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Che distanza separa oggi i giocatori online italiani dagli stranieri secondo Giada Fang
Dall’entrata in vigore del sistema chiuso si pone il problema della distanza che separa i giocatori italiani da quelli delle altre nazioni. Il fatto di non potersi affrontare online coi giocatori stranieri ha oggettivamente rappresentato un freno per la crescita del field tricolore.
E forse non è un caso che negli ultimi anni il poker italiano ha iniziato a dire la sua ai livelli più alti del panorama mondiale grazie a giocatori che si sono trasferiti all’estero per allargare i propri orizzonti.
Ma che distanza separa oggi il giocatore italiano di poker online dall’omologo straniero? Ce ne ha parlato Giada Fang, che dalla sua residenza di Malta si confronta con tutti i field.
Dot com duro ma variegato
Per Giada non c’è il minimo dubbio su quale sia il field più duro:
“Mi sono misurata sia con il field del punto com che con quello condiviso franco-spagnolo-portoghese e devo dire che il punto com è il più duro in assoluto”.
Ma fino a determinati buy-in la situazione ha mille sfaccettature:
“Durante le Series su punto com il field è molto più variegato. Quindi si crea una specie di paradosso perchè i tornei che su punto com appartengono alla fascia media di buy-in, tipo 109$, sono più facili lì perchè nel field si trovano davvero tantissimi giocatori che lanciano chips a caso. Questo, almeno, nelle fasi iniziali e intermedie dei tornei. Nelle fasi finali poi la situazione cambia perchè trovi davvero tanti regular forti e preparati, quindi è anche molto difficile”
La contrapposizione italiana
Per Giada la situazione italiana è migliorata negli ultimi anni soprattutto grazie ai regular:
“Il field italiano è un po’ indietro ma devo anche dire che ci sono tanti regular che stanno diventando bravi. Da noi c’è una contrapposizione abbastanza importante tra regular e occasionali”
L’amatore medio italiano che gioca giusto per divertirsi, secondo Giada, è infatti ancora indietro rispetto agli stranieri:
“In Italia il giocatore occasionale è proprio chiuso e passivo, è ‘più bello’ rispetto a quello che trovi su punto com, che di solito esprime un livello di gioco migliore e riesce comunque a dare un po’ di più da pensare.”
Per la poker pro di origine orientale il gap degli italiani con gli stranieri si è comunque ridotto negli ultimi anni. Rispetto alle nazioni della liquidità condivisa, poi, oggi non si può proprio parlare di divario:
“In media direi che il field italiano e quello franco-ispano-portoghese più o meno soo allo stesso livello. Non vedo grandissime differenze nè credo che l’Italia sia così indietro rispetto ad altre nazioni”
Bilanci e progetti
Per Giada il 2020 è stato un anno molto profittevole da un punto di vista pokeristico:
“Sono contenta del lavoro che ho fatto sulla GTO e sui software e anche della specializzazione nella formula KO, ho studiato tantissimo il bounty factor, il bounty discount e infatti in questi tornei ho fatto tanto profit, più di 60 mila nei tornei con taglie.”
Per l’anno iniziato la prospettiva di Giada è di continuare a giocare online quattro giorni a settimana e dedicare allo studio un paio di orette al giorno di media, nella speranza di poter tornare a giocare dal vivo al più presto:
“I tornei live mi mancano, non vedo l’ora di tornare a giocarne uno. La speranza più grande del 2021 è di riuscire a giocare il Players Championship a Barcellona. Non so se sarà grande come il primo alle Bahamas ma ho la fortuna di freerollare un sit per il platinum pass”