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Intervista al November Nine Martin Jacobson: “L’obiettivo è rendere al meglio, spero basti a vincere!”
Siamo quasi al conto alla rovescia. Mancano davvero pochi giorni all’inizio dell’atto finale del Main Event WSOP e l’attesa, come ogni anno in questo periodo, si fa frenetica.
Tra quote dei bookmakers e pareri sparsi qua e là su chi potrebbe essere il futuro campione del mondo, siamo andati a pizzicare direttamente uno dei prossimi protagonisti, ovvero lo svedese Martin Jacobson, assieme a Mark Newhouse il più esperto dei Nove che si giocheranno la prima moneta di dieci milioni di dollari e quel pesante braccialetto che non ‘schiaccia’ ma dà gloria pokeristica eterna.
Nel corso dell’intervista “The Italian Crusher” si è mostrato estremamente disponibile.
IPC: Il tavolo finale sta arrivando: la pressione inizia a farsi sentire?
Martin Jacobson: Senza dubbio sì, almeno un po’. Ma credo sia una buona cosa finché mi aiuta a rimanere concentrato e motivato. Nonostante la pressione che ci sarà, comunque, sarà fondamentale riuscire a gestirla e a rimanere calmi.
IPC: Martin, ti sei prefissato un obiettivo minimo oppure il braccialetto rimane il tuo unico pensiero?
M.J.: Il mio solo obiettivo è quello di rendere al meglio delle mie capacità, spero questo sia abbastanza per riuscire a vincere.
IPC: Sei probabilmente il giocatore più esperto tra i finalisti: come credi userai questa particolare ‘skill’?
M.J.: Userò la mia esperienza per rimanere focalizzato sul gioco. Non farsi distrarre dal contorno e dalla posta in palio sarà fondamentale.
IPC: Quando sbarcherai a Las Vegas? In che modo hai trascorso l’estate dopo le WSOP?
M.J.: Partirò per il Nevada il tre novembre, una settimana prima dell’inizio. Quest’estate ho giocato un paio di EPT, sono stato un po’ in vacanza e il resto del tempo ho cercato di prepararmi al meglio per questo evento.
IPC: Questo tavolo finale in Svezia è atteso come in Brasile per la presenza di Bruno Politano?
M.J.: (ride) Sfortunatamente no, non è così atteso. Gli svedesi non sono così appassionati di poker come lo sono i brasiliani! C’è comunque un buon numero di miei connazionali felici che io possa rappresentare il paese in un palcoscenico tanto importante. Non mancheranno, dunque, di seguirmi.
IPC: Hai ‘studiato’ per il tavolo finale? Ti sei confrontato con altri professionisti sulla strategia potenzialmente ottimale da mettere in pratica?
M.J.: Sì, ho lavorato molto duramente per prepararmi e migliorare il mio gioco, aiutato da alcuni dei migliori. E’ stata una grande opportunità per crescere pokeristicamente: sono estremamente grato a tutti coloro che mi hanno aiutato condividendo la loro conoscenza del gioco.