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Phil Ivey e il gioco fuori posizione: l’analisi di Jonathan Little
Una mano all’apparenza normale, ma che diventa una sorta di studio da parte di Jonathan Little. Il player americano analizza una giocata di Phil Ivey al PartyPoker Millions del 2019. Tutto succede nell’High Roller da 100.000 dollari di buyin, dove Ivey si mette in evidenza per una mano giocata fuori posizione e in cui lo stesso 10 volte campione WSOP vince in bluff il sostanzioso piatto.
Little dal canto suo analizza passo dopo passo la mano e resta a sua volta stupito dalla giocata di Phil, considerando che il 99% dei giocatori avrebbe mollato il colpo nel preflop. Insomma una lunga analisi dal preflop fino al river, con Little che mette in evidenza il gioco fuori posizione da manuale del suo connazionale.
Non una giocata a caso, ma una mano studiata nei minimi particolari e con una strategia ben precisa nel post flop: Phil Ivey sfrutta alla perfezione il board quasi mono seme e si prende un piatto importante, pur avendo la mano peggiore.
Ma non sveliamo altri particolari e lasciamo che sia l’analisi di Jonathan Little a condurci per mano.
Il call preflop alla 3bet
Phil Ivey è seduto al tavolo del “$100.000 PartyPoker Millions Super High Roller“. Siamo nelle battute iniziali del torneo e il field annovera quasi esclusivamente campioni assoluti del poker mondiale. Si gioca il livello 500-1.000 big blind ante 1.000 e dal cutoff Phil Ivey apre il gioco a 3.000 chips con K 10 , mentre da bottone Orpen Kisacikoglu 3betta a 11.000 con A K . Ivey chiama e si va in heads up al flop, con
Little parte con la sua analisi: “All’apparenza sembra di essere davanti ad una mano standard, con una 3bet che nella maggior parte dei casi fa foldare l’original raiser. Sta di fatto che ci sono tre opzioni in questo caso. Il fold, il call a 11.000, oppure una 4bet. Personalmente io folderei: ma io non sono Phil Ivey, purtroppo“.
“La sua mano rischia di essere dominata e infatti parte sotto ad un treno, ma allo stesso tempo si tratta di due carte a colore che possono giocare bene su diversi board. Se la maggior parte dei giocatori folda sulla 3bet del rivale, è altrettanto vero che consiglio allo stesso 99% di players, nel caso in cui non volessero foldare, di andare in 4bet“.
“Se invece ti chiami Phil Ivey puoi anche pensare ad un call. Ovviamente bisogna avere già in mente un piano ben preciso per il post flop, con varie strategie da adottare a seconda di cosa scende lungo le 5 strade. E sono sicuro che il 10 volte campione WSOP ha già nella sua testa un percorso ben preciso. Dunque non c’è da storcere il naso davanti alla chiamata di Phil Ivey, ma iniziare a pregustare un qualcosa di interessante per il post flop“.
Ivey chiama e si va in heads up al flop, con 24.500 chips nel pot.
Ivey No fear al flop
Il flop porta in dote 9 7 5 per un board completamente a picche. Nessuno dei due ha carte a picche in mano, ma il fantomatico progetto di colore, potrebbe giocare a favore di Phil Ivey, secondo Jonathan Little.
“Il range di Phil Ivey è agli occhi del rivale molto ampio. Soprattutto dopo il check di Phil che parla fuori posizione. Potrebbe avere una coppia, come un progetto di colore o di scala, oppure essere totalmente in bianco. Diciamo che da Ivey ci possiamo attendere di tutto. Il turco a sua volta non può fare check dietro: perché dimostrerebbe di essere debole e perché l’occasione è propizia per rubare il piatto.”
“Orpen esce con una bet a 8.000. Una size che mi piace molto e vale un terzo del pot. A questo punto, io al posto di Ivey folderei. Ma torno a ripetere: purtroppo io non sono Phil Ivey. Non abbiamo una mano, non abbiamo un progetto e siamo destinati a soccombere in teoria in questa mano. Eppure, se il 10 volte campione ha chiamato preflop, ha già in mente una strategia chiara nella sua mente, per giocare su board così particolari“.
“Sempre tre opzioni: il fold che sarebbe la cosa più naturale, il call o il raise. Quest’ultimo rischierebbe di essere un’arma a doppio taglio per Phil Ivey. Se oppo non ha una mano passa, se ha un buon punto invece potrebbe rilanciare ulteriormente e allora sarebbe obbligatorio per Phil mollare il colpo, con una perdita discreta di chips. Il call è una sorta di floating che nasconde delle insidie, ma allo stesso tempo ci permette poi di rivalutare le nostre azioni tra la quarta e la quinta strada“.
“La vera differenza però in questo caso è nella velocità di esecuzione della scelta. Passano appena 6 sei secondi dalla bet del turco e Phil Ivey chiama. Questo significa una sola cosa. Ivey non sta giocando con la sua mano, ma sta giocando con la sua immagine e con un board che sembra poterlo aiutare nel suo piano“.
Il turn
Con 40.500 gettoni nel piatto si passa al turn, in questo particolare duello e il board si arricchisce di picche, con 3.
“Phil Ivey per la seconda volta di fila fa check e adesso proviamo a metterci nei panni di Orpen Kisacikoglu. Abbiamo A-K senza alcuna carta a picche, ma siamo in posizione e tocca a noi parlare. Possiamo scegliere se bussare dietro e allentare in qualche modo la presa, oppure continuare con il nostro bluff. Nel caso decidessimo di proseguire il bluff, sono due le size che possiamo utilizzare: una small bet a 15.000 oppure, una scommessa più pesante a 35.000“.
“Ricordiamo che al turn Phil Ivey può contare su uno stack di 315.000 pezzi, rispetto alle 102 mila unità del turco. Nell’ottica di quest’ultimo, il range del 10 volte campione WSOP può includere una picche molto bassa, mentre con una carta a picche alta in mano come dama o jack, Ivey sarebbe probabilmente uscito in puntata. Insomma è normale valuebettare il proprio colore“.
“Onde per cui, il turco dovrebbe uscire con una small bet al turn. 15.000 gettoni è una buona size per far passare coppie senza alcuna picche e altre mani che avrebbero poche chance di vittoria in questo spot. Non solo, ma A-K rischia di essere ugualmente la miglior mano, nonostante un board tutto a picche e dunque strappare il piatto adesso diventa fondamentale, per non rimanere sotto il tiro di un possibile bluff al river da parte di Ivey, nel caso in cui Orpen vada in check a sua volta sulla quarta strada“.
Orpen Kisacikoglu invece decide di bussare dietro e si passa al river con 40.500 gettoni nel pot.
La stoccata del campione
Il river consegna J e Little fa notare due cose.
“Il check al turn del turco è una sorta di “suicidio” tattico, perché lascia scoperto il fianco al possibile bluff di Ivey. Su una puntata del 10 volte campione WSOP, il turco difficilmente potrebbe chiamare. Non solo, ma lo stesso Phil impiega pochi secondi per scegliere la size della puntata, dimostrando di avere un piano ben preciso in testa e di essere uno dei giocatori più aggressivi di sempre nella storia di questo gioco”.
Phil Ivey infatti impiega una manciata di secondi per decidere cosa fare e poi mette 20 mila gettoni oltre la linea. Gli stessi secondi che il suo avversario impiega per foldare la mano migliore, mentre il pot da 60.500 chips va a rinsaldare ulteriormente lo stack di Phil.
“Il check al turn è stato come un segnale di resa da parte di Orpen Kisacikoglu e contro un fenomeno del calibro di Phil Ivey non si possono commettere errori così pesanti. Il turco non sta giocando in posizione su un avversario qualsiasi, ma si trova a combattere contro uno dei più forti giocatori di sempre: Phil Ivey“.
“Essere confident con il gioco fuori posizione, avere nelle proprie corde il timing perfetto dell’aggressività e sommando anche gli errori degli avversari, tutto questo diventa un mix micidiale per Ivey che dimostra ancora una volta di essere un fuoriclasse, anche in una mano all’apparenza anonima”.