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Unibet Dublino, ora non sogno più: ma non chiamiamola iella
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DUBLINO – La sorte dà, la sorte prende. Al sottoscritto aveva dato, e tantissimo, all’Unibet Open di Malta con quel quarto posto che non potrò mai scordare. Ma poi si è metaforicamente ripresa tutto indietro, per fortuna senza interessi, sia a Barcellona, nella seconda tappa dell’Unibet Open svoltasi a giugno, che oggi, in occasione del day1B della terza tappa del circuito organizzato dal colosso del betting svedese al Citywest di Dublino. In entrambi i tornei a ghiacciare le mie ambizioni è stato un bel poker di “oppo” (ma quanto è forte ovunque vada a giocare?) contro cui nulla ha potuto il mio full.
Ed in entrambi i tornei, ripresomi dal colpo da cui comunque mi ero salvato grazie a stack deep, a eliminarmi è stato poi un confronto A-K contro J-J dell’avversario. Questa volta, con i due fanti in mano al pro olandese di Unibet Paul Valkenburg, che per vincere il flip in blind war, non contento della sua big pair, si è pure concesso un altro “quads” su board Q-J-3-J-10.
Posso quindi dire di essere andato out senza rimpianti, punito a colpi di sfiga? Decisamente no. Lasciamo il “whining” ad altri. Perché oggi a Dublino, se a qualcuno dovesse interessare, credo di aver giocato il peggior poker da torneo della mia vita. Otto ore zeppe di errori, cattive interpretazioni del tavolo, e decisioni nel migliore dei casi marginalissime. E poco importa, che in meno di 300 mani giocate, mi sia beccato due pokeroni in piena faccia: questa è stata una giornata degli orrori per me. Proviamo ad elencarne qualcuno.
Orrore numero uno: il primo poker. Iniziamo col dire che nella mano in questione, ultimo colpo del primo livello bui 25-50 stack di partenza 20.000, da mid position apre un giocatore irlandese che ha già visto una serie di manone mondiali, ma si è finora dimostrato assai solido non controrilanciando mai nemmeno 10-10 e J-J da bottone su aperture di player in late position.
Dunque, il trifoglio in questione fa 150, io mi appoggio con 2-2, mi imitano i due bui. Prima nota a margine: “flattare” con coppiette un giocatore solido per provare a “stackarlo” per set mining è una perdita di soldi. Meglio tribettarlo e fargli passare della roba, oppure passare direttamente noi che tanto quando “settiamo” lui tende a pagare poco. Comunque per la cronaca: flop A-K-4 rainbow, tutti bussano. Turn 2, sempre più arcobaleno.
Si prefigura uno spot profittevole per me. Piccolo buio fa ancora check, grande buio punta 300, il trifoglio alza a 1.100, con il mio baby set io mi appoggio in posizione, pensando che l’irlandese potrebbe sì avere assi o re data l’action, ma potrebbe anche avere asso-re (su cui però ho qualche dubbio perché difficilmente un giocatore solido avrebbe slowplayato top two al flop contro tre rivali), e molto più spesso asso-donna o asso-jack che vogliono definire meglio le mani avversari per gestire il colpo al meglio al river.
Piano di battaglia: valutare un rilancio per valore su molti river, consapevole però nell’eventualità di dovermi assumere il rischio di passare di fronte ad ulteriore resistenza perché siamo pur sempre di fronte ad un “rock” tendente al “nitty”. Passano i bui, e in quinta cade un altro asso.
A questo punto vado sotto ad un’altra fetta del suo range, A-K, ma potrei estrarre ancora valore da asso-donna e simili. Il 1.900 del mio avversario, però, dati gli stack in questione (io sono coperto e ho 16.000 dietro), unito al suo sospirone di finta debolezza, mi consiglia un timido call con underfull, per scoprire un bell’A-A dall’altra parte. Benissimo.
Se qualcuno dovesse interpretare questa mia mano solo come iella, si sciroppi la mano che gioco circa un’orbita dopo. Forse il peggior colpo della mia vita. Manco tre anni fa quando facevo i primi torneini on line combinavo roba del genere. Dunque, bui 50-100 apro 300 con Q-J off da late su big blind di biondo finlandese che è in mezzo tilt e è già crollato a 10.000 scarsi. Lui si appoggia. Flop Q83. Lui bussa, e io probabilmente sbaglio una prima volta a decidere di “cbettare” contro avversario in tilt che potrebbe fare mosse imprevedibili lasciandomi lì a mezza strada con mano marginale. Detto fatto, al mio 450 lui spara 1.200. C’è odore di draw o di coppietta che non è migliorata.
D’istinto, senza fare però un piano preciso per il prosieguo della mano, chiamo. Turn bianco, anzi nero, 2. Lui fa check. A questo punto sento di essere buono, ma senza nemmeno guardare il suo stack, errore madornale, faccio un 1.300 che non è né carne né pesce. Lui va all in per 7.000 abbondanti e a questo punto mi do dell’idiota a ripetizione (i termini che uso nella mia testa sono ben più coloriti) e poi me la faccio sotto e passo lasciando perdere il mio istinto sul più bello, con lui bellamente a girare A-7 di quadri. Doyle Brunson rules: quando rivalutate la forza della vostra mano ma vi vengono dei dubbi, restate con la prima impressione.
Non ne avete ancora abbastanza delle mie eresie pokeristiche? Sentite un po’ come ho guadagnato i minimi dalla mia unica monster di giornata, asso-asso, contro Paul Berende, giovane olandese che con il connazionale De Korver era forse il più blasonato tra i 140 iscritti a questo day2 (tra questi anche Fabio Bianchi e Max Lupi, entrambi out). Bui 100-200, apre da mid il solito trifoglione diventato un po’ più loose, almeno nelle aperture, dopo un double up pieno A-A contro K-K che lo ha reso chip leader del tavolo. Controrilancio 1.425 con i pini, contento di averlo tribettato poco prima con aria ed essere stato sgamato. Si sa mai che trovi action. Berende, finora molto solido al tavolo, fa 3.400 da bottone. Passano tutti gli altri, la parola torna a me.
Sono coperto con i miei 19.000. So, da un discorso fatto una ventina di minuti prima a proposito di una mano giocata al nostro tavolo, che lui nei tribettati a questi livelli tende a flattare le big pair e a 4bettare i big ace. E allora, in quello che si prefigura come favoloso spot per slowplayare e prendersi un rischio data la scarsa equity del suo range, faccio la mossa da torneino su room italica. 4bet corta a 7.500, praticamente giocando face up e dandogli l’occasione di passare quello che mi dirà poi essere stato A-K. Complimenti, Rudy. Sei proprio forte. E allora è giusto che gli altri facciano poker, o becchino sempre le manone quanto tu cerchi di muoverti in steal. Ti sta bene.