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Astarita sulle nuove strutture WSOP: “Bene per i poker player, ma si rischia un effetto boomerang…”
Pochi giorni fa è stato ufficializzato il programma WSOP 2015.
Tra le tante novità, tra cui il “The Colossus” e il torneo “ibrido”, anche una nuova e rivoluzionare dote in chips.
A differenza degli altri di anni, difatti, tanti tornei avranno uno stack di partenza più corposo e addirittura alcuni livelli in più di gioco.
Il poker manager di Poker Club, Giulio Astarita, non ha nascosto il proprio entusiasmo per le nuove strutture di gioco previste, pubblicando un eloquente post sulla propria fan page Facebook:
“Per i giocatori di poker si tratta sicuramente di una bella novità: ci saranno mille spot in più per inventarsela e non ci si sentirà committati già dal quarto livello di gioco. Paradossalmente credo però bisognerà giocare addirittura più tight, visto che il giocatore americano medio è decisamente loose passive, specie nei primi livelli. Secondo me sarà un’esperienza di gioco divertente. L’aumento degli stack da un lato rende felice l’omino perché gli dai più chips, d’altro canto offre molte più possibilità al giocatore preparato per sfoderare le proprie skills. Sarà proprio un altro sport.”
In questa edizione, difatti, i tornei da 1.000$ avranno 5.000 chips di partenza, 7.500 gettoni quelli da 1.500$, e così via, con un incremento del 66% degli starting stack rispetto alla scorsa edizione per tutti i tornei dal buy-in sotto i 10.000$.
“Sino ad oggi le strutture WSOP erano fatte per collassare nei primissimi livelli e dunque permettere un immediato ri-gioco, a prescindere che si trattasse di un altro torneo, di un evento collaterale o più semplicemente di blackjack/roulette e altri giochi da tavolo. L’importante era che un player, una volta bustato, avesse subito qualcosa a disposizione dove continuare a giocare. Al Rio partono quotidianamente i famosi deep stack da 200$, e per quel che concerne il poker ci saranno anche quest’anno tanti altri tornei di contorno negli altri casinò. E’ chiaro che il Rio non ragiona in base agli eventi che ci sono negli altri casinò, ma il fatto che in quel mese e mezzo ci siano oltre 700 tornei di poker non è un caso.”
Il concetto che intende sottolineare Giulio diventa dunque di più ampio respiro:
“Dare più chips e inserire degli intermedi allunga inevitabilmente la durata del torneo, e non di poco. Alcuni tornei che sono 3-day non riusciranno più a chiudere in soli tre giorni. Io spero dunque che questo cambio nasca da un’attenta analisi sul ri-gioco a livello complessivo. E’ fondamentale che i giocatori, indipendentemente dal momento in cui bustano, abbiano ancora a disposizione qualcos’altro altrimenti si rischia un effetto boomerang dove il primo anno va tutto bene, mentre il secondo anno ci si rende conto che si sono fatti molti meno soldi a livello complessivo. Ricordiamoci che le direttive non arrivano dalla poker room, ma sempre dai piani alti, in altre parole, dalla proprietà del Ceasars.”
Photo: Futura Tittaferrante