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Il paradosso tutto italiano del poker online spiegato da Andrea Sorrentino
Reduce da una piccola gioia in quel di Nova Gorica, grazie al successo ottenuto al 6-max KO delle ISOP, Andrea Sorrentino torna a parlare del suo pane quotidiano: il poker online.
Appassionato di scommesse e cryptovalute, da anni continua a macinare risultati sulle room ‘punto it’ perché in fondo vincere è la cosa che gli riesce più naturale.
Non parliamo dei singoli shot, anche se il successo al Main Event delle Galactic Series non è passato certo sottotraccia, ma di quel che è riuscito a costruire nel tempo, con costanza.
Nel poker uno shot da capogiro o una sessione particolarmente fortunata può capitare anche a un principiante, ma mantenere dignitosamente una famiglia facendo come lavoro il poker player non è affatto un gioco da ragazzi.
E noi che scriviamo, così come voi che leggete, siamo curiosi di capire cosa ci sia dietro e, soprattutto, per quanto tempo si possa continuare a puntare sul poker come attività principale.
Una bolla tutta italiana
Che il ‘punto it’ sia un caso a parte rispetto a quanto accade oltre i confini nazionali è un fatto acclarato.
Liquidità chiusa, poche possibilità di confrontarsi con stili e modi di giocare differenti, pochi stimoli, pochissime possibilità di centrare uno shot.
La vita da grinder non è quella che si vede nelle foto o nelle storie su Instagram, con cene sfarzose e tappi che saltano via dalle bottiglie di champagne.
E’ una vita fatta di alti e bassi dove la tenuta mentale gioca un ruolo primario e mantenere la rotta in mezzo alla burrasca è qualcosa che solo in pochi sono in grado di fare, perché in fondo il poker è proprio questo: un mare in tempesta.
Il gioco si evolve con la stessa rapidità con cui un bimbo impara a parlare e, se non si sta al passo, il rischio di finire dall’altra parte della barricata è sempre dietro l’angolo.
A mitigare questa situazione di continua instabilità nel mondo del poker c’è il ‘punto it’, una bolla all’interno della quale tutto scorre a velocità ridotta e dove i più bravi continuano a dettare legge senza dover nemmeno strafare.
Questo almeno è quel che ci ha detto Andrea all’inizio della nostra piacevole chiacchierata, il resto ve lo facciamo raccontare direttamente da lui.
E’ vero che sul ‘punto it’ si può ancora ‘stampare’ moneta sonante senza essere necessariamente al livello dei top grinder tedeschi?
Sì, se conosci bene il gioco però. Per quanto negli anni il livello si sia alzato anche in Italia, la differenza con il field straniero è enorme.
Basta osservare per cinque minuti un tavolo ‘com’ e uno ‘it’: a livello di range la differenza si nota subito.
Leggendo l’intervista di Spera – CLICCA QUI per scoprire il segreto di Simone Speranza – non posso che essere d’accordo con lui: superato un certo abi in Italia sarebbero davvero in pochi quelli capaci di farsi valere anche sul ‘dot com’.
Sul ‘punto it’ è ancora facile farei soldi perché ci saranno 5/6 persone al massimo che conoscono realmente bene il gioco.
Quanto guadagna un buon grinder giocando a poker online?
L’atteso medio su Stars è di 30/40K all’anno, 60K se runni discretamente bene ma puoi fare anche annate da 10K e nessuno avrebbe nulla da ridire.
Parlavo proprio l’altro giorno con un caro amico (un grinder noto a livello italiano) che lo scorso anno su stars ha vinto 8K. Non si può pensare di giocare tutto l’anno soltanto sulla stessa room, perché va bene 30, va benissimo 60, ma se va male?
Sul ‘com’ invece è vero che puoi centrare uno shot che ti sposta il profit di uno/due anni sul ‘punto it’, ma superata una certa soglia è la run a decidere.
Quando al tavolo ti trovi soltanto gente stra preparata che conosce la GTO a menadito il più forte non è detto che vinca, ma a vincere sarà il più fortunato.
E’ proprio per questo che ho sempre tenuto la testa bassa e mi sono, per così dire, accontentato di quel che riesco a fare senza troppi sforzi.
Con ciò non voglio dire che non studi o non faccia review, anzi…Ma non sono un fanatico della strategia perfetta, anche perché non punto ad arrivare chissà dove.
Se avessi intenzione di spostarmi all’estero, di alzare l’abi o di mettermi a giocare i tornei high stakes mi sarei messo sicuramente sotto a studiare come un pazzo, ma per gli avversari con cui mi misuro quotidianamente quel livello di preparazione è spesso inutile.
E poi diciamola tutta, io non mi ci vedo a fare il poker player per tutta la vita.
LEGGI QUI il racconto della nottata da sogno di Andrea Sorrentino con tanto di profezia avverata!
Dove vuoi arrivare allora?
“Sarò sincero, come dissi già in un’altra occasione nel poker il mio obiettivo è quello di centrare un big shot live, diversificare i miei investimenti, magari comprarmi la casa che dico e giocare a poker for fun.
Perché io, a poker, giocherò sempre. E’ una passione.
Ma ormai sono 12 anni in questo mondo ed è un’esistenza troppo altalenante: un giorno ti senti un figo, quello dopo sei un cretino.
La cosa più devastante a livello psicologico è che, al netto delle tue abilità, devi sempre sperare.
Devi runnare nel momento giusto, nelle condizioni giuste e nel torneo giusto. Ci sono periodi in cui giochi benissimo e runni da schifo e altri dove giochi malissimo e sculi l’impossibile.
Detto ciò, per chi conosce il gioco non far soldi sul ‘punto it’ è davvero difficile.
E’ così anche nel live?
Se parliamo del field italiano la situazione è ancora più semplice.
Un giocatore del ‘punto it’ che non fa la differenza online nel live la fa eccome, perché i giocatori contro cui giocherà sono veramente scarsi.
Il concetto è questo: se io sono un buon giocatore e sono il 20/30% piu forte di te, la differenza non è così tanta da far sì che io vinca sempre e tu no.
Se invece io sono già il doppio più forte di te, la differenza c’è e la si può fare.
Senza nulla togliere ai miei avversari, prendiamo il KO che ho vinto l’altra sera: mi sto chiedendo ancora come abbia fatto ad arrivare primo!
Avrò giocato 5 showdown perdendoli tutti quanti, ma davanti avevo chi foldava su uno shove di 3 bui…
Ho semplicemente approfittato degli errori altrui e in questo modo puoi anche permetterti che qualche mano vada dalla parte sbagliata, anche se ciò non fa di me un fenomeno.
Riconoscere i propri limiti è l’aspetto più importante e io ne sono ben consapevole. Poi, finché la situazione in Italia rimane questa…