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Trash talking e penalità, Mosca: “Elettricità e adrenalina solo nei grandi appuntamenti”
Durante il day2C del Main Event WSOP giocato poche settimane fa al Rio di Las Vegas, Enrico Mosca è incappato in una penalità causata da un’esternazione quantomai singolare.
Dopo reiterati scambi di battute più o meno pepati con un avversario particolarmente linguacciuto, il piemontese è stato punito con un’orbita di penalità.
“Mi sono trovato di fronte al classico giocatore a cui piaceva fare un po’ il ‘bullo’, pokeristicamente e non solo. Ma se da un lato ha trovato terreno fertile, con me ha sbattuto duro e gli ho subito fatto capire che non avevo alcun genere di timore nel metterle tutte in mezzo. In uno spot chiamo flop e turn, avendo solamente l’A in una texture con due ‘diamonds’. Al river esce una terza quadri, lui blocking betta e io vado all-in. Passa e gli mostro un insignificante 5…”
Quella è la goccia che fa traboccare il vaso. L’avversario di Mosca, causa anche qualche birra di troppo, tilta:
“Mi guarda stizzito dicendomi: ‘Tu non sai nemmeno chi sono. Io sono Roland!’ Abbastanza perplesso gli rispondo a tono: ‘Ah, come il mio primo cane! Pensa che è il più stupido che abbia mai avuto…’ Lui mi guarda torvo in faccia e replica nuovamente, ma in quel momento arriva inevitabile l’intervento del floorman che era lì a due passi. Ci ha subito inflitto un round di penalità a testa, intimandoci di smetterla. Una volta scontata la sanzione non c’è stato alcun modo per discutere oltre: il mio avversario è incappato in un cooler davvero terribile e nel giro di un’ora è stato eliminato…”
Un siparietto davvero più unico che raro, specie di questi tempi:
“Una volta era diverso. Ogni volta che mi sedevo al tavolo c’era un’elettricità palpabile. Ogni mano poteva essere fonte di scintille verbali tra due giocatori. Oggi le cose sono cambiate: in Italia sono pochi i player che soffrono il trash talking e s’innervosiscono dinanzi alle provocazioni. Ma anche a livello internazionale le cose non sono più lo stesse: a Vegas ho avuto Mike Matusow al tavolo, uno ribattezzato ‘the Mouth’ proprio per la sua lingua lunga… e non ha detto una parola in due ore di gioco! Io ho sempre cercato di utilizzare la favella come arma per estrapolare info dai miei avversari; qualche anno fa era decisamente più semplice farlo. Oggi al tavolo si resta per gran parte del tempo in silenzio e quando si discute, specie nei tornei dal buy-in ‘popolare’, è solamente per delle lamentele per questo o quel river. L’adrenalina e il brivido di certe sensazioni, di scaramucce verbali più o meno lecite, è ormai limitata ai grandissimi eventi, dove gran parte dei giocatori sente ancora inevitabilmente la pressione. E solamente in quelle situazioni i giocatori più esperti sapranno trarne vantaggio, andando a stuzzicare l’avversario di turno nei momenti più delicati della partita!”