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il 23 Gen 2020

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Quanto è difficile essere la ragazza di un professional poker player? Il racconto di Ara Cho

Quanto è difficile essere la ragazza di un professional poker player? Il racconto di Ara Cho

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Lungi dal voler fare del sessismo, specialmente di questi tempi dove le uscite fuori luogo di volti noti della televisione sono all’ordine del giorno, ma una cosa è certa: il field pokeristico è tutto fuorché bilanciato sotto questo aspetto.

Dati alla mano il numero di “maschietti” che popolano la scena live costituisce, nella maggior parte dei casi, il 95% della totalità, pur non essendoci alcun vincolo prestabilito per partecipare o meno a un torneo.

Nel poker le giocatrici sono merce rara e non solo al tavolo da gioco.

Stare assieme a un poker player, considerato lo stile di vita decisamente fuori dalle righe, è particolarmente difficile per chi conduce una vita “normale”.

Ecco perché, nell’ultima trasferta EPT in quel di Praga, non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di scambiare due parole con Ara Cho, compagna di Federico Piroddi da quasi sei anni…

E’ così difficile stare con un poker player?

Rispondo in modo generico cercando di esser il più oggettiva possibile.

Avendoci passato quasi sei anni assieme credo che la cosa più difficile sia trovare un equilibrio tra le due parti. 

La mia vita, per quanto non la definirei ‘normale’, è sicuramente più standard rispetto a quella di qualsiasi giocatore, almeno in termini di orari e abitudini.

Tante cose banali, come lo svegliarsi assieme, mangiare o andare a dormire allo stesso orario non sono mai scontate se si sta con un giocatore.

Per non parlare del fatto che il gioco del poker, proprio per la sua natura fatta di calcoli, calcoli e calcoli, può portare alla monotonia.

L’impasse principale quindi riguarda lo stile di vita, anche se dipende molto dal carattere della persona e dalla sua voglia di mettersi in gioco nella vita reale.

Uno stimolo in più

Per stare con un poker player bisogna avere tanta pazienza e cercare di capire per bene alcuni meccanismi che, agli occhi delle coppie normali, possono sembrare assurdi.

Bisogna venirsi incontro e fortunatamente con Federico siamo riusciti a trovare un discreto equilibrio, altrimenti non saremmo ancora assieme – ride –, e non parlo solo dal mio punto di vista ma da quello di entrambi. 

Se da un lato sta a me capire questo mondo e accettare il fatto che, ad esempio, un pokerista sarà spesso in trasferta e avrà uno stile di vita non proprio ortodosso, dall’altro anche lui deve essere in grado di aprire un po’ i suoi orizzonti e non pensare soltanto ai propri bisogni.

La fiducia reciproca è la vera discriminante per tenere in piedi una relazione, in generale nella vita ma soprattutto quando si ha a che fare con un giocatore.

Io dal canto mio provo sempre a stimolarlo a fare qualcos’altro, fargli conoscere i miei amici o comunque delle persone che stanno al di fuori del suo ambiente, anche perché quando i pokeristi stanno tra di loro si finisce a parlare quasi esclusivamente di poker.”

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E i lati positivi?

(Sorvoliamo sui 10 secondi di silenzio a cui segue una fragorosa risata)

Beh, se stai con uno vincente, almeno dal punto di vista materiale può scapparci quella vacanza in più, qualche regalo più costoso o una cenetta sfarzosa…

A parte questo, beh…Posso dire che quando ci sono i saldi e leggo ‘30%’ di sconto, il pokerista sa calcolare subito il prezzo, una calcolatrice in carne ed ossa insomma! – scherza Ara.

Ogni lavoro ha i suoi pro e i suoi contro anche se onestamente l’ambiente pokeristico non è proprio l’ideale sotto tanti aspetti. E’ un mondo in cui è facile perdere la bussola ed è proprio questa una delle cose che mi preoccupa di più.”

Il club di assistenza per pokeristi

Tra il serio e il faceto Ara ci racconta che, agli inizi della sua relazione, ha addirittura pensato di tirar su un club con altre fidanzate di poker player:

Una cosa nata per scherzo, avevamo pensato anche a un acronimo…Una roba tipo UFP, Unione per Fidanzate di Pokeristi, o qualcosa di simile, ora non ricordo con precisione!

Dopo aver fatto qualche cena assieme ci siamo rese conto di avere delle problematiche comuni e abbiamo cominciato a sfogarci e raccontarti l’un l’altra i problemi che avevamo coi rispettivi ragazzi.

E abbiamo capito che no, non eravamo noi stupide o pazze, ma erano i pokeristi il problema. Da qui l’idea di creare un gruppo su Facebook dove scambiarci pareri, battute e opinioni, ma alla fine non se n’è fatto nulla…

La cognizione del tempo

A Praga è stata la prima volta in cui ho seguito Fede dall’inizio alla fine, avevo finito gli esami e lui da tempo voleva che venissi con lui in trasferta.

Ne ho approfittato per immergermi nel mondo dei pokeristi è ho subito notato come anch’io, dopo soli tre giorni, avessi cominciato a perdere totalmente la cognizione del tempo.

Lì mi sono spaventata perché in fondo non stavo nemmeno giocando a poker, ma semplicemente stando coi giocatori e seguendo i loro ritmi avvertivo qualcosa di strano.

Non credo sia affatto facile fare questa vita, nemmeno per loro intendo: orari disparati, alimentazione che non ne parliamo…

Avere una figura accanto, come può essere una fidanzata che li costringe a svegliarsi a una certa ora o a fare qualche uscita, vedere un film o anche soltanto fare dello shopping è una vera e propria salvezza per un giocatore. 

Poi dipende sempre dalla persona, ma non credo sia un caso che Fede mi dica sempre ‘Amo, io non vorrei mai stare con una pokerista’.

Come non capirlo!

Se vi siete persi il terzo posto tra frizzi e lazzi di Federico Piroddi al Deepstack EPT DATE UNO SGUARDO QUI

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