POLLACK, BRACCIALETTI E QUELLA REGINA DA SALVARE

Tutti i giorni, puntuale come un orologio svizzero, il commissioner delle World Series of Poker Jeffrey Pollack fa interrompere il gioco alle 14.20 per la rituale cerimonia di premiazione dei vincitori dei braccialetti assegnati la notte precedente. Nulla di trascendentale: due battute, quattro foto per la stampa, e poi tutta la Amazon Room che zittisce come per incanto il cicalio delle chip per ascoltare l’inno nazionale del premiato.

Stavolta sul palco è di turno John Kabbaj, pro’ inglese che ha vinto con merito il braccialetto nel mondiale di pot limit hold’em. Scusandosi con il pubblico per un attimo di esitazione della regia, che non fa partire l’inno inglese quando dovrebbe, l’inappuntabile Pollack annuncia: “Ed ora ascoltiamo insieme God save the queen”. Siamo tutti pronti, sull’attenti manco fossimo in caserma all’adunata del mattino.

In sottofondo però, invece che l’inno inglese, parte tambureggiante “God save the queen” dei Sex Pistols. Pollack e Kabbaj, capito che la regia non si è resa conto dell’errore, iniziano a danzare un po’ goffamente per vincere l’imbarazzo. Anche gli americani, a volte, si sbagliano.

Rudy Gaddo