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L’ultima intervista di Anonymous: “Il nome collettivo muore, ma ha lasciato il segno”
Nell’ultima scena di V per vendetta, il protagonista mascherato muore dirigendo il treno su cui si trova contro il parlamento britannico, e dando così un senso alla sua fine.
La storia ha evidenti analogie con la figura di Anonymous, mutuata proprio da quel film, che negli ultimi anni ha fatto la sua comparsa in svariati campi tra cui quello del poker.
Anonymous è infatti anche il ‘nome collettivo‘ scelto da quindici regulars mtt che a febbraio hanno deciso di denunciare pubblicamente per la prima volta alcuni loro colleghi dediti quotidianamente alla mai abbastanza esecrata pratica del multiaccounting: per chi non lo sapesse consiste nel giocare i tornei con più di un account ed è vietata dai regolamenti di tutte le poker-room.
Sembra ieri, ma a pensare alle cose successe in questo frattempo è una vita intera. Dopo le denunce di Anonymous gli eventi si sono seguiti a catena, quasi come se fossero parte di un copione già scritto. Un sospetto multiaccounter shippa un evento Tcoop. Pokerstars fa partire i controlli e blocca numerosi conti-gioco di Bari. Uno dei bannati ritorce le accuse di Anonymous contro uno dei reg che si nasconde dietro al nome collettivo. La mancata smentita di questo reg va a minare alla base la credibilità dell’iniziativa.
Sembra ieri, e invece è davvero una vita intera. Quantomeno è la vita dell’Anonymous del poker, ormai arrivata alla sua fine. Quella che segue è infatti l’ultima intervista del nome collettivo: se volete, potete anche vederla come un epitaffio.
IPC: Anonymous depone l’ascia di guerra. Da cosa nasce la decisione di uscire dalla scena?
Anonymous: Principalmente per le divergenze di vedute che si sono create all’interno del gruppo. Quando abbiamo lanciato Anonymous avevamo convenuto che le identità che si nascondono dietro al nome collettivo sarebbero venute fuori. Alla fine è uscita solo una minima parte dei promotori dell’iniziativa, perchè diversi dopo aver lanciato il sasso hanno preferito ritirare la mano e non metterci la faccia.
Tieni conto che il nome collettivo è nato come moto di disgusto verso la pratica quotidiana del multiaccounting dopo aver visto che nel 2012 aveva preso sempre più piede. Dunque è nato come un moto di pancia più che di testa, con tutto quel che da ciò consegue. Sicuramente abbiamo peccato nell’organizzazione interna, come sicuramente non abbiamo gestito al meglio il polverone una volta sollevato. Sono però sicuro che, nonostante la fine poco gloriosa, Anonymous sia servito al poker italiano sotto diversi punti di vista.
IPC: In cosa credete di essere stati utili al movimento pokeristico?
A: Anzitutto pensiamo di aver sensibilizzato la comunità pokeristica su un problema di cui magari molti sapevano per sentito dire, ma di cui pochi conoscevano la reale portata. La denuncia pubblica ha aperto gli occhi ai giocatori spronandoli a inviare segnalazioni di multiaccounting alle room. Tra tutte, a raccogliere apertamente il testimone, è stata la sola Pokerstars. Sicuramente, poi, i controlli e i ban della room della picca saranno stati determinati anche dallo shippo Tcoop di un account quantomeno sospetto. Noi non abbiamo collaborato direttamente con la room, ma pensiamo che il messaggio che abbiamo lanciato sia stato in qualche modo recepito.
IPC: Una delle critiche che vi è stata rivolta è stata quella del non corroborare le denunce di multiaccount con le prove del caso. Il legittimo sospetto era che le prove non ci fossero.
A: Le prove c’erano, ma abbiamo preferito non divulgarle perchè ciò avrebbe significato rendere pubblici i nomi degli accusatori, e come ti ho detto prima alcuni di noi, dopo aver lanciato il sasso, hanno preferito ritirare la mano. Ovviamente eravamo consapevoli che senza le prove i multi-accounter abitudinari avrebbero continuato indisturbati con le loro merdate sentendosi in una botte di ferro. Però so per certo che alcuni di loro hanno smesso, e per quanto piccola questa è comunque una nostra vittoria.
IPC: In definitiva, cosa credi resterà alla scena pokeristica di questa fugace apparizione di Anonymous?
A: A mio avviso, la consapevolezza che se un fenomeno come il multiaccounting dovesse continuare a proliferare indisturbato, porterebbe il gioco al collasso. Quando abbiamo lanciato l’iniziativa, pur ognuno con la propria visione delle cose e con la propria sensibilità, l’obiettivo comune apertamente dichiarato era far vincere il poker in generale. Qualcosa in tal senso pensiamo di averlo smosso.