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Dieci anni di EPT col recordman Luca Pagano: “Le sfide più divertenti con la prima generazione di pokeristi!”
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La tappa numero 100 del’EPT è dietro l’angolo, e per l’occasione non potevamo che sentire Luca Pagano, volto simbolo di PokerStars nel nostro Paese e il cui destino pokeristico è strettamente legato al più grande circuito europeo.
Luca infatti non solo giocò la prima tappa EPT, ma arrivò addirittura terzo. A riprova che il buongiorno si vede dal mattino, oggi Luca detiene il record di piazzamenti a premio (20) e tavoli finali (7) nel circuito fondato dieci anni fa da PokerStars.
IPC: La tappa numero 100 dell’EPT è dietro l’angolo: come procedono le manovre di avvicinamento?
LP: Per me Barcellona è sempre una tappa molto importante perché posso dire che lì è iniziata la mia carriera, arrivando al mio primo tavolo finale nella prima tappa EPT in assoluto. In questi anni ho imparato a non avere troppe aspettative, basta non fare errori poi il torneo andrà come dovrà andare… Di sicuro sarebbe bello riuscire a bissare un grande risultato proprio a Barcellona, dieci anni e 100 tornei dopo.
IPC: Qual è la tappa del circuito cui sei più legato?
LP: La soddisfazione più grande sul piano economico è arrivata al Grand Final Montecarlo (del 2008, 6° per 333.000€, ndr), ma il final table raggiunto al primo EPT di Barcellona è un ricordo speciale perché rappresenta l’inizio di tutto. Non dovevo giocare il torneo, ero lì in vacanza. Mio padre decise di regalarmi l’iscrizione e io riuscii ad arrivare fino in fondo. Con i soldi vinti riuscii a fare altre tappe EPT in cui arrivai di nuovo a premio. Posso dire dunque che grazie a quel risultato mi sono costruito il patrimonio che mi ha permesso di diventare un professionista vero e proprio, oltre ad avvicinarmi a PokerStars.
IPC: Abbiamo parlato di bei momenti. Ricordi qual è stato il momento più negativo di questa decade nell’EPT?
LP: Purtroppo, nel gioco del poker, in un torneo con 1000 iscritti alla fine ci saranno sempre 999 giocatori scontenti. Quindi se da una parte ricordo con grande piacere i tavoli finali che ho raggiunto, devo anche ricordare i momenti brutti legati alle eliminazioni più cocenti. Molto spesso è la mano secca a decidere il torneo di un giocatore.
IPC: A proposito di mani secche, in questi dieci anni ci sono delle bad beat, inflitte o subite, che ricordi?
LP: Dopo dieci anni di professionismo e tante ore giocate si impara a non dare troppa importanza alla bad beat specifica, data o ricevuta. Il poker va ben oltre la singola mano. Detto questo, essere eliminati con determinate mani, non necessariamente con delle bad beat per come si intendono di solito, resta sempre impresso. Ad esempio, al Grand Final Montecarlo dove arrivai sesto, se avessi vinto la mano in cui sono stato eliminato probabilmente avrei vinto 2 milioni di euro, anche se posso dire che andò bene lo stesso. In generale, comunque, preferisco considerare una bad beat in questo senso, piuttosto che nel senso di perdere contro uno, due o tre out. Possiamo dare lo spunto a chi si avvicina al poker di non stare a intestardirsi o ricordare una mano specifica.
IPC: Hai incrociato tanti giocatori in giro per l’Europa. Chi ti ha dato più “fastidio” sul piano del gioco?
LP: In dieci anni di EPT credo di aver contato tre generazioni di giocatori. La prima ondata è durata circa tre anni, un altro giro è durato forse un po’ di più. L’ultima è appena arrivata, quindi ho visto veramente un sacco di giocatori arrivare e andarsene, e con molti di loro ho stretto una bellissima amicizia. Le sfide più divertenti, quelle che mi hanno insegnato più e cui sono più legato, sono state quelle con Marcel Luske, Carlos Mortensen, Alex Stevic. I miei ricordi sono più legati ai giocatori della prima generazione perché sono quelli che mi hanno insegnato di più giocandoci contro.
A Luca Pagano va il nostro “in bocca al lupo” per l’inizio della stagione numero 11 dello European Poker Tour.