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Giorgio Montebelli racconta la mano decisiva per la vittoria del Main Event Eureka
Nella vittoria di un torneo di poker c’è sempre un momento chiave che a posteriori risulta essere stato decisivo.
Giorgio Montebelli racconta quale è stato nello splendido trionfo al Main Event Eureka dell’altro ieri. Per il giocatore riminese classe 1992, il successo a Rozvadov è un momento chiave.
Lasciamogli subito la parola.
Il racconto della mano
Tra le tante mani giocate nell’arco dell’intero torneo, Giorgio sceglie quella che ha messo fine all’heads-up lampo.
“Il testa a testa è durato realmente quattro mani – spiega Giorgio – Inizio da small blind e walko 2-3o. La mano dopo è lui small blind, apre e io foldo 7-2o da BB. La mano dopo io rilancio da small blind, lui gioca, cbetto al flop e lui folda. Ed ecco che arriva la mano decisiva. Io ho 15-16 milioni di stack, lui 11 milioni a t250k. Apre 550k, difendo da grande buio con Q-4o.
Flop Q-Q-7 con due fiori, checko, lui cbetta 850k, io rilancio a 2,5M, lui gioca.
Turn 9 non di fiori, sparo la seconda a 2,9M, lui gioca. A questo punto in mezzo al piatto c’è più di una PSB (pot sized bet, ndr) e spero che non esca fiori.
Sul 4 river ho tank-shovato. Lui ha tankato un pochino e poi ha deciso di chiamarmi con 7-8o per il 7 beccato al flop. L’heads-up è durato davvero poco, la tensione si era un po’ sciolta dopo il deal a quattro ma io ero rimasto focused sull’obiettivo di vincere il trofeo”.
Come ha pensato Giorgio
Ecco il thought process che ha permesso a Montebelli di massimizzare trips e chiudere il torneo:
“Su quel flop l’avversario decide di cbettare quella size che è bella consistente. Su board coordinato non vedo ragioni per non check-raisare il mio Q-4: lo farei anche con draw e gutshot+backdoor.
Quando chiama, al turn voglio metterlo in una situazione in cui continua a chiamare, che sia per floating o perché ha qualcosina in mano. Volevo costruire un pot che mi permettesse di shovare al river. La second barrel per me è obbligatoria, alla fine uso una size di circa il 40% pot, ossia punto 2,9M su un piatto di 6,5M.
Al river la mano va da sola: pusho sperando che abbia qualcosa, quando inizia a tankare so che non ha mai flush draw”.