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Phil Hellmuth si racconta: ero campione del mondo, vivevo in un attico ma era dura pagare le bollette
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Phil Hellmuth ha parlato a cuore aperto a The Telegraph, in una lunga intervista alla vigilia delle World Series of Poker. Ne pubblichiamo alcuni estratti ma l’intervista completa la potete leggere (per chi ha accesso) al prestigioso tabloid inglese.
Phil parla della sua infanzia (non era per nulla ricco) e sul fatto che sia diventato professionista a soli 21 anni. La sua vita per il poker? Almeno nella sua giovinezza: “non ho mai fatto più altri lavori, solo il poker pro”. Durante il college “pulivo le gabbie delle scimmie la mattina e poi andavo a lezione di contabilità alle 11”.
Hellmuth ha raccontato un particolare inedito: oltre a giocare a poker è sempre stato un investitore, ha scommesso molto in borsa con un discreto successo. Un’attività che alla fine ha condizionato la sua carriera, in modo positivo.
Parlando con i giornalisti inglesi emergono le contraddizioni tipiche di Poker Brat: “sono uno spendaccione, bevo Don Pérignon e mangio nei ristoranti 3 volte al giorno, ma sono un bravo gestore, riesco a gestire molto bene il mio denaro. C’è chi ha talento per mantenere le proprie ricchezze e chi per fare soldi”.
Phil Hellmuth e i primi anni di carriera: le incognite finanziarie
A 22 anni da giocatore professionista è passato da un bankroll di $24.000 a zero nel volgere di pochi mesi.
Due anni dopo però il colpo della svolta con la vittoria nel Main event WSOP del 1989. Con i 750.000 dollari vinti il player di Palo Alto (nato però a Madison nel Wisconsin) comprò per 190.000 una penthouse (un attico), una Cadillac, una Porsche, ci pagò le tasse e il resto dei soldi “li ho persi”, non proprio un buon gestore, ma gli errori in gioventù possono essere preziosi per capire molte cose del denaro e della vita.
“E’ stata una bella illusione essere campione del mondo, giocare a poker per guadagnare, vivere in un attico e far fatica a pagare le bollette”.
Nel 1999 fu “acquistato” da un amico con il quale condivideva le vincite (50% delle vincite oltre i $325.000 vinti). Il suo staker gli pagava anche le bollette.
Nel 2001 però vinse di nuovo alle WSOP e riuscì a primeggiare in altri 3 tornei, liberandosi di qualsiasi accordo di staking, giocando solo per se stesso.
Poker Brat ritiene che il segreto del suo successo ai tavoli sia “la capacità di lettura degli avversari. So quando le persone sono forti oppure deboli”.
Per lui il poker è una disciplina molto più semplice di quello che possa sembrare: “Devi solo essere bravo a osservare chi hai al tavolo. Anche una poker face non è impenetrabile. Un milione di segnali trasmette il corpo. A volte le persone si contraggono. Devi capire se mentono. In genere quando parlano molto, non hanno nulla in mano”.
Ricorda la vittoria più importante: “È stato bello nel 1989 vincere il Main Event per $ 750.000, che equivale a $ 10 milioni di oggi. Quei $ 10.000 che ho pagato per giocare erano una grande percentuale dei miei soldi in quel momento”.
Con 15 titoli WSOP in bacheca è l’uomo più vincente della storia delle World Series e da domani inizia una nuova avventura al Rio di Las Vegas.