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Dall’autolavaggio al braccialetto WSOP, la storia di Craig Varnell: “Ero nei guai, il poker mi ha salvato la vita!”
Dal semplice lavoro in un autolavaggio al braccialetto delle World Series of Poker.
Potremmo definire la storia di Craig Varnell come l’ennesimo lieto fine pokeristico, o il coronamento del sogno americano per i più visionari.
Sono stati quattro anni pazzi quelli del player statunitense, che l’altro ieri ha vinto l’evento #19 Pot-Limit Omaha WSOP per una prima moneta da $181.790 che ha portato il totale delle sue vincite live a $1.481.652.
Un percorso travagliato e intermittente nel mondo del poker, ricco di conquiste ma anche di difficoltà familiari, che ha trovato il suo apice nell’incredibile successo World Series in un field di 2.419 players, un trionfo che vale il primo braccialetto in carriera: ‘il risultato più prestigioso per un player’ secondo lo stesso Craig.
E forse qualcuno ne aveva già previsto l’epilogo dopo aver adocchiato quello stack imponente da 1.950.000 gettoni, dopo aver letto il nome di Varnell già 2° nel chipcount. Perchè tifiamo un po’ tutti per chi mostra il petto dinanzi alle difficoltà, per chi rinasce dalla cenere come l’araba fenice.
Prima del tavolo finale, Craig aveva vissuto una terribile run nel Colossus, dopo aver effettuato 8 entries tutte a vuoto.
Nell’evento PLO però le cose erano andate nettamente meglio e l’unico ostacolo a dividere Varnell dal braccialetto era il blocco canadese, composto da Jonathan Duhamel e Maxime Heroux.
“Stavano tutti foldando più del dovuto”, ha dichiarato a caldo lo statunitense. “I miei avversari non hanno giocato male, ma qualcosa mi ha fatto pensare che stessero passando mani che avrebbero dovuto giocare; ho approfittato della situazione appena me ne sono accorto.”
Così il buon Craig ha iniziato a macinare pot su pot, giocando circa il 90% delle combo preflop, accumulando nel giro di poche orbite più di un milione di chips.
Varnell infatti è stato autore delle prime quattro eliminazioni del Day3 e tra le vittime è caduto anche il temibile Duhamel.
Il tutto poi è andato avanti ‘in discesa’ con l’eliminazione del pericolo Heroux, out dopo lo scontro con il set di dame del futuro campione.
“Sto vivendo un momento pazzesco. Quando giochi a poker per lavoro sai che passeranno giorni, mesi, anni prima di un successo simile, e vincere un torneo è estremamente difficile. Pazzesco, quattro anni fa lavoravo in un autolavaggio e oggi vinco un braccialetto! Ero nei guai prima di tutto questo, il poker mi ha salvato la vita e mi ha fatto incontrare la donna dei miei sogni. Ho fatto tanti errori in passato, ma tutti abbiamo la possibilità di cambiare le cose con le nostre scelte.”
Nonostante i numerosi successi ottenuti, Craig si identifica ancora come un giocatore ‘poco istruito’ ma empatico, capace di comprendere le dinamiche in game grazie al feeling con le carte…
“Non mi hanno seguito molte persone durante il mio percorso, non sono poi così istruito. Sono legato in qualche modo a questo gioco, e credo che questo sia un vantaggio su tutti quei giocatori più preparati di me, fissati con la matematica e la GTO.”
Photo Credits: PokerNews