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il 14 Nov 2019

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Gli aneddoti su Doyle Brunson e Stu Ungar, raccontati da Dewey Tomko

Gli aneddoti su Doyle Brunson e Stu Ungar, raccontati da Dewey Tomko

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 Dewey Tomko è la mente storica degli ultimi 50 anni di poker negli USA e a Las Vegas. La carriera di questo giocatore e della sua forte amicizia con Doyle Brunson, vi abbiamo detto molto qualche giorno fa. Dalle partite private con tanto di sentinelle alla passione di entrambi per il golf, fino alle prime edizioni delle WSOP.

Insomma una crescita quasi di pari passo per queste due leggende del gioco.

Ma Dewey Tomko è anche un ottimo narratore di aneddoti simpatici che riguardano lo stesso “Texas Dolly” e un monumento del poker come Stu Ungar morto troppo presto. Insomma un altro tuffo nel passato con l’esilarante racconto di Tomko che dimostra una memoria di ferro.

Doyle showman

Il Doyle Brunson che conosciamo noi a giorni nostri, è un uomo pacifico e su cui pesano gli anni. Ma 40 anni fa, oltre che più giovane, “Texas Dolly” era un proprio e vero intrattenimento al tavolo da gioco. Soprattutto lontano da quelle pochissime telecamere presenti allora durante le WSOP. Lo afferma il suo grande amico Dewey Tomko.

Doyle in quegli anni non solo era il miglior giocatore per distacco, prima dell’approdo di Stu Ungar, ma era veramente un grande intrattenitore al tavolo da gioco. Mai banale, mai fuori le righe, ma maledettamente divertente. Scherzava, faceva battute e socializzava con gli altri players al tavolo. E non erano cose fatte a caso. In questo modo prendeva le misure ai rivali. Nel senso che studiava le persone che aveva davanti e cercava di cogliere tells “.

Una sorta di precursore, della nutrita scuola di coloro che pochi anni dopo inizieranno a leggere i comportamenti degli altri giocatori al tavolo. “Oggi vedo pochissima socializzazione ai tavoli, prosegue Tomko. Soprattutto i più giovani guardano i loro smartphone o tablet, non seguono le vicende al tavolo. Hanno un altro modo di approcciare il poker dal vivo. Non se sia migliore o peggiore rispetto a 40 anni fa, ma sicuramente è un gioco più freddo nei rapporti”. 

 

Doyle era capace di far piegare in due le persone al tavolo con una battuta o un semplice gesto. Davvero un qualcosa di incredibile. E la gente lo amava anche per quel motivo, ma non si rendevano conto che porgendo il fianco al rivale, stavano spianando la strada a Brunson verso i loro soldi. Un genio Doyle“.

Stu Ungar e il fuso orario

A cavallo fra gli anni ’70 e ’80 fa il suo debutto nel mondo del poker, quello che per tutti è il più grande giocatore di sempre, Stu Ungar. “Stu Ungar era uno spettacolo assoluto vederlo giocare. Era la massima espressione della tattica e del genio. All’epoca i primi uomini d’affari si affacciavano a loro volta ai tavoli da poker e per noi era come una sorta di Natale anticipato, quando questi “amatori” decidevano di ballarsi i loro soldi. Insomma balene piene di soldi, ma con poche idee su quello che stavano facendo al tavolo“. 

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Mi ricordo che Ungar ne aveva presi di mira due in particolare. Era entrato anche in confidenza con loro e sapeva che molto spesso, raggiungevano Las Vegas dopo estenuanti viaggi in aereo in Asia e in Europa. Tra stanchezza per lavoro e spostamenti, fuso orario e il fatto che in aereo dormissero poco o male, erano praticamente degli zombie al tavolo

Non so come facesse, ma qualcuno avvertiva Ungar dall’aeroporto quando questi imprenditori atterravano. Allora lui si preparava e attendeva che arrivassero ai tavoli. Era una sorta di massacro. Già il gap tecnico fra lui e loro era imbarazzante. Aggiungeteci il fatto che erano pure cotti dal viaggio e potete immaginare quanti soldi potesse vincer Stu Ungar in quelle sessioni. Stampava dollari come una macchina.”

Tra Doyle e Stu, la differenza sta nella gestione del Bankroll

Dewey Tomko entra nello specifico e spiega perché la carriera di Brunson non abbia mai conosciuto degli intoppi, rispetto a quella disastrata di Ungar.

Fra Doyle e Stu c’era una abisso nella gestione del bankroll. Brunson ha sempre avuto una famiglia da sostenere e dunque gestiva in maniera oculata i suoi soldi, ricordandosi che quelle vincite servivano non solo per mettere il pane in tavola, ma che dovevano garantire un futuro per tutta la sua famiglia. Ed è la stessa cosa che ho sempre fatto io, una volta mollato il mio lavoro da insegnante”. 

Stu invece sotto il profilo della gestione del bankroll era un disastro. Era capace di vincere la sera prima mezzo milione di dollari, per poi sperperarlo nella giornata seguente fra Black Jack, scommesse, alcool, donne e droghe. Non aveva limiti e a fronte di una genialità impressionante al tavolo, c’era dall’altra parte un predisposizione a conservare poco o niente di quello che vinceva“.

Una volta mi ricordo stavamo camminando per la strip di Las Vegas: io, lui e Doyle. Ad un certo punto un mendicante si avvicina e ci chiede qualche spicciolo per mangiare. Io e Brunson mettiamo 5 dollari a testa. Stu invece si fruga in tasca e mette nella mano di quell’uomo una banconota da 100$. Lo guardiamo esterrefatti e lui chiosa: i soldi sono solo pezzi carta“.

Dewey Tomko conclude poi: “E’ sempre stato un uomo di cuore, ma il fatto che non sapesse dare il giusto valore ai soldi, oltre ad una vita di eccessi, lo hanno poi portato sempre sulla cattiva strada. E non potete capire quanto mi dispiaccia questa cosa. Ci manca tanto”. 

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