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Daniele Palini vince La Casa degli Assi: “Regalerò un IPT agli altri finalisti, voglio diventare un poker pro!”
Domenica sera è andata in onda l’ultima puntata de ‘La casa degli Assi’: ad aggiudicarsi la prima edizione del talent show italiano sul poker sportivo è stato il 24enne bresciano Daniele Palini, che si è aggiudicato 50.000€ in gettoni d’oro oltre al ticket per una tappa IPT già vinto nel corso della trasmissione.
IPC: Ciao Daniele. Hai da poco vinto la prima edizione de ‘LCDA’, come ti senti?
DP: Ciao, scusa se ogni tanto senti qualche pausa che sto grindando su Pokerstars. Sono felicissimo, ho vinto 50.000€ e a luglio andrò a fare l’Ipt a Saint Vincent! Appena arrivati in Marocco, Luca Pagano e Alberto Russo ci dissero che entrare nel programma sarebbe stata un’occasione per cambiare la propria vita. Per me non è stato così, prima ero felice della mia vita, dei miei amici, della mia famiglia. Anche ora non è cambiata, io sono un ragazzo normalissimo a cui piace il poker. Non sono un pro, sono entrato nella casa apposta per questo.
IPC: Quindi ora hai intenzione di continuare su questa strada, magari utilizzando una parte della vincita come roll?
DP: Proprio così, l’idea è quella di continuare a giocare, magari con più criterio e consapevolezza. Non bisogna mai sentirsi arrivati, non si finisce mai di imparare in questo gioco: ecco perchè ho intenzione di mettermi sotto e studiare con l’aiuto di un coach. D’altronde anche un altro concorrente, Pippo, era coachato. Io non so ancora bene a chi rivolgermi, magari Luca e Alberto potranno indicarmi qualche nome. Per ciò che riguarda la vincita, una parte la utilizzerò come bankroll per me e Jackeline. Poi vorrei regalare una tappa IPT a tutti gli altri cinque finalisti del programma. Con quello che resta farò qualcosa per i miei genitori.
IPC: Parlando proprio del programma: ci fai un quadro sul giocatore Daniele, prima e dopo quest’esperienza? Come giudichi il livello degli altri concorrenti e cosa pensi del tuo avversario in heads up, il tanto criticato Ercole?
DP: Non per presunzione, ma come ho già detto altre volte, questa è stata un’esperienza stupenda che mi sono goduta a pieno. Tuttavia non credo di essere cambiato troppo, sia come uomo che come giocatore di poker. Ne sono sicuramente uscito arricchito: sono stato 50 giorni in Marocco con altre persone, visitando posti nuovi e venendo a contatto con nuova cultura. Poi giocavamo sempre a poker sotto la guida dei coach, analizzavamo le mani e miglioravamo alcuni leaks. Mi è servito molto rispolverare alcuni concetti che, pur non essendo un pro, avevo già assimilato: ho quindi raggiunto una maggiore consapevolezza. Mi ha aiutato molto anche il confronto con Jackeline. Passavamo ore a discutere sulle mani, a parlare di poker e, non perchè io sia coinvolto, reputo che fosse la più skillata all’interno della casa, assieme a Pippo. Il livello generale era abbastanza variegato e, se devo pensare al modo di giocare di Ercole, spesso gli dicevo che lui si approcciava al poker come se stesse giocando a scala quaranta. Prima dell’heads up gli dissi: “Possiamo giocarlo 100 volte, ma tu non lo vincerai mai” e non perché io mi consideri già al top ma perché, come tutti hanno detto, avevo capito come pormi dinanzi al suo gioco. Con altri provavo qualche giocata in bluff, ma con lui avevo capito che dovevo espormi solo quando ero davvero pieno. A me sembra una cosa normale, mi fa strano che gli altri non l’abbiano capito e abbiano continuato a lanciargli chips addosso senza considerare l’history.
IPC: Prima di partire ti saresti aspettato di trovare l’anima gemella, come è poi successo con Jackeline?
DP: Sinceramente no, sono abbastanza estraneo a queste dinamiche. Ero partito perché mi piaceva l’idea e ovviamente per il premio finale. Se si fosse giocato soltanto a poker in una casa senza telecamere, l’avrei fatto anche più volentieri. Con Jackeline è capitato perché le cose dovevano andare così. Adesso però lei è a Roma e io a Brescia: sarà difficile vedersi, ma abbiamo intenzione di andare a convivere!