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Uscire dalla comfort zone nel poker: quando e come farlo
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In un mondo dominato in modo incontrastabile dai Social, va evidenziato come buona parte di quelli che vengono chiamati “influencer“, stiano battendo in modo significativo su quella che è la necessità di uscire dalla Comfort Zone, per essere pronti e preparati ad affrontare tutti i problemi che la vita ci pone davanti.
Ma non siamo qui per analizzare le parole di chi vuole propinarci consigli su come dobbiamo affrontare la nostra vita, ma nel poker è esattamente così che dobbiamo comportarci.
Esiste una comfort zone nel poker?
Sabotare il nostro modo di pensare a come affrontare le nostre sessioni di poker, non è mai una cosa facile. Esattamente come nella vita di tutti i giorni, uscire da quella che è la nostra routine quotidiana, è sicuramente un atteggiamento che costa fatica, ma la verità è che se vogliamo di più, occorre fare di più.
Il rischio da correre è quello di non trovarci a nostro agio con un cambiamento del quale noi stessi potremmo non riconoscere i pericoli e le trappole, ma visto che ci hanno e vi abbiamo infarcito il cervello per un decennio almeno su quella storia del lungo periodo, è giusto che ad essa ci rivolgiamo ancora una volta.
Un mio vecchio amico mi diceva che quando cominci a giocare a poker in una certa maniera, non c’è modo di uscire da quella dinamica che ci serve a interpretare il gioco come una partita che comincia il primo giorno e finisce con l’ultimo river che faremo girare al dealer di turno, magari virtuale.
Questo non vale esclusivamente per il cash game, per il quale è oggettivo che una sessione segua quella precedente e le somme algebriche di ognuna di esse formino il risultato finale di una carriera.
Per quanto riguarda i tornei le cose si fanno meno chiare, poiché in questo caso bisogna dare valore ai Buy In che investiamo che vanno sottratti dalle eventuali vincite in denaro che riusciamo a mettere in tasca, il che è piuttosto difficile se non ci creiamo una tabella che tenga conto di tutti i risultati delle nostre sessioni live e online e, soprattutto, in caso di shot che nei tornei dovrebbero essere il nostro target, più che nel cash game dove è la quotidianità il nostro obiettivo principale.
In che modo allontanarsi da ciò che facciamo sempre
Va da sé che per mettere d’accordo un ragionamento di questo tipo, è necessario che la nostra carriera di giocatori di poker venga influenzata da tutta quella serie di cambiamenti di rotta che servono per sperimentare giochi diversi, tattiche diverse, avversari diversi.
Tutto ciò richiede una certa fatica, in primis in seguito al fatto che abbandoneremo ciò che ci ha portato a giocare in una certa maniera e magari in modo profittevole. Nel breve periodo può anche essere giustificato e giustificabile non apportare molti cambiamenti al nostro gioco, ma se esso può andare bene per un livello di gioco, potrebbe non essere corretto se decidiamo di salire ad uno step superiore e successivo.
Abbandonare la propria comfort zone, non significa prendere dei colpi di testa che da un giorno all’altro ci fanno variare tutta nostra quotidianità anche nel recinto del gioco, ma, semmai, delinearne i contorni senza che tale cambiamento ci sconvolga e ci renda confusi.
Questo va ovviamente fatto nel tempo, giorno dopo giorno e sessione dopo sessione, in modo tale da crearsi una risorsa, più che un allargamento dei confini del nostro modo di giocare.
Crescere, quindi, non “uscire dalle zone nelle quali stiamo più che bene“. Spingere inesorabilmente per tracciare nuovi confini, non ha alcun senso, ci porterebbe semplicemente a rischiare senza alcun senso. Il cambiamento deve essere graduale e non repentino. Nel secondo caso rischiamo di bruciare tutto ciò che abbiamo appreso fino a quel giorno e non otterremo alcun profitto.