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il 6 Giu 2014

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Da Johnny Moss all’11 settembre: storia di Cesare Poggi, pioniere italiano alle WSOP

Da Johnny Moss all’11 settembre: storia di Cesare Poggi, pioniere italiano alle WSOP

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Cosa c’entra Las Vegas con Osama Bin Laden? Cosa hanno in comune il poker e la musica? E chi è il primo italiano mai andato a premio alle WSOP?

Queste domande, apparentemente del tutto scollegate tra loro, hanno un denominatore comune: Cesare Poggi. 75enne da La Spezia, Poggi è noto nell’ambiente del poker italiano come “il maestro”, appellativo guadagnato tuttavia in una lunga e prestigiosa carriera di pianista jazz.

Ma Cesare è anche un pioniere del poker in Italia, tra i primi a cimentarsi nelle varianti americane e infatti, non a caso, il primo italiano in assoluto a piazzare una bandierina alle World Series Of Poker. Molto prima di Max Pescatori ma anche di Valter Farina, primo italiano braccialettato nella storia.

Incontro il Maestro a Campione d’Italia, dove oggi giocherà il WPT National. Parlare con lui significa fare un tuffo nella storia di questo gioco, ma la prima curiosità riguarda la musica, e quello strano legame che pare avere con il poker.

IPC: Non sei il primo pianista capace di eccellere nel poker. C’è qualcosa nella vostra mente che vi avvantaggia nel gioco?

CP: La musica è matematica, quindi un musicista ha una forma mentis di questo tipo. Inoltre chi suona (in particolare il jazz) è obbligato ad avere una visione “lunga”, sempre uno o due passi avanti a tutti gli altri. E poi c’è la personalità: un artista ce l’ha forte per natura, e una forte personalità è qualcosa che si può far pesare, al tavolo da poker. Un esempio di questo è il mio amico Patrick Bruel, attore e cantante francese che ha avuto grande successo anche al tavolo.

IPC: E il tuo viaggio nel poker quando inizia?

CP: Gioco a poker da oltre 60 anni, e circa 30 anni fa ero tra i componenti di una famosa partita privata,  durata circa 10 anni. C’era anche Gherardo Crespi, colui che poi importò letteralmente il poker americano in Italia. Vincemmo tanto, e ricordo che a un certo punto si faticava a trovare “clienti”. Poi, un giorno, scoprii l’esistenza dei tornei. Ne avevano organizzato uno a Roma, e stavano per replicare al palasport di Milano.

IPC: Parliamo di tornei di poker a 5 carte?

CP: Esatto. L’iscrizione costava 1 milione di lire, che allora erano tanti soldi. Non mi aspettavo molti iscritti, invece eravamo in 220! Per me fu come un’epifania. In palio c’erano due Mercedes: una 500 SEC al 1°, e una 250 SEL al 2°. Vinsi quel torneo, ma la Mercedes non la vidi mai perchè decisi di “cashare” il premio.

IPC: E da qui come arrivi a Las Vegas?

CP: Gherardo ci aveva spiegato i giochi americani, da 7-card Stud all’Omaha fino all’Hold’em. Per uno come me, a fine anni ’80 Las Vegas significava una sorta di “level up”. Partii e iniziai a giocare, ma anche a suonare per diletto: ero un cliente del Golden Gate e mi mettevo sempre al piano. La proprietà mi notò e in poco tempo mi aveva già ingaggiato, così mi trasferii con la famiglia.
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IPC: Ed eccoci a quel famoso torneo dell’aprile 1993, quando termini quarto a un evento Pot Limit Hold’em piazzando la prima bandierina WSOP per un italiano.

CP: In realtà ero già andato vicino al braccialetto a un evento di 7-card Stud dove fui molto sfortunato, persi un monster pot e uscii in 15esima posizione, fuori dai premi.

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IPC: Che altri ricordi hai delle WSOP di allora?

CP: C’era molta meno gente, erano altri tempi. Pensa che riuscii anche a giocare con Johnny Moss

IPC: Davvero hai giocato con il primo campione WSOP della storia?

CP: Sì, era già malato e in carrozzina. Credo di essere stato presente a uno dei suoi ultimi tornei, perchè  l’anno dopo morì. Comunque ho conosciuto molti altri giocatori forti, da Hellmuth a Johnny Chan fino a Chris Ferguson, che uscì in bolla in un satellite da 220$ per il Main, lasciandomi via libera. Ma non era ancora “Jesus”…

IPC: A Vegas prendesti anche la residenza?

CP: No, ma allora le cose erano un po’ più semplici. Alla scadenza del visto bastava uscire dal paese e andare in Messico: al ritorno te lo rinnovavano per altri 6 mesi. Di viaggi-lampo così ne ho fatti diversi, spesso in compagnia di Valter Farina. Di lì a poco avrei potuto ottenere la Green Card, ma poi arrivò Bin Laden

IPC: E cosa c’entra Bin Laden con Cesare Poggi?

CP: Gli attentati dell’11 settembre sconvolsero anche Las Vegas. Nei mesi seguenti le presenze subirono un autentico crollo e ci fu una tremenda crisi. Tanti si ritrovarono senza lavoro, e tra questi anche molti pianisti. Io ero riuscito a rimanere al mio posto, ma un giorno il mio datore di lavoro mi disse, a malincuore, che sarebbe finito tutto lì. Ebbi una buona proposta da Parigi e me ne andai lì per qualche anno. Rientrai definitivamente in Italia nel 2007. Da allora non sono più andato a Vegas.

11-settembre

 

L’intervista completa al pioniere italiano alle WSOP uscirà sul prossimo numero di Poker Sportivo, l’unico periodico di poker in edicola ora disponibile anche in formato ebook per dispositivi Apple e Android!

 

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