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Mani da Wsop, “hero call” di Zumbini in blind war
LAS VEGAS – Hai capito, “Confiteor”. A forza di analizzare da Dio colpi su colpi in tv, è diventato fortissimo anche a leggere le mani altrui quando al tavolo è seduto in prima persona. O forse analizza benissimo in televisione perché è sempre stato bravo a leggere al tavolo.
Scegliete voi se è nato prima l’uovo o la gallina. Comunque mani da Wsop, come giocarsi il torneo in blind war con una mano marginale ed avere ragione. Alla lavagna Flavio Ferrari Zumbini, da qualche settimana pro di Full Tilt. E un motivo, come potete leggere di seguito, c’è.
httpv://www.youtube.com/watch?v=OLews0wazVM
LA SITUAZIONE Ante 2.000, bui 8.000-16.000, sei mani alla fine del day2.
PREFLOP Passano tutti e da piccolo buio Flavio spizza K-2 di picche, e rilancia 40.000. “Proviamo a farci questo buio”. Dietro Confiteor ha mezzo milione circa, ampiamente coperto dal canadese David “A$$ou” Assouline che ha quasi un milione e fa call.
POST FLOP A terra cadono 4QK. “Abbiamo top pair no kicker. Qui si deve continuare a puntare”. 55.000 la scommessa del romano. Assouline pensa, ma non troppo, e dopo pochi secondi ha già annunciato l’all in. Inizia il travaglio di Zumbini, che però non dara alla luce alcun bambino.
Due sole opzioni, fold e restare con 400.000 scarsi scarsi dietro, oppure mettere e giocarsi il torneo con top pair, però senza kicker. “Questo è un player molto aggressivo. Una giocata così la può fare anche se non mi è davanti, con una qualsiasi delle draw possibili. J-10 o, più probabilmente visto che le combinazioni sono di più, con due cuori. Non ho il kicker, è vero, però in questa situazione sono troppo spesso avanti per non chiamare. Io faccio call, e se poi mi prende la carta che gli serve pazienza”.
Nice read. Assouline gira una Doyle Brunson a cuori. Anche stavolta Zumbini l’ha vista giusta. Che turn e river poi non portino un cuori, una volta su tre secondo la statistica quel progetto si concretizza, è anche fortuna. Ma la fortuna aiuta i capaci. Almeno ci piace credere che sia giusto così.
Las Vegas, dal nostro inviato Rudy Gaddo