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Giada Fang sulle quote rosa nel poker: “Mercato sottovalutato, servono modelli di riferimento validi”
Da quando il Texas Hold’em è salito alla ribalta nei primi anni del 2000, con l’avvento delle prime piattaforme online fino ai giorni nostri, uno dei pochi dati certi è che il pubblico maschile è in netta maggioranza rispetto alla controparte femminile.
Questione di indole forse, dal momento che la competizione affascina in modo particolare gli uomini…ma siamo proprio sicuri che alle donne non piaccia in egual misura darsi battaglia?
Nel corso di un’intervista uscita qualche settimana fa alla ex- testimonial di Party Poker Kara Scott, è emerso come l’industria del poker tenda a fare una vera e propria distinzione di genere, prendendo in scarsa considerazione il gentil sesso.
Per Kara si tratta di un errore grossolano, che parafrasa in gergo pokeristico come “dead money lasciata sui tavoli“. Insomma, un mercato poco esplorato che potrebbe rilanciare nuovamente il movimento se solo si prestasse una maggiore attenzione.
Per l’occasione abbiamo deciso di intervistare uno dei volti femminili più noti nel panorama italiano: Giada Fang, pro del team Pokerstars.
IPC: Giada, pare che il poker susciti più interesse negli uomini che nelle donne. Secondo te il pubblico femminile è più restio ad approcciarsi al gioco o ci sono altre ragioni per le quali le giocatrici ai tavoli sono in netta minoranza?
GF: Innanzitutto prenderei in considerazione il fatto che il poker è sempre stato presentato come qualcosa di ‘poco rispettabile’. Le donne tendono ad evitare questo tipo di situazioni per una naturale paura dell’ignoto. Chi frequenta l’ambiente sa benissimo che i tornei sono eventi molto seri in cui non c’è alcuna differenza tra uomini e donne, anche se la percezione di chi sta al di fuori è spesso distorta. Il poker è a tutti gli effetti un ‘lavoro’ che va affrontato in modo serio e professionale, nel quale le skill e il mind set giocano un ruolo preponderante.
IPC: Sia live che online vengono organizzati dei ‘ladies event’. Pensi che questo sia un modo corretto di incentivare il pubblico femminile o al contrario potrebbe un elemento discriminatorio?
GF: Non penso assolutamente che dividere i giocatori per sesso possa portare alcun vantaggio. La vedo come una distinzione superflua dal momento che una donna può farsi valere benissimo ad un tavolo normale, essendo una competizione di abilità mentale e non un’attività basata sulla potenza fisica. Salvo nei primi periodi, non partecipo mai ‘ladies event’. In fondo esistono tanti tornei dai buy-in contenuti come i side-event che consentono l’ingresso a chiunque non possa permettersi cifre più elevate.
IPC: Sebbene le poker room stiano tagliando gran parte dei testimonial più illustri, nel corso degli anni il poker è stato rappresentato dai tanti volti maschili. Pensi che questo possa essere interpretato come un errore a livello di marketing?
GF: E’ indubbio che per il pubblico femminile una donna attragga maggiormente rispetto a qualsivoglia professionista di fama mondiale. A patto che non si tratti della solita ‘gnocca spaziale’ messa in bella mostra per le sue qualità estetiche piuttosto che per l’abilità nella disciplina. I poker pro più noti hanno appeal sulla gente del settore, ma non hanno lo stesso effetto sul grande pubblico. Se nei programmi dedicati al poker ci fosse una donna preparata, che spiega i concetti matematici e le strategie che stanno alla base del gioco sono sicura che potrebbe essere un ottimo modello di riferimento per nuove potenziali giocatrici.
IPC: Quale potrebbe essere una soluzione per avvicinare in maggior misura le donne al mondo del poker?
GF: E’ necessario abbattere i pregiudizi che circondano l’ambiente pokeristico e ne danneggiano irrimediabilmente l’immagine. Questa strada è percorribile solamente con i fatti, dimostrando alle donne che ai tornei di poker l’atmosfera è tutt’altro che losca. Se proprio si vogliono fare degli eventi ‘al femminile’ sarebbe interessante proporre dei satelliti ad importi ridotti per partecipare agli eventi live. Inoltre, se si riuscisse a stabilire delle norme chiare a livello nazionale che diano legitimità al poker da torneo, a mio parere il movimento femminile ne trarrebbe giovamento. L’aspetto della pulizia e della legalità è molto importante per una donna che si avvicina al poker sportivo.
L’intervista integrale a Giada uscirà sul prossimo numero di Poker Sportivo, l’unico mensile italiano di poker in edicola, disponibile anche in versione ebook sugli store Apple e Android e sul sito ufficiale http://www.pokersportivo.eu/.