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Cash Game Online: la continuation bet
La continuation bet (cbet) è quella l’azione che, come il nome stesso lascia immaginare, viene in essere quando il giocatore che ha rilanciato preflop si trova a puntare anche al flop. La nomenclatura non cambia sia che siamo in posizione (IP, in position) o fuori posizione (OOP, out of position), visto che l’unico elemento rilevante è la consequenzialità tra preflop raise e bet al flop.
Il motivo per cui eseguire una continuation bet, che è la più semplice delle mosse che si possono fare, oltre che, spesso, la prima action dalla quale iniziare a mettere il pratica il piano della mano, si può articolare in diversi fattori: in primo luogo, accade che preflop avversari deboli chiamino il nostro rilancio solo per “vedere” le tre carte, per poi lasciare la mano ogni volta in cui non abbiano hittato nulla al flop; contro giocatori del genere, la cbet è senza dubbio la strada più semplice per vincere tanto.
Secondariamente, chi chiama un preflop raise, non avendo un range molto forte, di norma, considerando che viceversa 3betterebbe, potrebbe comunque abbandonare la mano su una nostra seconda azione di aggressione, avendo sì callato con una mano legittima, ma essendo sceso un flop molto pericoloso (poniamo che Oppo decida di callare preflop con 88, ma il flop cada AKT; difficilmente potrà continuare nella mano su una nostra seconda dimostrazione di forza).
Da questa introduzione potrebbe apparire che la continuation bet vada a costituire uno di quei modi in cui si stampano soldi con il poker online, ma non è esattamente così. Sicuramente, l’idea di poter vincere tanti piatti subito è allettante, ma non bisogna farsi prendere la mano. Un abuso di questa strategia, infatti, potrebbe essere dannosa, non appena i nostri avversari realizzino quello che stiamo facendo.
Quando la percentuale di cbet è molto elevata (diciamo superiore all’80%, dato facilmente rilevabile con l’ausilio di Holdem Manager o Poker Tracker) facilmente gli altri giocatori al tavolo, o almeno i più attenti di essi, capiranno le nostre intenzioni e inizieranno a chiamare sia con air che con mani forti la nostra cbet, con l’intento di outplayarci nelle streets successive oppure di prendere valore dalle nostre tendenze aggressive con un punto importante.
Quali flop sono da cbettare e su quali invece è meglio non proporre questa azione? Non è facile stabilirlo in senso generale, perché molto dipende dallo stile degli altri componenti del tavolo e dalla loro capacità di lettura delle mani. Cercando di trovare un terreno saldo su cui ragionare in questa sede, possiamo stabilire che sono da cbettare:
i) i flop pairati (es. 885, 997, AA8, J44) perché le combo di carte di Oppo che hittano il board si restringono di molto, avendo solo 5 carte (le due rimanenti per formare la coppia e i tre outs della terza carta) con cui può aver legato una coppia o un tris;
ii) i flop molto dry, ovvero quelli privi di progetti di scala o colore (es. K72r, Q63r, 932r);
iii) i flop monotone, ovvero quelli dello stesse seme (es. 8d6d4d, AdQd2d, Tc7c2c) perché se Oppo non ha nessuna carta per un progetto di colore potrebbe essere restio a proseguire anche se ha hittato, per dire, top pair;
iv) la maggior parte dei flop con Asso o Kappa carta alta (es. A75, AK6, A42, KJ2) perché siccome abbiamo rilanciato preflop, il nostro avversario può immaginare che abbiamo proprio quella carta (scary card), di base forte.
Quanto cbettare dipende sia dal nostro avversario, sia dal board. Se è molto drawy, è meglio fare size più scomode da chiamarsi per l’altro giocatore, mentre se sapete che folda a moltissime cbet, inutile investire ¾ pot quando con una bet da mezzo piatto si otterrebbe lo stesso risultato.
Ci sono molte texture del flop e diverse situazioni in cui cbettare è quasi sempre profittevole. Iniziare a riconoscerle, in combinato con un’attenta osservazione dei nostri avversari e dei loro punti deboli, renderà sicuramente profittevole effettuare una cbet, almeno fino a quando i giocatori avversari non aggiusteranno il loro gioco in relazione alla nostra aggressività.