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I più grandi gambler della storia: Bob Stupak, un businessman caduto e rialzatosi troppe volte
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Las Vegas è forse la città nel mondo maggiormente testimone di grandi vittorie, cadute fragorose e resurrezioni: sia dal punto di vista del gioco che dal punto di vista imprenditoriale, infatti, le storie di SinCity non si contano.
Oggi raccontiamo quella di Bob Stupak, leggendario businessman della città del Peccato.
Una gioventù problematica
Bob Stupak è nato a Pittsburgh, Pennsylvania, nel 1942. All’epoca il padre Chester era un malvivente in piena attività, dal momento che di professione gestiva il racket del gioco d’azzardo illegale.
Bob, purtroppo, apprese fin da giovane certi tecnicismi del “mestiere” e già da adolescente trovò il modo per mettersi nei guai, alternando la sua passione di corsa con le minimoto a strozzinaggio tra i coetanei.
Tuttavia, nei tardi anni ’50, inaspettatamente per il giovane Bob sembrano aprirsi le porte del successo, dal momento che pare avere un discreto successo come cantante pop: la grande occasione arriva con un contratto discografico con la United Artists. Tuttavia, il destino aveva altri progetti per lui, dal momento che la sua carriera al microfono, nonostante l’impegno, stentava a decollare.
Così torna a Vegas e –purtroppo- sceglie di rituffarsi in una attività illegale, intraprendo una attività di telemarketing che vedeva come protagonista la vendita di buoni sconto (iniziativa che nascondeva un raggiro).
Stessa attività che, una volta lasciati gli Stati Uniti, ha intrapreso in Australia, luogo in cui ha trovato moglie e impiantato famiglia: dopo qualche mese, però, finisce per essere arrestato dalle autorità del posto.
Il ritorno a Las Vegas tra alterne fortune
Nel 1971, una volta scontata la pena in Australia, Stupak torna negli Stati Uniti, e raccoglie l’eredità del padre (nel frattempo scomparso) pari a circa $ 300.000 , così fa i bagagli e torna a Las Vegas.
Mentre si stabiliva, si presenta a uomini d’affari, avvocati e politici, stabilendo contatti preziosi. Stupak allora compra un ristorante vicino al Las Vegas Convention Center, il Chateau Vegas; in seguito fa la scelta che gli cambierà la vita: quella di acquistare un terreno di 1,5 acri posto tra Las Vegas Boulevard e Main Street, nella zona a nord dell’attuale Strip.
Stupak, in seguito, ottiene pure una licenza statale di gioco, così nel 1974 apre sul suo terreno il Million Dollar Historic Gambling Museum, un piccolo casinò con alcuni giochi da tavolo e quindici slot machine: è in questo luogo che Stupak ha sviluppato le sue capacità di promotore, approntando slot machine con grandi jackpot e puntando massivamente sulla pubblicità.
Meno di due mesi dopo l’apertura del piccolo casinò, però, una notte scoppia un incendio devastante. Le cause sono ignote e né i pompieri né i funzionari di polizia riescono a spiegarsi l’accaduto. Inizia un contenzioso con le assicurazioni che durerà anni e che rischia di lasciare Stupak sul lastrico.
Sul finire degli anni ’70, però, Stupak trova l’accordo con le assicurazioni e il lauto risarcimento fa ripartire la sua carriera imprenditoriale. Tra un’impresa fortunata e una meno, Bob Stupak apre e chiude locali e sale da gioco un anno dopo l’altro, sino al 1980, quando ottiene un grosso prestito (da ben 7 milioni di dollari) utile all’acquisizione del Vegas World, un Casinò- Hotel che resterà aperto sino al 1995.
La particolarità di quest’ultimo è stata l’introduzione di giochi che normalmente non si trovavano in alcun altro Casinò: ad esempio, ha introdotto per primo a SinCity il blackjack con ambo le carte del dealer scoperte, la ruota della fortuna, il crapless craps (una versione dei dadi differente dalle altre). E ancora: per primo Stupak porta a Las Vegas slot machine con premi non unicamente in denaro, dal momento che il jackpot principale conferisce al giocatore una fiammante vettura nuova.
L’apice della notorietà e la partecipazione nello Stratosphere
Il successo del Vegas World porta una grande notorietà a Bob Stupak, che appare continuamente in TV e nei giornali .
Stupak, peraltro, ha l’occasione di mettersi ulteriormente in evidenza anche nel mondo del poker: tra un’attività e l’altra, infatti, nel 1989 partecipa e vince il braccialetto al $5.000 Deuce to Seven Draw alle WSOP. Nello stesso anno, per confermare la sua enorme propensione al rischio, fa parlare ulteriormente di sé per aver piazzato (e vinto) una clamorosa scommessa da 1 milione di dollari sul Super Bowl.
Anche questa importante entrata nelle casse di Stupak contribuisce a fargli partorire l’ennesima idea imprenditoriale: quella di costruire, al posto del suo Vegas World, una maxi torre dalla quale poter vedere tutta Las Vegas.
Nel 1992, quindi, fonda una società in compagnia di soci ambiziosi e ottiene il finanziamento necessario (si parla di decine di milioni) per iniziare i lavori.
Dopo un iter lunghissimo e tormentato, nel 1996 l’opera si completa: era nato lo Stratosphere, ancor oggi uno dei luoghi maggiormente iconici di Las Vegas.
Gli ultimi anni
La torre dello Stratoshpere ha registrato fin da subito un incredibile successo tra i visitatori, che si sono accalcati fin dai primissimi giorni per salire in cima e conoscere la nuova opera. Ma il Casinò sottostante, però, non fa presa sui turisti, che preferiscono giocare nei Casinò centrali della Strip (nonostante gli sforzi di Stupak che fa tutto per promuovere la sua opera), considerando lo Stratosphere come una casa da gioco di serie B.
Lo Stratosphere, sebbene risulti forse come la più grande attrazione nello skyline di Las Vegas, si svaluta fortemente nel giro di un paio d’anni e conseguentemente cade in bancarotta: Stupak è costretto a vendere a società più ambiziose e ricche (perdendo milioni), società che solo negli anni sapranno risollevarne le sorti dell’iconico hotel.
Stupak, a questo punto, tenta l’ennesima rinascita nei primi anni 2000, cercando finanziatori e soci per l’ennesimo progetto alberghiero (l’idea era quella di rilevare il celebre Sahara e ristrutturarlo), ma stavolta trova poca fortuna.
Stupak, infatti, si ammala di un male incurabile e ci lascia nel 2009.
A lui però Las Vegas deve innegabilmente qualcosa: nonostante una vita particolarmente travagliata (e spesso sopra le righe), il modello dei Casinò-Hotel di Las Vegas di oggi è probabilmente quello pensato da Bob, già nei primi anni ’70.