirando e questo ancora mi scoccia. Ripeto che questo non è un post di addio.

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Sono tornato a scuola per un anno, ho giocato pochissimo. Sono tornato in forma e ho incontrato tanta bella gente. Durante questo periodo ho riflettuto molto su di me e sulle mie esperienze. Ho riflettuto sugli aspetti che mi piacevano e non mi piacevano del gioco e sugli effetti che ha avuto sulla mia vita.

Sono giunto a una conclusione. La libertà che il gioco ti porta non ha eguali, ma un così alto livello di autonomia può essere un’opportunità intimidatoria. Poche persone hanno la possibilità di fare quello che vogliono ed è difficile stabilire delle priorità. A scuola mi piaceva leggere, avere abitudini sane, stare in contatto con la gente. Giocare con Ivey, Negreanu e Seidel sembra molto più significativo che cercare di ottenere bei voti al college.

2011-2016: il ritorno

Sono tornato con una nuova mentalità. Il poker sarebbe stato solo una componente della mia vita e non la mia vita. Ero un po’ arrugginito ma ho runnato bene nella seconda metà del 2011. Il 2012 è stato un anno perdente. Ciò mi ha fatto diventare più umile e mi ha motivato a migliorare molto. Tra il 2012 e il 2013 sono cresciuto parecchio. A fine 2013 ho giocato cinque tornei ottenendo premi a sette cifre in tre di essi e premi a sei cifre negli altri due. Avrei voluto avere una sfera di cristallo per capire quali erano le reali skills degli altri giocatori. Volevo capire se ero davvero il più forte oppure ho semplicemente runnato meglio di Colman e Holz.

Ho sviluppato a quel punto un’ansia, una paura. Mi chiedevo se il poker fosse l’unica cosa in cui ero capace. Può suonare stupido ma penso che molti pro navigati vivano questo tormento interno. Il nostro mondo è così diverso dal mondo reale. Alcune nostre skills sono notevoli ma altre sono dannose nel mondo del lavoro. Ultimamente mi rendo conto che molti giocatori si sentono intrappolati dal poker, anche se è divertente e sono bravi. Sperco che con questo post si rendano conto della versatilità delle loro skills.

Dal 2016 a oggi

Sono rimasto coinvolto nel business di PokerShares; è un prodotto eccitante che aiuta i poker fans ad avvicinarsi all’azione e dà la possibilità ai giocatori di giocare agli stakes appropriati per loro. Sono sempre stato molto matematico, amo le statistiche e ho sempre pensato al ROI e cose del genere. Questa è un’opportunità interessante per stare dall’altra parte dell’industria. Due anni fa ho dovuto decidere quanto investire nel mio gioco e quanto nel business.

Il 2016 è stato l’anno in cui ho giocato di meno. Nel 2017 ho giocato meno di una ventina di volte. Ogni volta che ho giocato nel 2017 mi sono emozionato. Mi sentivo come nel 2011. Dopo un anno di pausa ho ritrovato le emozioni, mi sono ricordato del perché amo il poker.

Il business è molto differente ma ci sono elementi in comune, come le scelte obiettive, il ragionamento, le decisioni veloci, il risk managing, la psicologia. Qualche anno fa pensavo che non sarei stato capace di far nulla tranne giocare a poker. Ora sento che in ogni sfida ci sono dei problemi da risolvere e come nel poker devi essere più bravo del tuo avversario.

Negli ultimi anni ho investito anche in altre cose oltre a PokerShares. Mi sono interessato alle crypto, ho costruito un gruppo di finanziatori di High Roller e fatto altre cose.

Dieci anni dopo

Devo fare ancora molta strada ma sono orgoglioso di come sono cresciuto nell’ultimo decennio. Ho incontrato gente fantastica, ottenuto molto e imparato molto su me stesso durante il percorso. Spero che altri giocatori leggano i miei pensieri e riescano a fare quello che desiderano. Io giocherò ancora gli eventi più importanti quando avrò tempo e farò il meglio per competere contro i pro più giovani e intelligenti.

Grazie a tutti quelli che mi hanno supportato, aiutato, messo alla prova e incoraggiato a esprimere il mio potenziale in questo gioco“.

 

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