ULTIMO GIORNO DI SCUOLA AL RIO

LAS VEGAS – Dove prima c’era folla oggi c’è il vuoto. Si respira aria da ultimo giorno di scuola al Rio. Miranda Room e Brasilia Room sono ormai deserte dalla scorsa settimana. Gli stand di quella sorta di fiera del poker che era sorta all’inizio del Main Event sono già stati smontati da tempo. Perfino la “Poker Kitchen”, la mensa che sorgeva all’esterno del Rio Pavillion, è stata smantellata. E un giorno via l’altro, anche la immensa Amazon Room è stata liberata dai tavoli. Prima la sezione rossa, quella dove fino alla scorsa settimana si giocava a cash. Poi la zona arancio. Quindi la blu. Domani, per l’ultimo giorno, solo un tavolo nella zona verde e i due tv table. Poi sarà il nulla. Fino a novembre niente più poker in questo centro congressi dietro la Flamingo Road. Che tristezza.

Senza il dolore della fine però non ci sarebbe la gioia dell’inizio. Solo piatta routine. Ecco, forse è proprio questo il rischio che corrono le Wsop. Quaranta giorni sono tanti, forse troppi, per chi è qui da inizio giugno. C’è il rischio che sia troppo. E che un evento straordinario diventi normale nel nome del dio profitto-a-tutti-i-costi. Sarebbe un peccato. A meno che le World Series non siano davvero “nothing but money”.