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Doyle Brunson confronta Stu Ungar e Phil Ivey
Nel suo ultimo post su doylesroom.com, Doyle Brunson fa alcune interessanti considerazioni su due dei migliori giocatori che siano mai vissuti, segnatamente Stu Ungar e Phil Ivey. Spesso si è dibattuto su chi dei due fosse il migliore. Doyle li conosce entrambi bene per esperienza personale e sostiene che se avessero giocato heads up a cash, Phil sarebbe stato un grande favorito, mentre in un torneo freezeout, cioè senza la possibilità di rientare in gioco una volrta perse le proprie fiches, scommetterebbe su Stu.
“Quando poteva perdere solo il buy in Stu aveva talmente tanta immaginazione che credo che avrebbe vinto“, dichiara Doyle, pur ammettendo che un freezeout tra i due sarebbe probabilmente stato un coinflip. Doyle continua spiegando che crede che Stu fosse il più gran vincente di sempre, ma tra i peggiori quando perdeva. “Stu non è nella mia top 20, mentre Phil lo è certamente“. La spiegazione è che, secondo “texas dolly“, ci vuole più che talento ed immaginazione per essere un buon rounder. Bisogna essere capaci di accettare le sconfitte, gestire i brutti periodi, e migliorare anche nelle cose che già si conoscono. Tutto ciò a Stu mancava. Inquesto le opinioni di Doyle coincidono parecchio con quelle recentemente espresse da un’altro “grande vecchio” del poker, Barry Greenstein.
Il tre volte campione del mondo Stu Ungar è morto nel 1997 per un problema di cuore legato alla droga, mentre Phil Ivey stava ancora imparando le basi del poker, quindi non sapremo mai come sarebbe finito un heads up tra i due. Resta però – o forse perciò – un’idea affascinante, soprattutto se analizzata da una leggenda come Doyle.