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Come affronta i periodi di bad-run Davidi Kitai
Essendo un gioco di abilità mista a fortuna, il poker è inevitabilmente soggetto alle oscillazioni della sorte.
Cosa è meglio fare nei periodi di ‘bad-run’, in cui tutto gira male?
Scopriamo cosa fa in questi periodi Davidi Kitai: nel blog della poker room di cui è testimonial, il belga più vincente di sempre ha affrontato l’argomento di petto, complice un inizio 2023 non proprio dei migliori.
Non basta giocare uno stile “bassa varianza”
Kitai scrive di aver iniziato l’anno all’insegna dell’ottimismo visti i buoni risultati raccolti nel 2022. Ma questi primi mesi del 2023 non hanno rispettato i suoi auspici, “nonostante un quarto posto all’inizio del festival PCA Bahamas in un torneo da 2 mila dollari di buy-in che mi ha fatto incassare 50 mila dollari”.
Quel risultato è stato solo un fuoco di paglia perché – scrive Kitai – alla PCA ha poi giocato sette eventi senza andare a premio, e la striscia di ‘out of money’ è poi arrivata a 17 tornei tra EPT Parigi e WiPT.
“17 tornei senza itm brucia un po’ ma per un giocatore MTT non è più preoccupante di tanto. Quasi tutti hanno già sperimentato questa situazione anche se è più comune online che dal vivo. Con il mio gioco piuttosto “a bassa varianza” mi capita un po’ meno spesso degli altri, ma rimane una cosa standard quando hai scelto di fare il giocatore professionista. E c’è anche l’altro lato della medaglia, la varianza positiva: periodi in cui runni davvero bene, anche se te ne accorgi meno quando sei dalla parte giusta.”
I rischi per tutti
Secondo Kitai nei periodi di bad-run è l’aspetto mentale quello che presenta i maggiori rischi.
“Ci sono diversi tipi di rischi. Il rischio del tilt che ci fa giocare meno bene senza che neanche ce ne accorgiamo. Il rischio di perdere la fiducia, che ci fa dubitare del nostro modo di giocare. Il rischio di perdere la motivazione, visto che il poker è divertente quando vinci, ma se vai incontro a una serie di sconfitte potresti non voler più giocare”.
Per Kitai l’importante è accettare le oscillazioni della varianza, senza usarla come alibi nei periodi in cui i risultati sono scarsi.
“Bisogna accettare il ruolo della varianza nel poker e non dubitare quando i risultati non arrivano. A volte puoi vincere giocando male e perdere giocando bene. Questo è un po’ il paradosso del poker ed è ciò che rende difficile guardare al proprio gioco con occhio autocritico”.
La realtà è che tutti o quasi i pokeristi giocano un po’ peggio quando si trovano in un periodo di varianza negativa, e un po’ meglio quando sono in fiducia.
“La fiducia è un aspetto estremamente importante nella prestazione ottimale di qualsiasi atleta. Ai giocatori che stanno attraversando un periodo difficile ai tavoli consiglio di abbassare i propri limiti di gioco e di selezionare meglio i tornei privilegiando quelli con EV più alto, ma anche quelli in cui si divertono di più. Questo per riscoprire il piacere della vittoria e ritrovare fiducia”.
I rischi per un poker pro
Kitai dice che nei periodi in cui ai tavoli va tutto male cerca di curare un altro aspetto psicologico che riguarda una sorta di gratitudine nei confronti del suo status di poker pro:
“La vita del pokerista non è facile. Devi sapere come affrontare la varianza, che a volte può essere crudele. Devi imparare a gestire i tuoi soldi in modo ottimale, perché è difficile prevedere una tariffa oraria in termini di ritorno sull’investimento. Devi stare spesso disconnesso dalla realtà, socialmente parlando, e non puoi avere i benefici di un lavoratore dipendente come assistenza sanitaria o pensione. Nonostante le difficoltà, non dobbiamo dimenticare l’essenziale: il poker è un gioco, molte persone vorrebbero avere un lavoro che consiste nel giocare a carte!”
Il belga si ritiene un privilegiato perché proprio come per il calcio, lo sport in generale e i videogiochi sono solamente pochi eletti che hanno la possibilità di vivere di queste attività.
“Capisci di essere privilegiato e raddoppia gli sforzi per arrivarci perché il livello è in costante aumento. Dovrai migliorare più velocemente degli altri per rimanere competitivo. Se non sei pronto per tutti questi sacrifici, o se sei naturalmente avverso al rischio, potrebbe significare che non sei tagliato per questo: una professione più tradizionale forse ti si addice meglio. Per quanto mi riguarda, rimango super motivato e fiducioso per i prossimi appuntamenti, come l’EPT Monte-Carlo: gioco in casa e lì mi trovo bene. E se non sarà per questo, sarà per un torneo futuro L’importante è continuare a giocare bene”