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Che significa giocare GTO? Ecco le basi della ‘teoria del gioco ottimale’
Sono anni ormai che leggiamo questa sigla, di cui parlano in tanti sebbene non siano altrettanti a sapere effettivamente di cosa si tratti.
Per quanto riguarda i concetti base, a cominciare dal significato dell’acronimo, non ci sono dubbi che si tratti della strategia di gioco migliore possibile, almeno in teoria.
Sì, perché nessun umano riuscirà mai a giocare GTO al 100%, nemmeno mettendoci tutto l’impegno di questo mondo. La GTO è l’equivalente di un ‘archetipo’ in filologia: è il manoscritto originale, quello a cui le copie tendono ad avvicinarcisi sempre più senza mai risultare identiche.
Il motivo? Semplice, il livello di randomizzazione (casualità) con cui metteremo in atto le nostre scelte equilibrate in uno specifico contesto non potrà mai raggiungere quello di una macchina.
La GTO ha però un punto debole.. E’, sì, la strategia più vincente nel lungo periodo… Ma contro che tipo di avversari?
In un ipotetico tavolo in cui tutti giocano GTO (o meglio provano a giocare ‘nella maniera più GTO possibile’) vincerà sempre chi si avvicinerà di più al cosiddetto ‘archetipo’; ma lo stesso non si può dire in un tavolo di giocatori amatoriali.
Il poker, prima di essere un gioco di carte, è una sfida di livelli di pensiero e la GTO prevede una conoscenza meticolosa di qualsiasi sfaccettatura tecnica del gioco, ma non contempla il metagame.
Per dirla in termini spicci: randomizzare le nostre scelte contro una calling station che non ha paura di chiamare 3 strade con bottom/middle pair risulterà essere meno ‘ottimale’ di quanto non dovrebbe essere in teoria.
Studiare GTO significa essenzialmente studiare le diverse tipologie di board esistenti, trovando le giuste frequenze per ogni mossa a disposizione in base a una stima più accurata possibile del range dell’avversario e del nostro range percepito.
Come spiegava Daniel Negreanu in una brillante intervista sulle tre fasi chiave del Texas Hold’em, la domanda a cui risponde una linea GTO in dato spot è: “Cosa posso bettare/chiamare/rilanciare/passare, basandomi sulla totalità delle mani che posso avere in questa circostanza, al fine di non venire exploitato?”
Sempre Negreanu, più o meno un anno fa, parlava di una terza via che ha voluto battezzare come ‘hybrid poker’: una via di mezzo tra gioco exploitativo e GTO. Più facile a dirsi che a farsi ovviamente…
Dopo questa carrellata di premesse cominciamo a chiarire qualche punto sulla GTO:
- Giocare una GTO perfetta, nel concreto, è impossibile. Al massimo ci si può avvicinare.
- Lo studio della GTO si focalizza sui board e, in base ai range, vengono stabilite le frequenze ottimali di una determinata azione nel lungo periodo.
- Tra due ‘GTO player’ vince sempre chi gioca una GTO il più vicino possibile alla perfezione.
- Giocare GTO contro un avversario completamente sbilanciato significa non considerare le sue caratteristiche e al tavolo da gioco ci scontreremo con giocatori in carne ed ossa, non contro delle macchine.
- Per studiare GTO è imprescindibile l’utilizzo di un SOLVER, un software basato sull’equilibrio di Nash, che nelle versioni più evolute può arrivare a costare anche migliaia di dollari.
Diventare ‘unexploitable’ rispetto al field non significa necessariamente trarre il massimo vantaggio da ogni situazione, anzi…
Ma allora che senso ha studiare GTO se la linea migliore potrebbe essere quella exploitative, ovvero basata su informazioni e tendenze specifiche dell’avversario?
“Impara l’arte e mettila da parte“, può esser questa la giusta chiave di lettura? In un certo senso sì. Tanti giocatori sostengono che sia indispensabile conoscere la GTO semplicemente per poter deviare da essa. Dalla classica al jazz insomma e, nella musica come altrove, le poche eccellenze si muovono in un oceano di mediocrità.
GTO non è sinonimo di scelta vincente nella singola mano. Il suo significato viene spesso frainteso: non esiste una mano ‘GTO’ in senso assoluto ma esistono una serie di giocate che, se riproposte con le giuste frequenze in circostanze analoghe, portano a non fare mai meno di break-even nel lungo periodo.
Non entrate nel panico quindi se d’abitudine giocate micro o low stakes e la vostra conoscenza della GTO risulta essere ancora carente: mettersi a studiare non è mai una cattiva abitudine, ma per avere un ROI positivo, a quei livelli, è sufficiente una buona strategia exploitative.
E ancora: nel campo dei tornei italiani online, secondo Rocco Palumbo, non c’è assolutamente bisogno di giocare GTO; ma il discorso cambia quando il field diventa più tosto…
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