Caffè e aperitivo col November Nine

LAS VEGAS – Non di solo poker vive un November Nine. “Anzi a parte un torneo della Caesar’s Cup in cui è andato al tavolo finale, e qualche bella seduta on line su Full Tilt, il mio nuovo sponsor, direi che ho fatto molto d’altro” racconta Filippo Candio, smettendo i panni dell’intervistato e restando solo con quelli dell’amico addosso.

“Dai, metti da parte il lavoro – mi fa -. Ora ti faccio vedere perché il Venetian è il posto dove stare quando si viene a Las Vegas. Ecco, è lì, seguimi”. Filippo Candio si fa strada nella hall del gigantesco hotel della Strip che riproduce una piccola Venezia in questo lembo di deserto del Nevada.

“Guarda. Illy Caffè. Ho “coachato” personalmente la ragazza che è dietro al bancone tutte le mattine. Perché il caffè e la macchinetta sono buoni, e non era possibile non riuscire a fare un buon caffè. Ora ci riescono anche loro. Assaggia”.

Effettivamente, lontano dall’Italia un caffè così non si beve tanto spesso. E i tre dollari e venti non sono poi uno sproposito come sembrano alla luce di quanto ti viene chiesto da Starbucks. “Ecco perché stiamo al Venetian io e “Galb” Lepore. Io ho bisogno di almeno tre caffè al giorno. E’ l’unico vizio che mi concedo ora che sono a dieta”.

Non sapevo che Filippo avesse smesso di fumare, penso tra me e me…Non glielo faccio notare, ma mi accorgo ben presto che, con il sapore del caffè ancora in bocca, Filippo “se la fuma” in un angolo della sua stanza. “Ma riesci a dormire bene in giorni come questi? – gli chiedo -. Con un appuntamento del genere che si avvicina a ritmo serrato, io penso che comincerei a dormir male…”.

“Sì, direi che dormo bene – replica Pippo -. Anzi no, non sempre ad essere onesto. Però ora che i giorni chiave si avvicinano ho deciso di concedermi un altro strappo. Ok la dieta, ma un paio di birrette per andare a dormire rilassati ci stanno. Anzi, visto che la Spa è chiusa e non riusciamo ad andar lì, andiamo a farcene una?” Presa.

“Dai – continua – usciamo proprio però che sono stufo di stare al chiuso. A novembre il clima di Las Vegas è magnifico. Credo che se non fosse perché perderebbero molti giocatori che a luglio sono in ferie, gli organizzatori delle Wsop penserebbero seriamente a spostare le World Series a novembre perché qui ora si sta da Dio”.

Confermato. Caldo da piscina di giorno, senza però soffocarsi passeggiando sulla Strip. E alla sera camicia e gacchettino giusto per andar sicuri, che tanto ti servono lo stesso per stare all’interno sotto i bocchettoni dell’aria condizionata. “Andiamo al pub di Flaminio Malaguti – rilancia Filippo -. Lì possiamo star fuori tranquilli. Però dobbiamo prendere un taxi”.

Problema, la fila per i taxi fuori dal Venetian è infinita. “Saltiamo dentro quella limousine, altrimenti a cosa serve essere November Nine”. Non ricordiamo il nome del pub di Flaminio, il tassista ci mette un po’ a capire dove siamo diretti, poi a passo d’uomo percorre la Strip ed eccoci qui, a due passi dallo Mgm Grand, dopo aver lasciato pure una bella mancia al driver. “A me questi americani con la storia delle mance danno un po’ di noia” sorride “Drive On”. Effettivamente.

Flaminio Malaguti al suo locale stasera non c’è. Lì vicino c’è serata di musica dal vivo, sparata a tutto volume. Corona per me, Bud per Pippo. Ce la chiacchieriamo del più e del meno. Ma siamo sicuri che tra due giorni questo ragazzo come tutti gli altri stia per giocarsi il titolo di campione del mondo di poker? Più entro nelle viscere di questo ambiente di PPP, e più faccio fatica a trovare persone con cui non parlare solo di mani, tornei, di odds.

Fa effetto che una di queste mosche bianche sia il potenziale-ma-forse-per-ora-è-meglio-non-gufarcela-world-champion. Parliamo di politica, di mestieri, di prospettive scarse per i giovani. Ovviamente di tanto in tanto il poker salta fuori, ma ci mancherebbe altro. Ed è comunque visto da chiavi di lettura abbastanza fuori dal comune.

“Effettivamente ora che mi ci fai pensare è meglio che non stia troppo a pensare se quello che faccio mi piace per davvero. In fin dei conti si specula sull’ignoranza altrui. Non faccio una bella cosa tutto sommato, anche se in teoria chi gioca è consapevole che si tratta di uno skill game dove quelli

più forti ti possono battere con continuità”. A ben pensarci comunque speculare su differenziali di talento è cosa comune a molte altre attività ritenute più nobili e socialmente accettate del poker. Interrogarsi quindi va bene, ma per le crisi di coscienza non è il momento.

“Sì, certo se poi pensiamo a che poteri forti e a che cose brutte si nascondono in certe aree del nostro ambiente, viene da rabbrividire” ci diciamo. Altra verità, anche se in un paese in cui siedono in Parlamento inquisiti, condannati e prescritti per reati di mafia, certo, non vien da sorprenderci che questo, la mafia e la criminalità organizzata per parlare fuori dai denti, sia un tema che ha magari sopra le teste di noi giocatori e appassionati a che vedere con il mondo del poker.

Mentre si filosofeggia squilla il telefono. A Filippo salta fuori un impegno per cena con uno dei suoi nuovi sponsor. La serata di relax è finita. Si torna al lavoro. Bello quanto si vuole, ma comunque lavoro. “Visto che bello? – mi saluta Filippo mostrandomi il nuovo gingillo prodotto dal marchio a cui si è legato -. E’ un orologio diamantato. Speriamo che tra qualche giorno al mio polso ci possa essere qualcos’altro tempestato di diamanti”. Speriamolo davvero.

Rudy Gaddo inviato a Las Vegas