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Il nuts nello Short Deck: 3 consigli e gli errori che rischiamo di commettere
E’ senza dubbio il gioco del momento lo short deck, meglio conosciuto online come Six Plus. Ma invertendo i nomi, non cambia la sostanza di una modalità nata quasi per caso a Macao e dintorni e che nell’ultimo anno è esplosa in Europa e poi nel mondo. Sicuramente più accattivante e rapida del No Limit Hold’em, nasconde però tante insidie.
Vero che ricalca il copione del texas hold’em, ma il suo mazzo da 36 carte contro le canoniche 52, cambia e non poco le dinamiche del gioco. Simile al NLH quindi, ma molto più vicino all’Omaha per percentuali e spettacolarità. Insomma si può essere nuts al flop e già “morti” al turn. Un gioco diabolico se vogliamo lo Short Deck, ma al tempo stesso assai allenante per la mente e soprattutto per le Skills.
E proprio la dimensione del nuts in questa variante che ci interessa analizzare oggi. Partiamo subito con esempio pratico. Abbiamo in mano J-10 e il flop presenta Q-9-8. A prima vista perfetto. Ma non dobbiamo commettere l’errore di sentirci imbattibili nel suddetto spot. Uno sbaglio imperdonabile nel NLH, che diventa ancor più pesante in questo gioco con appena 36 carte a formare il mazzo.
Infatti nonostante la scala floppata, rischiamo di esser sfavoriti contro tre tipi di mani in possesso dei nostri rivali: Q-Q, 9-9, 8-8. Insomma contro possibili set non siamo poi così in una botte di ferro e se aggiungiamo al fatto che rispetto al NLH mancano diverse carte basse, le probabilità che i nostri rivali possano chiudere full (se non poker) diventano molto alte.
Il primo consiglio è quello di non innamorarsi troppo del flop e del punto chiuso. Paradossalmente, sarebbe meglio avere Q-Q nello spot precedente invece che scala. Il secondo consiglio è quello di essere in grado di battere ritirata nel caso in cui il board si paira e la nostra scala diventa nulla davanti al possibile full del rivale.
Per questo motivo, se da una parte è lecito bettare al flop, dall’altra dovremmo cercare di tenere il piatto più basso possibile e nel caso essere pronti a giocarsi l’allin al river, sempre che non si sia accoppiato il board ovviamente.
Il terzo aspetto riguarda la posizione. Se già nel NLH è importante giocare in posizione, lo è ancor di più nello Short Deck. Nella dinamica della mano che vi abbiamo illustrato, tra essere e non essere in posizione cambia molto. Specie se ci troviamo ad affrontare un allin o un’azione forte dei nostri avversari al river.
Il senso del gioco quindi è quello di cercare il meno possibile l’allin con il nuts fra flop e turn, ma giocare con cautela in queste due strade, per poi rivalutare un’azione più strong al river. A conferma che le dinamiche, oltre alle percentuali, sono nello short deck più simili al PLO che non al No Limit Hold’em.