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Enrico Camosci nel mirino della Guardia di Finanza: contestate vincite a poker extra-UE per 1,5 milioni di euro!
La notizia è rimbalzata stamani su tutti i media generalisti, dall’Ansa al Corriere della Sera passando per la Repubblica e il Messaggero.
In seguito a una verifica fiscale, la Guardia di Finanza di Bologna ha contestato a Enrico Camosci l’omessa dichiarazione di vincite ottenute al di fuori della Unione Europea per un importo complessivo superiore a un milione e mezzo di euro.
Il nodo della residenza
L’operazione delle Fiamme Gialle è tutta incentrata sulla residenza fiscale del bolognese. Da moltissimi anni Camosci vive infatti a Malta per giocare sulle principali piattaforme di gioco internazionali.
Ma per il Nucleo Operativo Metropolitano di Bologna della Guardia di Finanza, almeno dal 2019 al 2023 Camosci in realtà avrebbe risieduto a Bologna e pertanto avrebbe dovuto dichiarare allo Stato italiano le vincite a poker riportate al di fuori dei confini della Unione Europea.
Le vincite extra-UE non dichiarate
Questo perché in territorio europeo vige il divieto di doppia imposizione, essendo i premi vinti all’interno della UE già tassati alla fonte.
Le vincite al di fuori dei confini europei costituiscono invece reddito per l’intero ammontare percepito e come tale devono essere dichiarate, come sa bene chi ha giocato un tavolo finale importante alle World Series Of Poker di Las Vegas, ad esempio.
Solo live o anche online?
Da quanto sembra di capire dalle notizie riportate sui media generalisti, la Guardia di Finanza contesta a Camosci i risultati ottenuti nel quadriennio 2019-2023 nei tornei di poker live.
I conti però sembrano non tornare: a mente ci viene in mente il terzo posto al 25k High Roller EPT Montecarlo che aveva portato a ‘Camosch’ un introito di 477k, ma poco altro (il Principato di Monaco non è UE, ndr).
In chiusura del comunicato della Guardia di Finanza c’è però un passaggio importante che riportiamo integralmente:
“È già stato osservato come il processo di digitalizzazione dell’economia nell’ultimo decennio abbia affiancato agli sportivi tradizionali i cosiddetti gamers, ossia coloro che partecipano a competizioni di e-sport, svolte sotto forma di leghe e tornei in cui singoli giocatori o team di professionisti si sfidano su piattaforme virtuali”
Da qui si potrebbe evincere che le vincite contestate a Camosci riguardino anche il poker online, dove ad esempio il bolognese conquistò un titolo WSOP nel 2020 sulla piattaforma internazionale che è poi diventata proprietaria del marchio World Series Of Poker.
Cosa succede adesso
Abbiamo cercato di contattare Enrico per chiedergli questi dettagli e il suo punto di vista sulla vicenda. In risposta il bolognese ci ha detto di contattare il suo avvocato, Massimiliano Rosa.
Camosci non resterà dunque inerme: stante il Legale, di sicuro la vicenda prenderà la via del ricorso. Vista la residenza a Malta del grinder, dovrà essere provato che il bolognese manteneva legami sostanziali con il Paese natio, come interessi economici o abitazione principale. In caso contrario, il castello dell’accusa potrebbe cadere.