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La strategia nei tornei dipende dal proprio tavolo secondo Sam Trickett
Nel poker si parla spesso di strategia unica o nel caso, della miglior strategia da adottare nei tornei. In realtà, secondo Sam Trickett, non esiste una strategia universale per affrontare i tornei di poker, sia essi dal vivo o in rete. Per il player inglese ci sono delle varianti che di volta in volta modificano l’approccio all’evento e fra questi spicca la tipologia di tavolo.
Ogni tavolo racconta una storia e soprattutto mostra il suo stile. Ovviamente sono i giocatori a determinare quest’ultimo aspetto e quindi dalle loro azioni, dipende la nostra strategia. Un discorso molto simile a quello espresso dalla GTO, anche se Sam Trickett si dice più propenso alla vecchia e cara strategia exlploitativa.
Scuole di pensiero a parte, il player britannico si lascia andare ad un’analisi molto interessante, soprattutto per coloro che amano giocare tornei e non sempre riescono a trovare la soluzione migliore per emergere nel field. Una serie di punti cardine che meritano attenzione.
Vediamo quali sono.
Il gioco in base al tavolo
Molte persone mi chiedono quale sia la migliore strategia per giocare un torneo di poker“, dice il campione di Newcastle. “La mia risposta è che dipende da tanti fattori, ma soprattutto dal tavolo“
Trickett rivela di non avere una strategia generica. Gioca a sensazione, in base al modo in cui i suoi avversari rispondono alle sue azioni. E sostiene di non comprendere come si possa approcciare diversamente un torneo di poker.
“Non puoi dire a priori: “oggi giocherò molto tight” oppure “farò tanti bluff“. Se tutto il tavolo gioca tight, la strategia migliore è giocare loose. Quindi non ho un approccio generale per un torneo. Mi piace sedermi al tavolo, osservare i miei avversari e decidere come muovermi“.
La selezioni delle mani è decisiva
Fatta questa premessa, Sam sostiene che la hand selection (la selezione delle mani da giocare) sia l’unico aspetto immutabile in un torneo di poker: il range si definisce quasi esclusivamente in base alla fase del torneo.
“Un aspetto che è sempre valido, indipendentemente dal tavolo, è la selezione delle mani. Quando giochi deep stack nei primi livelli di un torneo dovresti avere una hand selection completamente differente rispetto alla late stage”.
In particolar modo, Trickett consiglia di non fare troppo affidamento, in early stage, alle mani di buon valore preflop ma troppo “leggibili” postflop. Non è così che ci si costruisce un big stack nei primi livelli.
“Mani come J-Q off o K-J off difficilmente ti faranno vincere piatti importanti nella early stage di un torneo. Al contrario, gli Ax suited o le piccole coppie sono tipologie di mani che hanno più valore perché potenzialmente ti permettono di vincere grandi piatti quando chiudi i progetti o setti”.
Il Push Preflop è importante
Rivolgendosi a un pubblico non particolarmente esperto, Sam si discosta dalle strategie matematiche di push/fold come l’ICM e ribadisce che anche gli all-in preflop dipendano esclusivamente dal tavolo.
“Tutto dipende da chi hai al tavolo: se sei short dal bottone e sui blinds ci sono giocatori tight, dovresti ampliare il tuo range di push. Al contrario, se alla tua sinistra c’è un big stack dovresti restringerlo. Non c’è una strategia sempre giusta“.
Da Deep stack è necessario martellare
Infine, Sam Trickett offre un consiglio a tutti i neofiti: se vi trovate con uno stack molto grande in un torneo, non giocate in maniera conservativa ma aggredite a più non posso. Ecco perché:
“Quando hai uno stack grande, devi essere consapevole che generalmente i tuoi avversari non vogliono essere coinvolti in un big pot contro di te, perché sanno che tu puoi permetterti di prendere dei rischi. La strategia giusta in questi casi è rilanciare con più mani e 3-bettare con maggior frequenza. I giocatori tendono a non volersi scontrare con chi ha tante chips. Quindi devi essere più aggressivo”.