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il 14 Giu 2014

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Dario Alioto: “I floorman delle Wsop non sono imparziali!”

Dario Alioto: “I floorman delle Wsop non sono imparziali!”

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Nella giornata di ieri abbiamo dato notizia della polemica sollevata da Mike Matusow in seguito alla penalità attribuitagli dal floorman per ‘eccessiva esultanza’ in un evento WSOP: ‘The Mouth’ si è lamentato dicendo che se al suo posto ci fosse stato qualche giocatore ‘di blasone’ come Phil Ivey o Daniel Negreanu la sanzione sarebbe stata ben diversa.

L’esternazione di Matusow ha catturato l’attenzione anche del capitano Sisal Dario Alioto, che sulla nostra pagina Facebook ha denunciato la poca imparzialità dei floorman WSOP.

Ecco il messaggio scritto da Alioto nei commenti all’articolo su Matusow:

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Incuriositi da queste parole, vista anche l’esperienza accumulata dal siciliano alle World Series, lo abbiamo raggiunto per farci spiegare meglio:

Devo dire, purtroppo, che i floorman delle Wsop non sono imparziali, nelle loro scelte hanno una pesante influenza i rapporti personali che hanno con i giocatori, la loro generosità nel dare mance e soprattutto il loro peso mediatico.  È evidente a tutti che fare un ruling particolarmente severo contro un pro molto seguito può spesso diventare un boomerang con conseguente pubblicità negativa per l’organizzazione. Alle Wsop conoscono bene questo fattore, quindi si guardano bene dallo scontentare giocatori ‘importanti’”.

Alioto ci ha poi raccontato alcuni episodi che lo hanno visto protagonista in negativo, in cui a causa di valutazioni a suo avviso errate di alcuni direttori di sala ha perso parti importanti dello stack.

Avrei mille episodi da raccontare. Nel 2012, ad esempio, mi capitò di avere un ruling a sfavore che mi costò il 20% dello stack per un errore del dealer, che mi fece postare per la seconda volta di fila il BB. Chiesi subito di fermare l’azione, subito dopo il fold del giocatore UTG e mentre stava foldando il giocatore su UTG+1. Il dealer mi ignorò, facendo continuare il gioco. Quando arrivò il mio turno, mi rifiutai di giocare e pretesi l’intervento del floorman, il quale disse che era troppo tardi per dichiarare il missdeal perché ormai c’erano state più di tre azioni e se ne fregò del fatto che io avessi chiesto al dealer di fermarsi subito dopo il primo fold!

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L’anno dopo, tuttavia, a parti invertite, nello stesso torneo, un Pot Limit Omaha Hi-Lo da $1.500, un giocatore al tavolo fu danneggiato da una svista del dealer e Dario, pur avendo dalla sua il regolamento, lo aiutò:

In quell’evento prima splitto un piatto con un avversario e poi gioco una mano dove io rilancio e quello stesso avversario gioca, per poi vincermi il piatto al turn dove io check-foldo. Mentre la seconda mano è in corso l’avversario si lamenta del fatto che due mani prima il piatto era stato splittato in maniera scorretta! Aveva ragione, era stato un errore del dealer, ma in questo caso non era troppo tardi per rettificare? Il floorman procedette a prendere le chips dal mio stack, mi guardava aspettandosi una mia reazione: tutti sapevamo che se mi fossi lamentato non avrebbe potuto procedere, in quanto il regolamento sarebbe stato totalmente a mio favore. Tuttavia non ebbi l’ingordigia di pretendere un ruling a mio favore, perché non trovavo giusto danneggiare l’altro giocatore vittima del solito dealer incompetente. Mi immedesimai ricordando l’accaduto dell’anno prima, dove trovai un tavolo di giocatori che acceleravano l’azione invece di fermarsi con la complicità del dealer! Non volevo certo fare a qualcun altro la stessa cosa che avevo subito io”.

L’ultimo commento Dario ce lo riserva sulla vicenda di Matusow:

Non essendo stato presente in sala non mi permetto di giudicare la scelta del floorman. Ritengo che il rispetto dell’avversario sia una cosa estremamente importante nel poker, tanto nella buona quanto nella cattiva sorte. Personalmente cerco sempre di mantenere un contegno, poi è normale che, se capita un final table televisivo e hai tanti amici a tifare negli spalti, vai ad abbracciarli quando vinci un all-in importante… ma quella è decisamente un’altra cosa!”.

 

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