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il 14 Nov 2014

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Irene ‘spewergirl’ Baroni, terza all’ICOOP High Roller: “Tenevo d’occhio il payout, cosa mai fatta da pro!”

Irene ‘spewergirl’ Baroni, terza all’ICOOP High Roller: “Tenevo d’occhio il payout, cosa mai fatta da pro!”

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Questa è la storia lieve di un ritorno, la storia di un ‘salto’, almeno per una notte, dal Bridge al poker.

In pochi ci hanno fatto caso, ma dietro quel nickname femminile (‘spewergirl’) presente al tavolo finale dell’ICOOP High Roller, terminato questa mattina oltre le nove, si ‘celava’ Irene Baroni, ex professionista del texas hold’em che da un po’ ha appeso le due carte al chiodo.

“E’ stata una maratona incredibile – commenta raggiante Irenemi sono serviti infiniti caffè per stare sveglia e concentrata tutta la notte del Day 2. Nel Day 1 nulla di particolare da segnalare, mentre nella giornata finale ho giocato bene e, lo ammetto, sono stata anche molto fortunata vincendo alcuni colpi decisivi partendo da netta sfavorita. La struttura è stata eccellente fino all’ultimo, ma se è ottima per i grinder lo è meno per chi la mattina deve andare a lavorare. Neanche in un live importante si riesce a giocare così bene a poker, però per qualche momento ho rimpianto i tornei Rush di Full Tilt, quelli che avevano bui di tre minuti e pochissime chips di partenza (ride)“.

L’abbiamo sentita dopo un pomeriggio di shopping, come quelli che era abituata a trascorrere quando, da professionista sponsorizzata, aveva un bankroll importante sia per il poker sia per la real life.

“Di quello stile di vita rimpiango la possibilità di poter spender soldi senza alcun pensiero, perché lo sponsor pagava bene e non avevo nessun problema economico. Poi facevo tante trasferte, stavo insieme agli amici e partecipare ai live era una delle cose che maggiormente mi divertiva. Cessato il contratto con lo sponsor, però, le cose sono decisamente mutate. Ho iniziato ad avere meno voglia di grindare online, non potevo prender parte ai tornei dal vivo come prima e, in tutta franchezza, ero anche cosciente di non essere tra i migliori, quindi non avrei potuto vincere abbastanza da essere appagata. Nonostante in molti mi abbiano sempre etichettata come sbruffoncella, invece, ho sempre avuto piena consapevolezza dei miei limiti”.

Irene, quindi, è tornata al primo amore: il Bridge. Specialità che, seppur in maniera diversa dal poker, le dà da vivere.

“E’ il gioco più complicato che ci sia, molto matematico e dove la fortuna non esiste. Le mani, ad esempio, non possono esser valutate soggettivamente come avviene nel poker. Adesso sono professionista di questa specialità, ma non girano i soldi che girano nel poker. Ci sono un paio di tornei internazionali all’anno con montepremi importante, ma può equivalere a quello di un IPT. Nel Bridge si guadagnano soldi semplicemente perché persone facoltose ti pagano per entrare a far parte nel loro team, come fa la signora proprietaria della Lavazza e Angelini dell’omonima azienda farmaceutica. Quest’ultimo, esperto giocatore, ha invitato me e il mio compagno di Bridge sul suo yacht: il giorno ci godevamo il mare e la sera giocavamo”.

Quello che fa adesso la rende felice, quindi non è previsto, per adesso, un ritorno ai tavoli da poker.

“Anche il mio fidanzato Davide (Costa, n.d.r.) ha smesso e a gennaio inizierà un importante corso di cucina qui a Roma, dove viviamo adesso. L’idea è quella di investire nella ristorazione, ma non vogliamo farlo però con improvvisazione. Per quanto riguarda il poker, ho fatto qualche evento ICOOP per puro diletto: mi ha messo sul conto qualche soldo mio suocero dicendomi che avremmo diviso le vincite qualora fossero arrivate. Con questi inaspettati 14.000€, quindi, siamo tutti felici. Ieri sera ho monotablato e, a differenza del passato, ho sofferto durante gli showdown, buttando anche un occhio agli scalini del payout, cosa mai fatta prima”.

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La Baroni, infine, fa una riflessione sui ‘pericoli’ del ritorno a una vita normale.

“Non è per niente semplice, per questo chi adesso vince deve comunque avere consapevolezza che il poker, in futuro, potrebbe finire. Il salto all’indietro è tosto da compiere. Ad esempio, se prima quando uscivo vedevo una cosa che mi piaceva la compravo senza pensarci un attimo, adesso magari decido di aspettare il mese successivo prima di acquistarla…”

 

 

 

 

 

 

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