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Quanto sei fortunato? Per uno studio del British Medical Journal c’è una relazione con le tue mani
La fortuna si può misurare, e dipende dalla lunghezza delle dita delle mani.
E’ la conclusione di uno studio pubblicato sul British Medical Journal lo scorso 15 dicembre.
I ricercatori volevano indagare l’esistenza di un legame statisticamente rilevante tra esposizione prenatale al testosterone, il rapporto tra dito indice e dito anulare e un indicatore casuale di buona fortuna.
Il legame è emerso anche se, come vedremo alla fine, non è affatto biologicamente rilevante.
Lo studio
Per la ricerca gli studiosi hanno preso in esame un campione di 176 individui. Nel laboratorio della High Point University in North Carolina hanno misurato la lunghezza dell’indice e dell’anulare, prima con il metro e poi con i raggi-x.
Il rapporto tra queste lunghezze, secondo la scienza odierna, può predire alcuni aspetti psicologici dell’individuo, di cui il più importante è l’esposizione del soggetto al testosterone durante la gravidanza.
Dopo la misurazione delle dita i partecipanti allo studio si sono visti consegnare due deck da cui dovevano estrarre cinque carte, di cui venivano tenute le due più alte.
Le 176 combo sono state classificate in ordine di forza le une contro le altre, e poi sono state messe in una scala di fortuna. I ricercatori hanno poi dato in pasto ai loro software i dati ricavati.
“Nel nostro (scherzoso) sforzo di persuadere i lettori meno attenti alla statistica della validità delle nostre analisi statistiche, abbiamo riportato più valori P possibile”.
All’inizio le analisi sono arrivate a una strada senza uscita, ma indagando una più ampia varietà di parametri gli autori dello studio sono riusciti a trovare delle relazioni abbastanza forti per corroborare il loro punto di vista.
Le conclusioni
In base ai risultati ottenuti, un basso rapporto tra lunghezza del dito indice e lunghezza del dito anulare (la cosiddetta ‘2D to 4D ratio’ nei paesi angolofoni) indica che il soggetto gode di buona fortuna, in particolare se è un uomo.
Ma in realtà con questo studio i ricercatori volevano sottolineare insidie e nervi scoperti degli studi scientifici:
“Questo studio voleva indagare se i ricercatori possono avere fortuna nel trovare associazioni statisticamente rilevanti tra un indicatore biometrico e vari output di interesse, e se queste relazioni possono riflettere occasioni casuali piuttosto che quelle biologiche di causa ed effetto. Il fallimento a riconoscere queste comuni insidie della ricerca può causare falsi positivi mascherati da prove a supporto di teorie strampalate”.
In parole povere: una relazione si può trovare in ogni ambito dello scibile umano, specialmente se i ricercatori cercano di piegare i dati delle misurazioni agli obiettivi della loro ricerca, come in questo caso.
Ci dispiace se dopo aver visto la lunghezza delle vostre dita eravate pronti a sentirvi fortunati: un legame tra i due aspetti c’è, ma è assolutamente arbitrario e non legato da causa-effetto.
D’altronde guardando le cose da un altro punto di vista si può davvero dire che la fortuna è nelle vostre mani: come dicevano i latini, “Faber est suae quisque fortunae”, ossia ciascuno ha in mano la propria sorte e ne è artefice.