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Strategia

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il 2 Feb 2011

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Considerazioni sulla varianza e downswing di Matthew Janda

Considerazioni sulla varianza e downswing di Matthew Janda

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Questo articolo tratto dal blog personale di Matthew Janda, giocatore del team cardrunners.com, cerca di analizzare quali siano i fattori che maggiormente influiscono nei periodi di downswing e quali siano soprattutto quelli che ci portano a pensare di star giocando peggio del normale.

Come illustrato dal forte player in realtà in alcuni casi il periodo di perdita può essere dovuto a fattori estranei al nostro gioco e a una perecntuale maggiore di situazioni inevitabili in cui incappiamo.

Io sono uno di quelli che ha giocato a poker part time per gli ultimi 5 anni, non sono stato tra i primi a vivere i cosiddetti “giorni di gloria” del poker, ma ricordo bene l’entrata in vigore dell’UIGEA e di come la gente parlava di tassi di vincita prima dell’uscita di Poker Table Rankings e siti del genere.

A quei tempi, vista la difficoltà nel verificare alla perfezione l’andamento delle proprie sessioni, un tasso di vincita pari a 2/3 PTBB(unità di misura pari a 2 volte il Big blind) era considerato decente e un tasso pari a 5 PTBB era considerato buono. Adesso praticamente nessuno ha un tasso di vincita superiore a 3PTBB su Full Tilt e Pokerstars ad eccezione di un piccolo manipolo di giocatori.

Ho letto molte discussioni sul downswing e in molti affermano che non si può avere un downswing pari a 20 o + BI(buy-in) senza dover riconoscere di star giocando male, ma anche grazie all’ausilio del software EVPLUSPLUS , si è riusciti a verificare quanto possa essere folle la varianza.

Parlando con la gente nei forum o dal vivo sembrerebbe che tutti riconoscano come si stia giocando meglio quando si è in upswing di quando si è in downswing, la cosa è abbastanza sensata, ma secondo me non sempre è vera. Cercherò di spiegarmi meglio attraverso alcuni ragionamenti.

  • Quasi tutti runnano bene o in media quando iniziano a giocare

Forse non tutti saranno d’accordo con questo, ma se si parte con il piede sbagliato e si gioca male all’inizio allora in generale la persona tenderà a smettere. E’ effettivamente raro che qualcuno giochi le sue prime 30,000 mani andando incontro a perdite e possa andare avanti normalmente.

La maggior parte dei giocatori sono persone intelligenti e se su un campione sufficienti di mani non hanno ottenuto risultati positivi probabilmente passeranno a fare altre cose. Il fatto di pensare che si stia giocando peggio nasce dal confronto con i periodi in cui si è vinto qualcosa.

  • Si incorre in periodi neri a causa dell’incidenza di 3 fattori concomitanti: aggiustamenti dell’ EV, influenza di coolers e di “shit spots”

Aggiustamenti dell’EV: lo si può vedere facilmente se si usa Hold’em Manager, la vostra migliore opzione di tasso di vincita analizzando i dati raccolti con il software è il vostro EV corretto. In molti dicono che questo rappresenta solo il 5-10% di quello che si può ottenere, ma in realtà secondo me è un valore abbastanza preciso nel lungo periodo.

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Coolers: in linea di massima è difficile regolarsi e definire quanto siamo vittime di cooler e se abbiamo agito correttamente in quelle situazioni. E’ molto difficile gestire queste situazioni e cercare di capire se in determinate situazioni si sarebbe potuto perdere di meno. Quindi limitiamoci ad accettare che fanno parte del gioco.

Shit Spot: sono le situazioni in cui si gioca la mano correttamente fino a un certo punto e nonostante questo ci si viene a trovare in situazioni difficili, nel senso che anche se a quel punto la chiamata è EV positiva stiamo andando incontro a una chiamata che sarà sempre EV negativa per il resto della mano. La lettura sbagliata nelle prime strade ci porterà a chiamate perdenti nelle ultime.

Ricapitolando se siamo in downswing stiamo incappando frequentemente in un mix di queste 3 situazioni sopra elencate. Il nostro calcolo che difficilmente può essere perfezionato basandosi sui coolers, può però valutare meglio l’incidenza della varianza attraverso l’EV corretto. Per quanto riguarda gli “shit spot” sono la causa maggiore di perdita di fiducia e dell’idea che nasce in noi nei periodi di downswing sul fatto che stiamo giocando peggio del normale.

Quando siamo in un downswing la maggior parte delle volte è perché ci veniamo a trovare più spesso del normale in “shit spot”, ci scontriamo contro il nuts un sacco di altre volte e questo ci fa pensare che stiamo giocando peggio di quanto in realtà stiamo facendo. Al contrario quando stiamo runnando bene ci troviamo in un sacco di “shit spot” in cui alla fine ci troviamo a vincere contro un bluff e questo vi fa pensare di star giocando meglio.

Sicuramente essere vittima di un cooler o perdere l’80% dei flip non è divertente, ma queste situazioni sono secondo me molto più semplice da affrontare e da verificare con i software. La difficoltà di una sessione di gioco è essenzialmente rappresentata dalla difficoltà delle situazioni in cui ci veniamo a trovare: tecnicamente quando abbiamo mani marginali o “bluff catcher” raramente quando abbiamo delle mani molto forti.

La realtà in fin dei conti è che bisogna sempre cercare di fare il massimo, prestare la massima attenzione e giocare ogni mano con una logica oggettiva, in questo modo si massimizza il proprio profitto nei momenti buoni e si minimizza nei momenti cattivi, continuando a crescere come giocatore.

L’articolo è tratto dal blog personale di Matthew Janda (cardrunners.com).


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