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il 11 Mar 2013

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Dario Alioto: “Serve un codice etico dei PPP”

Dario Alioto: “Serve un codice etico dei PPP”

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Un codice deontologico per i professional poker player. Un atto da sottoscrivere che impegna il giocatore a non mettere in atto pratiche illecite, o comunque non trasparenti, come multiaccounting, ghosting, softplay e collusion, pena la riprovazione dell’intera comunità pokeristica.

Visto il preoccupante proliferare di questi fenomeni, “distruttivi per il poker in generale”, l’idea del codice etico del ppp è stata lanciata dal capitano del Team Pro Sisal, Dario Alioto che ci parla dall’albergo di Londra in cui si trova per partecipare all’EPT.

In una situazione come quella italiana, dove tra professionisti ci si conosce un po’ tutti, un codice deontologico potrebbe servire a mettere un freno ad alcune pratiche discutibili e a ridare credibilità e pulizia al movimento in generale.

Per come ho immaginato la cosa, chi sottoscrive il codice prende un doppio impegno: in primo luogo, a osservare le prescrizioni firmate; in secondo, a controllare che gli altri che le hanno sottoscritte effettivamente le rispettino. Se qualcuno sgarra e nel giro si viene a sapere, automaticamente viene messo ai margini e si ritrova senza un briciolo di credibilità.

Ma in quest’ottica verrebbe messo ai margini anche chi sa che qualcuno ha fatto qualcosa e lo tiene per sé: l’omertà non sarebbe più consentita, i sottoscrittori del codice sarebbero tenuti a denunciare a una commissione interna i colleghi colti in fallo. Questo sistema, ovviamente, varrebbe solo per chi firma il codice, che automaticamente accetta di essere sottoposto al controllo degli altri firmatari. Ogni nuova adesione verrebbe sottoposta al vaglio della commissione interna: per essere accettati si dovrebbe avere una reputazione cristallina in merito al tema, o aver deciso da almeno un anno di rinunciare del tutto a pratiche vietate dal codice.

Nella visione di Alioto, dunque, le infrazioni al codice non sarebbero punite con sanzioni dirette, come del resto accade nei codici deontologici di ogni ordine professionale, ma con la riprovazione dei colleghi e la ‘messa ai margini’ della comunità.

Il problema principale è che in Italia il mestiere del giocatore di poker non è ancora inquadrato dalla legge, e in assenza di un ordine di categoria dovrebbero essere i giocatori ad auto-normarsi. E’ davvero una strada percorribile?

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“Ancora non ho parlato dell’idea del codice coi miei colleghi – prosegue Alioto – probabilmente, chi già mette la correttezza nel lavoro davanti a tutto, accoglierebbe bene l’idea. Ma credo che molti storcerebbero il naso.

Chiedere al professionista medio di darsi delle regole da solo sarebbe un po’ come chiedere al politico medio di fare una legge per abbassarsi lo stipendio. Difficile che lo faccia di sua spontanea volontà. Sarebbe invece costretto se la richiesta arrivasse dal basso. Per questo credo che i primi a reclamare la costituzione del codice dovrebbero essere i giocatori occasionali che vedono i professionisti come modelli da seguire. Se io sono un fan di Negreanu voglio essere sicuro che rispetti le regole e che non abbia scheletri nell’armadio”.

E’ davvero vicino il giorno in cui i professionisti di poker potranno dire di giocare pulito con tanto di certificazione?

Di certo l’idea di Alioto è apprezzabile sotto ogni punto di vista: nei prossimi giorni vi faremo sapere come è stata accolta in seno alla comunità pokeristica.

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