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il 11 Ott 2020

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La spewata leggendaria di Andrea Radicchi nella cavalcata trionfale dell’IPO

La spewata leggendaria di Andrea Radicchi nella cavalcata trionfale dell’IPO

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Raccontandoci la cavalcata trionfale che lo ha portato alla vittoria dell’IPO 888poker San Marino, Andrea Radicchi ci ha parlato di una “spewata leggendaria” che ha lasciato lungo il cammino.

Con il termine ‘spewata’, nel gergo del poker, si intende una giocata molto aggressiva e molto rischiosa.

Del resto un po’ di rischio fa parte del gioco: senza prendere rischi di alcun tipo, si può arrivare a vincere un torneo solamente con un grandissimo aiuto della fortuna.

Vediamo il rischio che si è preso Andrea lasciandogli raccontare la spewata da leggenda che ha piazzato a San Marino.

 

La spewata leggendaria

“Apre un ragazzo alla mia destra, io tribetto A-Jo da small blind. In teoria lo tribetto per foldare, se pila per 30bb passo, per questo in teoria anche il flat non è affatto sbagliato. Questo mi guarda e fourbetta il 60% del suo stack, tipo 17 bb su 30 bb totali che aveva.”

Andrea a quel punto inizia a pensare:

“Ho ragionato su diverse cose: la size di open, in uno spot precedente aveva KK e aveva aperto x3. In pratica sizava in base alla forza della mano che aveva. Poi ho ragionato su un altro aspetto: con quale mani diverse da coppia di assi questo mi clicca per farmi speware da peggio? Per me qui o ha asso asso o il nulla, ma chi fa questa action 18 left senza niente?.”

Pensa che ti ripensa, alla fine Andrea decide in base a una constatazione un po’ particolare:

“Ho pensato che fosse un ‘cane lercio’ che voleva venire a rubare in casa dei ladri, ho pilato e lui ha foldato. E’ stato un gran piatto che mi ha fatto andare parecchio in alto di stack.”

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Quelle mani live che non ti aspetti

Andrea spiega che in altri field avrebbe evitato questa ‘spewata leggendaria’:

“Ho giocato live a Rozvadov e il livello è molto più alto di questo IPO, figuriamoci online. Qui all’IPO il livello è quello che è, però ci sono sempre 1.500 persone e la cosa bella dei live è che nonostante abbia giocato milioni di mani, dal vivo trovo sempre delle situazioni nuove che non mi aspetto.”

La sorpresa di uno spot al Day2:

“Al tavolo c’era un giocatore che neanche mi ero accorto che ci fosse da quanto stava foldando. A un certo punto, su tre reshove, questo decide di mettere da quarto i suoi ultimi 14x, snappando. Mi sarei giocato le mutande che aveva asso asso, se avessi trovato qualcuno che me lo bancava a 1,2 ci avrei anche messo 50k tanto ero sicuro. Ebbene, alla fine da quarto ha girato K-8s dicendo che ormai per il piatto doveva mettere per forza. Robe che online non vedi mai, dal vivo ti ritrovi ste situazioni e pensi ‘ma che succede’, resti shockato e di stucco”

 

Il field dell’IPO

“Quando Simone Speranza diceva che il field dell’IPO è simile a quello del Big 10€ (torneo serale di PokerStars da 10€ di buy-in, ndr) ha ragione, ma forse è ancora peggio di come dice. Davvero easy, non dico che gli avversari giocano quasi tutti faceuppati ma puoi comunque girarli e rigirarli come ti pare. Ti prendi così tanti vantaggi che la gente neanche se ne rende conto. In tantissime situazioni per capire cosa devi fare ti basta osservare come si approccia un tipo di giocatore, come mette lo stack, come reagisce quando fa una bet, come ti guarda, le size che usa, che per alcuni cambiano in base alla forza della mano che hanno. Poi la run ti deve assistere, non ci piove.”

La chiave, per Andrea, è sempre e comunque solo una: adattamento.

“Credo di riuscire ad adattarmi a ogni situazione in maniera abbastanza ottimale. Se c’è un tavolo in cui devo giocare da maniac gioco da maniac. se mi devo chiudere a riccio divento il più nitty dell’universo. Cerco di adattarmi sempre in maniera molto camaleontica, è una peculiarità che mi sono riscontrato diverse volte. Anche all’IPO ho condotto un Day1 abbastanza regolare, poi il Day2 e il Day3 ho giocato da maniac, al tavolo finale ho giocato nitty fino al tre-quattro left, poi ho cambiato marcia.”

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