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il 6 Dic 2019

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La storia del ‘Ridotto’, il primo casinò della storia in cui si poteva giocare a poker

La storia del ‘Ridotto’, il primo casinò della storia in cui si poteva giocare a poker

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Immaginate di passeggiare tra le strade della Strip a Las Vegas.

Un susseguirsi di voci, lucine, musica proveniente da qualsiasi angolo della strada e casinò con decorazioni sfavillanti che catturano l’attenzione anche dei più distratti.

E poi all’interno ancora lucine, suoni, persone che parlano a voce alta…Esattamente il contrario di quanto accadeva in passato.

Quest’oggi vi parleremo del “Ridotto”, il primo casinò della storia in cui poter giocare a poker…

Un gioco da gentiluomini

Venezia, nel XVII secolo, era una Repubblica fiorente. Sebbene il suo ruolo politico andasse incontro a un inevitabile declino, sotto altri punti di vista, da quello economico a quello culturale, godeva di piena salute.

E’ in questo contesto che nasce l’esigenza, da parte della Repubblica, di regolamentare il gioco d’azzardo e bandire gli abusi nella maniera più ferrea: un nobile pescato a giocare a dadi poteva rischiare fino a tre anni di espulsione dalla città.

Per quanto le leggi provassero a limitare il fenomeno, Venezia – crocevia di genti come poche altre città in quegli anni – doveva trovare una soluzione che mettesse d’accordo tutti.

Il primo a ottenere una licenza da “pubblico ridotto” fu il nobile Marco Dandolo, nel 1638, che diede vita a quello che a tutti gli effetti può considerarsi il primo casinò della storia – la cui etimologia trae origine dal diminutivo di casa, intesa come casa da gioco – situato nella Calle del Ridotto, dai cui prenderà il nome.

In breve tempo il “Ridotto” di Palazzo Dandolo – l’edificio messo a disposizione dal nobile, oggi Hotel Monaco & Grand Canal – diventa una delle attrazioni principali della città, ma attenzione a non confonderlo con quelli che abbiamo in mente oggi: lì regnava il silenzio, la tranquillità e soprattutto…l’anonimato.

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Il giocatore mascherato

L’atmosfera del “Ridotto” descritta nei documenti dell’epoca era di assoluta eleganza e tranquillità. I nobili e i visitatori solevano portare una maschera al volto per mantenere l’anonimato: una volta celata l’identità tutti diventavano uguali.

Non era necessario mantenere le barriere sociali a cui si era abituati all’esterno, dentro la casa da gioco si partiva tutti sullo stesso piano. All’epoca infatti, era impensabile che un nobile potesse giocare d’azzardo accanto a un semplice visitatore e, grazie all’espediente delle maschere, questa barriera poteva essere eliminata in uno schiocco di dita.

I giochi presenti al “Ridotto” erano principalmente dei giochi d’azzardo basati sul principio a cui siamo abituati oggigiorno. Il “Banco” aveva un certo vantaggio sul giocatore e quelli più popolari erano ovviamente i giochi che offrivano delle percentuali più vantaggiose.

La fine della Repubblica

L’idillio della più antica casa da gioco deve arrendersi all’avanzata delle truppe di Napoleone: dopo il suo arrivo nel 1797, che segnò la fine della Repubblica di Venezia, mise fine anche al “Ridotto”.

Quel che rimane però è il ricordo di ciò che probabilmente è servito da modello per le future case da gioco: le sale sfarzose e i giochi di luci che ammiriamo in alcuni casinò non sono affatto una coincidenza.

Per chi volesse approfondire la storia del “Ridotto” vi rimandiamo al documentario presente su PokerGo, da cui abbiamo tratto spunto per questo articolo.

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Photo cover by PokerGo

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