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“Nessuno sa se il tuo range è bilanciato”: per Alec Torelli la chiave degli spot a bassa frequenza è deviare
Ormai da qualche anno nel poker si è ampiamente diffuso lo stile bilanciato propugnato dalla teoria del gioco ottimale (o GTO).
In realtà per noi umani questo bilanciamento perfetto è solo un ideale cui tendere visto che non può rientrare tra le limitate facoltà di cui disponiamo. Con le macchine invece il discorso cambia.
Ma secondo il coach e pro italo-statunitense Alec Torelli, a partire da come gli avversari percepiscono i nostri bilanciamenti è possibile deviare al fine di massimizzare le vincite, in particolare nelle partite di poker live.
“Nessuno sa se…”
Secondo Torelli, nel caso di un giocatore dotato di buon senso e di una solida base di skill pokeristiche, gli avversari non possono mai sapere se sta adottando un range bilanciato. Fa un esempio:
“Prendiamo uno spot al river, qualsiasi spot. Diciamo che secondo un Solver dovresti bluffare il 30% delle volte. Arrivi al river e, a seconda della lettura che hai delle tendenze avversarie, decidi di deviare e fare check al 100% o bluffare al 100%. È così che ottieni un vantaggio: deviando quando gli avversari non pensano che tu lo faccia.”
Ma se anche l’avversario dovesse chiamare e pizzicare hero in bluff non cambierebbe molto:
“Supponiamo che chiamino e vedano che stai bluffando. Supponiamo anche che sappiano che un Solver dice di bluffare al 30% – cosa che in realtà la maggior parte dei giocatori non fa. Tuttavia il tuo avversario presumerà che questa tua giocata rientri nel 30% che hai “randomizzato” per bluffare. In altre parole continueranno a pensare che sei equilibrato indipendentemente dal fatto che tu stia deviando. Non hanno la minima idea che stai bluffando il 100% delle volte.”
Cosa significa equilibrio
Torelli scrive poi una sorta di disclaimer per chiarire in cosa consiste il gioco in equilibrio:
“In questo spot in cui per il Solver devi bluffare il 30% delle volte, giocare in equilibrio non significa bluffare esattamente una volta e poi fare check due volte: randomizzare il 30% può significare bluffare due o tre volte di seguito e poi non bluffare per un po’, o qualsiasi altra combinazione intermedia. In altre parole gli avversari non sapranno se la prossima mano blufferai di nuovo perché potrebbe ancora far parte di quel 30%.”
L’equilibrio negli spot a bassa frequenza
Questo sbilanciamento da mettere in atto è da sfruttare a proprio vantaggio in quelle situazioni di gioco che capitano raramente:
“Nel poker dal vivo raramente si ha un campione abbastanza grande di mani che permetta di valutare le frequenze a lungo termine di spot a basso volume. Un buon esempio è un grande check-raise al river. Questi spot si verificano molto raramente ed è molto difficile valutare i dati sul lungo termine.”
Per questo, secondo Torelli, nei tornei live non bisogna pensare quasi mai al bilanciamento, con una eccezione:
“Se giochi ad eventi da $1.000, non dovresti quasi mai pensare al bilanciamento nei big spot. Naturalmente le cose cambiano negli High Roller…”
L’equilibrio negli spot ad alta frequenza
Negli spot che si verificano più spesso, invece, gli avversari potranno notare i nostri sbilanciamenti e ‘aggiustarsi’ di conseguenza:
“Naturalmente questo non funzionerà se parliamo di spot ad alta frequenza. Ad esempio, se effettui una 3-bet con un range sbilanciato potresti essere scoperto. Questo perché 3-betti spesso ed è più facile per gli avversari arrivare a decifrare il tuo range.”
La conclusione
La conclusione di Torelli è solo una:
“Puoi essere sbilanciato negli spot a bassa frequenza perché nessuno lo saprà mai. Per ironia della sorte, a volte questi sono gli spot in cui si hanno i margini più ampi, poiché spesso sono quelli che vedono in mezzo al tavolo i pot più grandi. L’obiettivo non deve essere ottenere un punteggio elevato in un test del QI pokeristico, ma vincere più soldi possibile mentre stai giocando”.