Fahra e le Wsop: “Il vero poker è un’altra cosa”

LAS VEGAS – Prima pausa del campionato del mondo di omaha: è l’ora di farsi un bel caffè. Che Sam Farha, 50enne libanese di Beirut trapiantato nel Texas, a dire il vero vorrebbe accompagnare con un muffin.
“Purtroppo sono finiti, gradisce qualcos’altro?” gli risponde la commessa di Starbucks. Sam, specialista di cash game che per sei mesi l’anno frequenta abitualmente la mitica Bobby’s Room del Bellagio, fa spallucce senza perdere il suo proverbiale sorriso: “Peccato, è l’unica cosa che qui si può mangiare”.
E poi chiede: “Hai mai provato a mangiare qualcosa qui al Rio?” correggendosi subito “Ma cosa te lo chiedo a fare? Se sei italiano allora mi puoi capire. Da voi sì che si mangia bene. E’ anche per questo che appena finita le World Series of Poker mi farò due settimane di vacanza a Capri”.