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il 12 Gen 2024

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La prima volta alle partite high-stakes in Asia di Jason Koon: “Mi aspettavo un tavolo super-soft, trovai Phil Ivey!”

La prima volta alle partite high-stakes in Asia di Jason Koon: “Mi aspettavo un tavolo super-soft, trovai Phil Ivey!”

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Il corrispettivo asiatico di Las Vegas si chiama Macao.

Negli anni la ex colonia portoghese è diventata meta di tanti pokeristi occidentali che volevano testare in prima persona lo spirito da gambler degli asiatici.

Non sempre le cose sono andate bene: per dettagli chiedere a Dario Sammartino e Mustapha Kanit. Ma altre volte, complice anche l’aiuto della fortuna, è arrivato il bottino pieno.

É quanto successo a Jason Koon che approdò in Asia per tentare la sorte quando era ancora un giocatore low stakes. Le cose gli andarono più che bene, ma non senza qualche imprevisto.

 

 

Quando il fuori programma diventa la norma

Raccontando la vicenda nel podcast ‘Happy Hour’, Koon ha detto che arrivò per giocare una partita high stakes in un casinò contro un VIP cinese conosciuto per amare l’azzardo.

La partita in realtà non andò in scena a Macao ma a Manila, nelle Filippine. Arrivato alla casa da gioco, Koon seppe che avrebbe dovuto aspettare fino a mezzanotte prima dell’inizio della partita.

Lo statunitense sapeva che sarebbe stato un tavolo super-soft, quindi quando entrò nella stanza privata e vide Phil Ivey seduto restò di stucco.

Quando furono arrivati tutti i giocatori, Koon scoprì che il livello sarebbe stato più alto di quanto gli era stato comunicato in prima battuta: l’americano sapeva che avrebbero giocato per l’equivalente in dollari americani di blinds 600$/1.200$, la partita invece iniziò su blinds 2.500$/5.000$ con buy-in minimo di mezzo milione di dollari!

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Nel giro di qualche ora i blinds aumentarono. A quel punto Koon si ritrovò all-in con coppia di re su board T-7-8 in un piatto a sette cifre.

 

La mano decisiva

L’avversario cinese girò T-8 per la doppia coppia floppata. E qui lasciamo la parola allo stesso Koon:

“Mi ritrovo all-in per un quantitativo di soldi spropositato per me al tempo. In America e da altre parti di solito si girano due board per ridurre un po’ la varianza, ad esempio se stiamo giocando un coinflip ci sono buone possibilità che girando due board divideremo il pot. In Asia non lo fanno, gli piace la varianza. Quello che fanno in queste situazioni è attivare una specie di assicurazione: il cinese inizia a scrivere nel suo quaderno per comprare l’assicurazione in modo che se dovesse perdere la casa gli restituirà una parte della perdita. Io ero lì che pensavo ‘ok, hai il 20% di possibilità di vincere questa mano, comportati da uomo, batti il pugno sul tavolo, alzati e vattene via’. A quel tempo ero un giocatore low-stakes.’

Al turn arriva una carta di quadri e Koon riceve una proposta da Paul Phua:

“Qualche anno dopo il leggendario gambler asiatico sarebbe diventato mio amico, ma lì lo conoscevo appena. Phua mi chiede se voglio ‘sudare’ il river. In Asia fanno questa cosa per cui il dealer, invece di girare la carta sul tavolo, la dà al giocatore che vuole ‘sudarsela’, che può così vederla per primo prima di girarla al tavolo. Quindi mi arriva la carta del river e io posso vedere il mio destino in slow-motion. Si alza anche Phil Ivey per vedere cosa sta succedendo e mi guarda, fino a quel momento era stato quattro ore in silenzio con le cuffie sulle orecchie.”

Al ralenty Koon gira il river e vede che è la quarta quadri sul board che gli dà un colore al Re vincente!

“Il vip gambler cinese inizia a urlare ‘Fuck your mom’ nella sua lingua… Era un pot di almeno otto volte più ricco del pot più grande che mai avessi giocato fino ad allora”.

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