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il 10 Lug 2015

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Professione Mental Coach: Nicola Pacchetti e l’esperienza a Las Vegas accanto al suo ‘cliente’…

Professione Mental Coach: Nicola Pacchetti e l’esperienza a Las Vegas accanto al suo ‘cliente’…

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Diciamocela tutta: ogni giocatore di poker, che si tratti di un amatore o di un professionista, ha una incondizionata stima di sé stesso.

Tutti ci sentiamo bravi, tutti pensiamo di poter dire la nostra. Ma siamo certi sia così?

A prescindere dalle singole abilità tecniche, quello che può fare la differenza tra l’essere un buon giocatore e il pensare di esserlo è l’approccio mentale che si ha al tavolo.

Proprio per questo tanti poker pro hanno deciso di affidarsi ad un mental coach, un vero e proprio esperto in materia di mindset, e non solo.

Il forlivese Nicola Pacchetti (a destra in foto) si occupa proprio di questa disciplina e in queste settimane supporta un forte regular del cash game punto it nella sua trasferta a Las Vegas.

In una lunga chiacchierata con Nicola abbiamo provato a scoprire in cosa consiste, in termini pratici, il suo lavoro.

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La premessa è però necessariamente di carattere teorico:

“Il mental coaching – spiega Nicola – si differenzia dalla psicologia tradizionale in quanto essa, essendo piu datata, non ha più avuto evoluzioni, è molto ferma a Freud per intenderci: ricerca i ‘perchè’ delle cause dei ‘problemi’. Il mental coaching invece si orienta sulle soluzioni e sui ‘come’ fare ad ottenere un obiettivo desiderato; prevede così dunque un traguardo futuro da raggiungere, obbligando il cliente (e non paziente) a porsi dei nuovi intenti, nuove ‘mete’. Lavoro, affiancando il mio cliente, sui modi per raggiungere l’obiettivo desiderato (formato assieme) partendo dal luogo/stato attuale.”

L’obiettivo del mental coach è semplice: migliorare le performance del cliente:

“Lavoro molto, nel poker e nello sport in particolare, sul Potenziale di un professionista. Mi spiego meglio: la psicologia sportiva ha definito una formula che spiega tutto ciò.  P = p – I (e/i). La tua Performance (P) è data dal tuo potenziale (p) meno le interferenze (I), esterne/interne (e/i). Tutti noi abbiamo e disponiamo di un potenziale che determina le nostre prestazioni: ecco io intervengo qui. Per fare emergere queste capacità che a volte rimangono ‘nascoste’ o che non crediamo di avere magari solo perchè non abbiamo ancora fatto certe cose, o perche in passato non è andata come avremmo voluto, o perché tizio ci ha detto che non siamo bravi abbastanza. Dobbiamo invece credere di potere. E lavorare. Eliminando tutte queste Interferenze, andremo ad elevare la qualità della nostra performance. E se eleviamo le prestazioni, anche i risultati faranno la stessa cosa.”

Pacchetti rivela dunque il modus operandi del suo lavoro:

“Solitamente lavoriamo sempre sia pre che post sessione. Prima di sedersi al tavolo è importante aumentare la capacità di concentrazione. Dopo analizziamo la sessione e lavoriamo sull’andamento della performance andando a migliorare ogni volta ogni singolo aspetto in vista della prossima sessione pokeristica. Dialogo interno, visualizzazione, convinzioni, fisiologia, percezione di se, rappresentazioni interne. È mio scopo dare al mio cliente il maggiore controllo di questi aspetti per far si che , appunto, sia lui a gestire e creare le circostanze e non il contrario. Un professionista deve usare tutte questi aspetti come vere armi a proprio favore! Altrimenti sara sempre succube degli eventi.”

Il segreto sta tutto in un’accurata programmazione della giornata:

Qui è basilare la programmazione e la flessibilità. Mi spiego meglio: Vegas offre tutto a tutte le ore quindi ci si deve programmare: orari, veglia/sonno, pranzi cene, sessione, palestra, feste e tutto. Diciamo che dopo due giorni in cui si gioca, è molto bello staccare e godersi le piscine ed i locali che offre Sin city. Le ore al tavolo devono infatti essere preparate da una buona dormita di almeno 7-8 ore, mezz’oretta di lavoro in palestra per contrastare le ore seduti in cui, ad esempio, viene rallentata la produzione di molti ormoni come la serotonina. Una volta al tavolo ogni 90-120 minuti è consigliata una pausa per analizzare l’andamento e rifocillarsi un po’. Solitamente startiamo verso le 17-18, pausa, poi sulle 22/30-23 cena e altre 2-3 orette di hold’em. Bisogna essere abili nella flessibilità come detto prima: accorti allo stato psicofisico e all’andamento della sessione. Credo che gli italiani abbiano un’edge pazzesca qui, quindi è bene perseverare e in caso di vincita soddisfacente è giusto poter giocare il più possibile ad esempio il giorno dopo. Ogni ora in più qui equivale a un notevole potenziale economico. Quindi sempre lucidi nel gestirsi e ponderare bene giorno per giorno.”

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