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Serve una pausa nel Main Event delle WSOP? Blumstein avverte: “Potrei non giocarlo più”
La 49esima edizione delle World Series of Poker è praticamente terminata: dobbiamo soltanto scoprire chi sarà il campione del Big One for One Drop.
C’è spazio allora per qualche strascico polemico lasciato dal Main Event. I numeri di questo Main sono stati clamorosi: 7.874 entries e oltre 74 milioni di montepremi. Eppure qualcosa non è piaciuto ad alcuni illustri giocatori…
Ci riferiamo agli zero giorni di pausa che ci sono stati tra la composizione del tavolo finale e lo svolgimento dello stesso.
I più attenti di voi si ricorderanno che lo scorso anno i nove finalisti hanno avuto qualche giornata di break per prepararsi al grande appuntamento.
Fino al 2016 i giorni erano addirittura mesi, visto che bisognava aspettare ottobre/novembre per assistere allo spettacolo dei cosiddetti November Nine.
Insomma, nel giro di un paio di anni il break a 9 left nel Main Event si è ridotto da una durata di oltre tre mesi a una durata di qualche ora! Piaccia o no, è stato un cambiamento radicale.
Guarda caso, proprio in questa edizione abbiamo assistito al più lungo tavolo finale degli ultimi anni e a uno dei più lunghi heads-up della storia del poker (oltre 10 ore di testa-a-testa!).
I dieci Day del Main sono stati dunque estenuanti per chi è arrivato in fondo. Lo ha confermato il runner-up Tony Miles, che ha spiegato di aver giocato le ultime ore di heads-up in uno stato di forma davvero pessimo.
Tutto ciò non è sfuggito evidentemente all’americano Scott Blumstein, il campione del mondo dello scorso anno. Blumstein ha scritto l’altro giorno questo post polemico su Twitter:
“È una parodia. Questo torneo è passato da 3 mesi di break a 2 giorni di break a nessun break. Se la cosa non cambia il prossimo anno potrei non giocare“.
It’s an absolute travesty that this tournament went from a 3 month break, to a 2 day break, to no break at all. If it doesn’t change next year I’m going to genuinely consider not playing.
— Scott Blumstein (@SBlum2711) 15 luglio 2018
Ovviamente il tweet ha scatenato un putiferio mediatico. Molti noti professionisti e addetti ai lavori sono intervenuti nella discussione social.
Mike McDonald per esempio sembra d’accordo con Blumstein e ci scherza su: “Queste 16 ore di pausa non erano necessarie o volute. Il prossimo anno i partecipanti devono avere al massimo 20 minuti di pausa o possono cancellare il mio nome dalla lista“.
Jennifer Shahade risponde più seriamente: “Concordo al 100%. Qualche anno fa io sono arrivata in fondo al Main in dolce attesa e non lo rifarei. È assurdo in particolare per i media e gli spettatori. Il programma intenso riduce il potenziale della bella storia. Detto questo, la struttura è ottima per chi ha un forte C (e D e F) game e per chi grinda tanti MTT online o live durante l’anno. Aiuta molto i pro“.
Qualcuno risponde invece in maniera cattiva a Blumstein: “Tutti sapevano del cambio di programma e hanno pagato i 10mila dollari. Dubito che qualcuno degli 8.000 iscritti il prossimo anno sentirà la tua mancanza“.
Gavin Smith si schiera tra quelli non d’accordo con Blumstein: “Ho 49 anni e non ho problemi a giocare quanto serve. I tornei non dovrebbero avere pause prima dei loro tavoli finali”.
Qualcuno suggerisce almeno di cambiare gli orari del tavolo finale e di giocare un po’ prima, iniziando magari nel primo pomeriggio. Altri fanno notare che la resistenza è una componente dei tornei di poker e che è giusto metterla alla prova.
Voi che ne pensate? Ricordiamo che si è giocato per 10 giorni al Rio con una prima moneta da 8,8 milioni di dollari in palio. Non ne valeva la pena?