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Triplo check call con muck finale: Era possibile per Jonathan Little salvarsi in questo spot?
“Bisogna saper perdere, non sempre si può vincere…”
Il ritornello della hit dei Rokes di quel lontano ’67 calza a pennello con la situazione di gioco che andremo a presentarvi oggi.
Il racconto proviene dal buon Jonathan Little, che alcuni giorni fa ha analizzato uno spot giocato al Day1 del 10K World Poker Tour dell’Aria, dove si è trovato a fare un triplo check-call con muck carpiato finale dopo aver difeso da grande buio.
Lo spot nel dettaglio
SITUAZIONE: Day2 del 10K WPT all’Aria, Blind 500/1.000, BBante 1.000.
PREFLOP: Apre MP a 2.200 (stack 90K circa), difende Little da BB con K 9 (stack 86K).
FLOP: 10 9 4
Little check-calla la c-bet dell’original raiser a 4.000.
TURN: 7
Nuovo check-call per Little, stavolta la size è 9.000.
RIVER: K
Terzo check-call per Little e carte al dealer alla vista della mano avversaria: Q J.
Il commento di Little strada per strada
PREFLOP: Mi trovo a fronteggiare l’apertura del player da MP, un giocatore loose-aggressive, e con K 9 da BB ho la mano perfetta per difendere contro il suo range, specialmente per le incredibili pot odds che mi offre.
FLOP: Ho, middle pair, checko. Lui punta 4.000, chiamo. Non avrebbe senso rilanciare perché chiamerebbe solo da meglio senza contare che abbiamo ottenuto un prezzo ragionevole in termini di odds per continuare. Con valore medio o con draw, il check-call è sempre la via migliore.
TURN: Il turn mi apre un draw a colore. Checko, lui punta 9.000 e chiamo. A questo punto la mia middle pair potrebbe sembrare marginale, ma è pur sempre una mano troppo forte da abbandonare specialmente per via del flush draw al Kappa. Il mio avversario è capace di puntare su più street con un’ampia porzione del suo range, inclusi tutti i draw, quindi contro di lui avrei probabilmente chiamato anche senza il draw a colore.
RIVER: Il river migliora la mia mano regalandomi una doppia coppia. Checko, lui punta 20.000 e io chiamo per la terza volta. Non c’è alcun vantaggio nel leadare river perché quel Kappa potrebbe rientrare benissimo anche nel range avversario e prendere un rilancio in faccia al river sarebbe un disastro, specialmente se so che l’avversario è in grado di farlo in bluff. Anche di fronte a una bet corposa, il fold sembra essere una mossa troppo weak. Check-raisare il river sarebbe orribile perché verrei chiamato solamente da mani che mi battono.
Considerazioni
Il punto focale della questione secondo Little non risiede tanto nell’esito, più o meno felice, della mano quanto nell’esser sempre sicuri del proprio gioco e riuscire a performare al meglio anche quando la run sembra non essere a nostro favore:
“L’unica cosa che puoi fare è giocare al massimo delle tue capacità. Prenderne coscienza anche quando si fanno le mosse corrette e si perde, non c’è nulla per cui dover essere tristi, depressi o lamentarsi eccessivamente.
Invece di giocare in modo compulsivo o prenderti una sbronza per dimenticare, studia approfonditamente la mano che ti ha messo in crisi e cerca di capire se l’hai giocata nel miglior modo possibile. Cerca di capire dove e perché hai sbagliato e fai in modo che quell’errore non ricapiti più.
E’ importante realizzare che nel poker, come in tante altre attività, la sconfitta fa parte del mestiere e non c’è niente che possa farci a riguardo. Non appena sarai in grado di accettarlo e spostare il tuo focus sugli eventi che invece puoi controllare, avrai una vita molto più felice.”
Se le spiegazioni del pro americano vi sembrano convincenti e vi siete persi la sua analisi su quando foldare una coppia d’Assi al flop cliccate QUI per rimediare.