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Guida al poker low stakes a Vegas, part 1: il cash game
LAS VEGAS – Sapete qual è il bello di Las Vegas per un appassionato di poker? Come? Poter conquistare una donna parlando delle value bet di Tom Dwan? Sì, qui effettivamente può succedere anche questo. Ma c’è di meglio, dai, che se parliamo di poker anche con le ragazze che non siano già malate come noi allora finisce che non pensiamo davvero ad altro.
La cosa davvero bella è che a Sin City il poker è un gioco democratico, fatto quasi per tutte le tasche, come in nessun altra parte del mondo, internet a parte, avviene. Perché le partite low stakes, anche se non così di frequente complici leggine e protezionismi vari, esistono in diversi posti: però la possibilità di scegliersi tavoli e strutture di torneo “taylor made” facendo solo due passi non è mica così garantita.
DOVE GIOCARE Qui a Las Vegas, invece, ogni giorno c’è di tutto. E a tutte le ore. Un paradiso. Partendo, ovviamente dalle partite di cash game con bui 1-2 dollari con buy in minimo che spazia dai 50 ai 100 dollari (rake 10%, cap 4 dollari e tip al dealer quasi di prassi) che ormai trovate, a differenza di quanto succedeva fino a due anni fa, in tutte i casinò della città, Bellagio compreso.
Dall’anno scorso l’irlandese O’Shea e il Bill’s offrono perfino uno 0.50-1, se avete voglia di provare senza farvi troppo male. Se invece il vostro bankroll vi permette di sedere all’1-3, al 2-4 o più, beati voi, anche se ormai forse per colpa della crisi i tavoli che vanno per la maggiore e offrono maggiori occasioni di guadagno ai bassi limiti sono comunque gli 1-2 un po’ ovunque.
Ad ogni modo, consiglio tanto spassionato quanto scontato, sfruttate la possibilità di scelta evitando, pellegrinaggi nei templi del gioco esclusi perché fare una partita a pochi passi dalla Bobby’s Room vedendo Ivey e Elezra che se le danno di santa ragione è un must a prescindere da quanto poco EV sia il table a cui vi sedete, di giocare nelle poker room dove si concentra il maggior numero di regular o giocatori “skillati”.
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Sceglietevi qualche casinò secondario sulla Strip, magari anche fuori, zeppo di turisti o giocatori di mezza età, tra i 35 e i 60 anni, che scelgono di passare il tempo divertendosi con qualche ora di poker loose-passive pagandovi set e scale con punti marginali per poi ridere assieme a voi di qualche battuta. Qualche nome? Flamingo, Gold Coast, oppure Planet Holliwood o Mgm Grand se il vostro target è il ragazzino ubriaco che le butta dentro con fare troppo libertino.
QUANDO GIOCARE A questo proposito, se avete proprio voglia di giocare a fare i Matt Damon in Rounders e siete disposti pure a farvi crescere una bella pinna caudale da squalo sul dorso, scegliete pure a dovere le ore della giornata da dedicare al poker, visto che qui nei casinò più grossi i tavoli lavorano 24 ore su 24.
Idea di base: nelle partite low limit del pomeriggio avrete più possibilità, dopo aver mostrato una mano forte, di riuscire a piazzare qualche bella serie di bluff in posizione perché molto spesso avrete di fronte il tipo del turista di mezza età, bonaccione e tranquillo che dopo essersi arrostito al sole del deserto per un po’ non riesce più a stare in piscina e lascerà a voi invece che alla slot machine di turno un sacco di piatti uncontested, senza metterla sul personale.
Se invece vi siederete a partite notturne, magari durante i fine settimana, sappiate che molto spesso avrete di fronte ragazzini un po’ alticci, magari vogliosi di dimostrare al tavolo tutto il coraggio e la spregiudicatezza di cui vorrebbero essere capaci nelle scelte di vita quotidiana, che invece li vede piatti e monocordi a vivere la vita schematizzata che la società ha preparato per loro.
Risultato: non mettete soldi nel piatto senza avere mani fortissime in tavoli come questi, rischierete solo inutilmente in situazioni in cui un po’ di pazienza avrebbe invece fornito risultati altrettanto remunerativi ed efficaci. Insomma, giocate il giocatore, ma certo non avevate bisogno che ve lo dicesse uno scriba che per mantenersi scrive e non gioca a poker, giusto?
LA MANIA DEL BONUS Curiosità. Come spesso accade in posti democrazia, il favore del popolo si conquista con della sana demagogia. Ecco quindi che le poker room offrono dei bonus per invogliare chi pokerista non è nel sangue ad avvicinarsi ai tavoli della “democrazia pokeristica” preferendoli alle macchinette. E’ così che si spiega il fiorire della mania dei bonus sulle scale reali, sui poker e su chi più ne ha più ne metta.
Quest’autunno però la vera novità a Las Vegas si chiama “Aces Cracked” bonus. Capendo che la maggior paura del pokerista basic è lo scoppio d’assi – visto che in partite di cash relativamente deep il novizio è comunque disposto ad andare rotto coi pini, salvo poi “andare a giocare a craps o alle slot dopo aver perso perché tanto se non vinco manco con A-A allora è proprio confermato che il poker è solo culo come le macchinette” – le room hanno iniziato a offrire 100 dollari a qualunque giocatori arrivi a showdown mostrando gli assi e perdendo il colpo.
E la cosa deve essere piaciuta assai agli americani visto che il bonus si è diffuso a macchia d’olio un po’ ovunque nei casinò secondari, creando un sacco di situazioni vantaggiosissime per chi sia alla ricerca di puro valore atteso positivo. Lo slowplay dei due assi infatti è ormai all’ordine del giorno ovunque, “perché tanto se tengo il piatto basso poi comunque vinco i 100 dollari che magari sono più di quanto avrei incassato facendo passare tutti”.
Consiglio. Siate voi quelli che scoppiano gli assi, e spingete comunque quando li avete per far pagare gli errori altrui, trattando il bonus come una semplice “assicurazione sulla vita” (con massimale peraltro bassino se giocate, come spesso dovreste visto il livello dei vostri avversari, molto deep).
CON QUANTO GIOCARE A questo proposito però, altro consiglio della serva, anzi dello scriba: a Vegas ci saranno pure un sacco di scarsoni ai tavoli, però nel mezzo si nasconde anche gente forte o pericolosa. Evitate di seguire troppo alla lettera i consigli dei pro che vi dicono di giocare sempre e comunque deep stack se avete idea di quello che fate. Perché questo è un consiglio sensato quando si è più forti del tavolo o quando si è in controllo della situazione.
Ma a volte capita che ci siano situazioni in cui rischia di essere più profittevole sedere al tavolo con pochi soldi davanti. E non solo se avete la iella di beccare al tavolo gli unici nove al mondo più forti per voi. Una per tutte: se il posto che vi è stato assegnato è esattamente alla destra di un loose aggressive maniac ubriaco, che qualora entraste deep stack vi costringerebbe a giocare un sacco di grossi piatti fuori posizione, entrate con meno soldi dei canonici cento bui.
Potrete finire ai resti molto in fretta, magari preflop come invece non potreste fare da deep, anche con qualche mano meno forte del vostro standard ma che comunque rischia di darvi del grandissimo valore sul medio periodo, grazie al sacco di dead money che troverete in queste situazioni perché tanto tutto il resto del tavolo non crederà ai raise del maniac ubriaco ma poi crederà al vostro all in, magari lasciandovi a giocare heads up con ottime “odds” un colpo da triple up pieno.
COSA EVITARE Ultima nota, capita spesso, specie se ci si allontana dalla Strip in questi tempi di crisi economica, di trovare diversi tavoli con partite di limit hold’em (mentre ormai con l’eccezione del Venetian e di tanto in tanto del Bellagio, si trova assai pochi tavoli di pot limit omaha o mixed games). Ecco, se non avete mai giocato a limit, non vi mettete a farlo a Sin City. Il limit è un altro gioco, punto. E anche se a fine serata l’illusione delle puntate fisse vi farà credere d’aver perso poco, in realtà rischierete d’aver regalato un sacco di soldi al prossimo, oppure di avergliene vinti meno di quel che avreste dovuto.
Rudy Gaddo inviato a Las Vegas