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il 10 Mag 2016

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Adrien Allain: “Nessun rammarico per il mancato deal, ma per le chance di futura triple crown… sì!”

Adrien Allain: “Nessun rammarico per il mancato deal, ma per le chance di futura triple crown… sì!”

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Pur avendo espresso un poker una spanna sopra gli altri, Adrien Allain non ce l’ha fatta.

Al final table EPT di Montecarlo il francese ha chiuso al secondo posto dietro lo slovacco Jan Bendik, dopo un heads-up a dir poco sfortunato.

Non solo due coin flip girati dall’altra parte, ma anche un pazzesco set over set su tribettato dal quale Adrien non è proprio riuscito a salvarsi.

A rendere ancor più amaro l’esito finale, c’è senz’altro la differenza di pay out tra primo (961.800€) e secondo posto (577.800€). Allain, in vantaggio per 21 milioni di chips a 10 a inizio del testa a testa, ci ha infatti rivelato di aver rifiutato la proposta di deal del suo avversario:

“Durante la pausa Jan mi ha chiesto se ero intenzionato ad effettuare un accordo, dicendo che sarebbe stato felice di pattuire per 700.000€ a lui e 770.000€ a me. Ci ho pensato un attimo su, ma la differenza di stack tra di noi era troppo importante. I blinds non erano troppo alti ed ero convinto di poter giocare le mie carte al meglio. Se potessi tornare indietro prenderei la stessa identica decisione“.

Eppure il rammarico c’è. Eccome se c’è. Ma Adrien, più che i 385.000€, ammette di aver sofferto maggiormente il fatto di non aver conquistato la picca in un evento così prestigioso. Già vincitore di un WPT nel 2011, Allain stava già pregustando le chances di triple crown in ottica futura:

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“E’ chiaro che al termine dell’heads-up ero frustratissimo, non tanto per i soldi quanto per l’aver visto svanire la possibilità di diventare campione EPT e avere dunque l’opportunità di conquistare la triple crown quest’estate a Vegas. Non credo mi capiterà più una chance così ghiotta, ma ‘that’s poker’. Credo che se avessi rigiocato 100 volte questo heads up lo avrei vinto almeno 80; non tanto per le skills, ma anche perché ero molto più sereno rispetto al mio avversario, che è apparso ripetutamente piuttosto nervoso”.

Il player francese ha dunque ammesso di aver tirato un grosso sospiro di sollievo a inizio final table, al momento dell’eliminazione di Dario Sammartino:

“Lo ammetto: ho gufato! Sammartino era certamente uno degli avversari più difficili da affrontare e quando è andato in all-in contro Umarov ho sperato uscisse un 10… ed è uscito davvero!”

‘Last but not least’, Adrian ci ha dunque rivelato il thinking process nella mano ‘rubino’ del final table: il 4-bettato contro il connazionale Guerrero:

“Eravamo 5 left. Io e Jimmy avevamo stack decisamente più grossi rispetto ai nostri avversari e da diverse orbite stavo raisando sul suo big blind. La sua tribet è arrivata dunque un po’ telefonata e proprio per questo non ho esitato a 4bettare per mettere ulteriore pressione. Quando lui decide di chiamare escludo A-A, K-K, restringendo il suo range a mani come A-K, A-Q, Q-Q, J-J, T-T. Al flop, dopo il suo check, decido di c-bettare per provare a stealare il piatto. Quando chiama mi convinco fortemente non possa più avere J-J o T-T, set con i quali avrebbe check-raisato all-in molte volte. Restano dunque Q-Q, A-K, A-Q con un pezzo a cuori o addirittura, perché no, AK e AQ. Al turn checko dietro, sostanzialmente in giveup, ma lasciandomi comunque qualche chance su river favorevoli. E il river è proprio perfetto! Un 4 che distruggerebbe qualsiasi suo eventuale flush al flop e sul quale non potrebbe mai chiamare qualora avesse A-K o A-Q. Decido dunque di andare all-in, sapendo che l’unica mano che potrebbe chiamare e battermi è Q-Q. Mano che, allo stesso tempo, potrebbe comunque ancora foldare sul mio all-in visto che rappresento comodamente A-A, K-K, J-J o T-T!”

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