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Il November Nine Butteroni in un tatuaggio: “E’ un amico fraterno, contento di portarlo a Vegas a tifare per me!”
Il poker a volte è strano.
Non tanto per l’elemento di casualità implicito nel gioco, piuttosto per la capacità di unire mondi piuttosto distanti tra loro.
Come nel caso del nostro November Nine Federico Butteroni e due ragazzi di Torre del Greco, Giovanni Maggio e Gianluca Chiusel, conosciuti qualche anno fa in Australia:
“Nei miei due anni passati lontano da casa ho cercato di non legare troppo con gli italiani per provare ad integrarmi meglio con la gente del posto e imparare più in fretta la lingua, ma con Giovanni e Gianluca è stato diverso. Quando si sta via per molto tempo si cerca di ricreare un clima di intimità con le persone più strette e loro sono stati un po’ come una seconda famiglia.”
Pranzi e cene spesi assieme, Natale compreso, un mare di ricordi e un episodio che è rimasto nel cuore del player romano:
“Ho dovuto stare a letto un mese intero dopo essermi fratturato la gamba giocando a basket. In quel periodo loro si sono presi cura di me come fossi un fratello, preparandomi da mangiare o andando a prelevare i soldi dell’affitto quando necessario: insomma mi hanno fatto sentire a casa.”
Terminata l’esperienza in Australia i tre continuano a mantenere i contatti e per lui è arrivata l’ora di ricambiare il favore.
Prima di partire per Vegas Federico accetta la proposta di uno dei suoi due amici di poter investire sugli eventi che andrà a giocare nel corso delle World Series:
“E’ stato un gesto doveroso, tra l’altro nessuno dei due sapeva minimamente giocare a poker prima di conoscermi. Ogni tanto facevamo qualche partita tra di noi giocandoci cinque euro o scommettendo su chi sarebbe dovuto andare a prendere le sigarette, che in Australia erano piuttosto care!”
Nonostante le possibilità di successo ai mondiali di poker fossero bassissime, Gianluca e Giovanni non smettono mai di incoraggiare il loro amico:
“Prima di ogni Day del Main Event mi inviavano un coro di un minuto per augurarmi buona fortuna e restavano svegli fino alla fine. Non una cosa di poco conto se si considera che a Perth erano le due di notte quando cominciavo a giocare.”
Col passare dei giorni il sogno di Federico prende forma e tra una chiacchiera e l’altra riaffiora una promessa fatta in tempi non sospetti da uno dei due ragazzi:
“Giovanni mi aveva giurato che nel caso in cui avessi vinto il main event o fossi semplicemente arrivato tra i finalisti si sarebbe tatuato la mia faccia! Sul momento ci abbiamo scherzato su, ma ora che questo sogno è diventato realtà lui ha mantenuto la sua parola ed ecco il risultato!”
“Vorrei ringraziare entrambi per come i sono comportati con me – ha aggiunto Federico – e sono felicissimo di poterli ricompensare e portarli a Las Vegas con me assieme alla loro famiglia. Sono ragazzi della mia età, persone semplici e genuine, che ti prendono a cuore e in un certo senso il mio risultato è anche merito loro!”