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Dusty Schmidt, il primo mass grinder a cambiare strategia: addio Leatherass
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L’america pokeristica, nella mattinata di domenica, si è risvegliata con una pessima notizia: Dustin “Dusty” Schmidt , noto in rete come “Leatherass”, è scomparso all’età di soli 40 anni a causa di un grave problema cardiaco.
Era noto nella community sia per i suoi enormi successi all’inizio dell’epoca d’oro del poker (a metà anni Duemila, infatti, è stato uno dei primi a tagliare il traguardo di “Supernova Elite” su PokerStars) sia per una serie di libri fortemente apprezzati dagli amanti del poker, sia neofiti che di caratura.
Tra gli altri titoli, infatti, vale la pena citare Treat Your Poker Like a Business (focalizzato sui consigli per la gestione del poker come una vera e propria professione) e Don’t Listen to Phil Hellmuth: Correcting the 50 Worst Pieces of Poker Advice (questo, invece, che informava su come il poker, con l’avvento dell’online, fosse rapidamente cambiato e non fossero più buoni gli insegnamenti del pre-rete).
Ma tra le altre cose, aveva fatto scalpore, anni or sono, un suo cambio di strategia di gioco davvero controverso.
“Giocare troppo a poker fa male!”
Così titolava il suo blog una decina di anni or sono, annunciando un cambiamento di abitudine che da “mass grinder” da 18-20 ore di gioco al giorno con un numero infinito di tavoli aperto, passava ad una più moderata sessione quotidiana di sole 4 ore.
“Negli ultimi 7-8 anni ho giocato a tempo pieno a poker online ed ho notato dei cambiamenti al mio cervello sia positivi che negativi.
Ho acquisito la capacità di leggere ed elaborare informazioni a bassissime velocità. Sono in grado di prendere un argomento con cui ho avuto poca confidenza e comprenderne successivamente tutti i lvelli di interpretazione.
Però c’è il rovescio della medaglia: in me è subentrata un’ansia che sta prendendo il sopravvento. Nella mia testa viaggiano numerosi pensieri e non riesco più a percepire velocemente ciò che sta accadendo di fronte a me.”
Per Schmidt arrivano anche i primi problemi in famiglia: “Con mia moglie non riesco più a sostenere delle conversazioni, mentre quando gioco con mia figlia vengo assalito dal panico.”
[…]
“Nell’autunno successivo mi sono rivolto ad un medico psichiatra, Daniel Amen, che è lo zio di un mio carissimo amico e collega di poker Matt Amen. Dopo la sua analisi è stato tutto più chiaro: grazie al poker avevo sviluppato un’abilità che mi consentiva di essere veloce nell’elaborare le formazioni, creando una specie di ciclo processuale. Uscito da questo ciclo e non giocando a poker, il mio cervello si bloccava e non rispondeva agli input esterni. Così poi ho ricevuto una brutta notizia: il poker destabilizza il cervello.
[…]
Da qui la decisione di Schmidt di rallentare con il gioco: “Posso sempre guadagnare tanti dollari, ma ho un solo cervello. Giocherò in modo più sano per circa 5-10 ore a settimana: mi è stato consigliato di giocare per 2 ore al mattino, fare una pausa e giocare altre 2 ore dopo. Ho riflettuto parecchio prima di dirvi queste cose: non volevo che rimanessero private, ma è giusto informare.”